Omelia (09-03-2003) |
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Omelia I° domenica di Quaresima In passato la quaresima era un tempo di intensa e fervente preparazione al battesimo, perché poi il mattino di pasqua i catecumeni ricevevano il sacramento che li rendeva partecipi della risurrezione di Cristo. Noi battezzati siamo appunto esortati a meditare e ad approfondire questo mistero. - Mistero di morte. Scorrendo sulla nostra fronte, l'acqua del battesimo ha depositato nell'anima nostra il germe della vita divina. Ma affinché questo germe cresca, si sviluppi e arrivi alla maturazione, è necessario il nostro sforzo personale. Si tratta di estirpare le erbe cattive che rischiano di soffocare il germe di vita: il morboso istinto di dominare, di apparire, di accumulare; l'attrattiva del piacere, l'egoismo che chiude il cuore e lo indurisce. Sono tutti rovi e spini che bisogna sradicare e gettare nel fuoco. È ciò che san Paolo, con linguaggio figurato, chiama "spogliarsi dell'uomo vecchio", e che la spiritualità cristiana definisce più semplicemente "mortificazione". - Mistero di vita. Morire a se stessi? Sarebbe una legge inumana, se non si trattasse invece proprio di una legge di vita, di ogni vita. Sentiamo ciò che dice Cristo del grano di frumento: "Se esso non muore, rimane solo e non produce frutto. Ma se accetta di essere sepolto e di marcire nel solco, non tarderà a rinascere, per poi crescere e produrre delle belle spighe". Così avverrà delle mortificazioni che ci sono richieste: esse non sono che morte apparente: sotto le loro ceneri la vita scaturirà ricca di promesse. |