Omelia (09-03-2003) |
don Elio Dotto |
La tentazione di guardare indietro È davvero breve il Vangelo di questa domenica (Mc 1,12-15). Eppure quanto qui si dice in due sole righe è per noi essenziale: infatti in quei quaranta giorni di Gesù nel deserto possiamo trovare il senso della Quaresima che abbiamo da poco iniziato. C'è soprattutto un elemento che avvicina l'esperienza di Gesù al nostro cammino quaresimale: ed è la lotta contro la tentazione. «In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto ed egli vi rimase quaranta giorni, tentato da Satana» (Mc 1,12-13). Appunto contro la tentazione noi lottiamo in Quaresima: e in questo modo cerchiamo di porre rimedio a quella fragilità della coscienza che lungo l'anno sempre ci affligge. Ci capita infatti spesso di essere tentati: tentati di seguire una strada diversa da quella che stiamo percorrendo; tentati di tornare indietro, abbandonando l'impresa iniziata; tentati di prendere una scorciatoia, per superare facilmente l'ostacolo imprevisto. È dunque assolutamente umano essere tentati: in fondo, fin dall'inizio la tentazione ha cercato di sedurre l'uomo e la donna. Oggi però dobbiamo riconoscere che la tentazione ha assunto forme particolarmente raffinate e diffuse. Lo sviluppo della comunicazione a distanza, infatti, ci ha trasformati tutti in telespettatori: ci ritroviamo, cioè, nella situazione dello spettatore televisivo, il quale ha a disposizione cento canali diversi, e salta da un canale all'altro nell'impossibile ricerca del programma migliore. Esattamente così ci accade ogni giorno: tante sono le possibilità di scelta, attraverso cui soddisfare i nostri desideri; ma alla fine risulta impossibile identificare la scelta migliore. E ci ritroviamo in tal modo disorientati, un po' come succede ai protagonisti del recente film di Gabriele Muccino «Ricordati di me»: i quali, ormai cinquantenni, sono tentati di abbandonare le scelte fin lì compiute, come se esse fossero la tomba di ogni desiderio. Proprio contro una simile illusione lottò Gesù nel deserto, in quei quaranta giorni di solitudine e di preghiera. E sempre - in seguito - egli si oppose a questa illusione tentatrice, anche quando si avvicinava l'ora della morte, e le scorciatoie gli sarebbero state utili. D'altronde, lo aveva detto chiaramente ai discepoli: «Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il Regno di Dio» (Lc 9,62). E Gesù mai si volse indietro, neanche davanti alle minacce; anzi, proprio «mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato tolto dal mondo, egli si diresse decisamente verso Gerusalemme» (Lc 9,51), come leggiamo ancora nel Vangelo di Luca. Noi invece facilmente ci volgiamo indietro, ammaliati dalle cento discordanti voci che ogni giorno ci assalgono. Eppure, soltanto chi non si volge indietro può gustare la pienezza della vita. «Ricordatevi della moglie di Lot» (Lc 17,32) - diceva a questo proposito Gesù. La moglie di Lot, fuggendo dalla distruzione di Sodoma, aveva guardato indietro, ed era diventata una statua di sale. Non accada anche a noi di rimanere paralizzati ed indecisi, a forza di guardare indietro. |