Omelia (01-11-2007)
Antonio Pinizzotto
In un'unica festa i meriti e la gloria di tutti i Santi

La Liturgia odierna ci invita a volgere il nostro sguardo verso Dio, il tre volte "Santo", per contemplare la bellezza della Sua Santità e il riflesso della stessa Santità in noi.
Dio è il "Santo"; ma Egli, nel Suo ineffabile Mistero d'Amore, non ha esitato a donarci la Sua Santità, perché il creato sia sempre più ricco della Sua presenza e perché anche qui sulla terra si potesse conoscere la gloria a cui Egli ci chiama.
E' "per" Cristo, "con" Cristo ed "in" Cristo che Dio ci fa santi! Il farsi "presente" di Dio nella storia mediante Cristo santifica l'uomo, cioè lo rende "figlio" - come ci ha ricordato: san Giovanni nella Seconda Lettura: «Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!» (1 Gv 3,1). Dio mediante Cristo ci rende "figli", partecipi appieno della Sua Comunione d'Amore; quindi, "beati", "felici"... "santi"!

Ma come Dio ci rendi santi? Naturalmente, anzitutto, attraverso il Battesimo, dove, morti e risorti con Cristo e purificati dalla macchia del peccato, siamo divenuti Suoi figli, membra della Chiesa, il Corpo di Cristo. Ma Dio continua a renderci santi ogni volta che noi ci riconosciamo e viviamo da "figli", ogni volta che il seme della Parola trova dimora in noi e porta frutto, ogni volta che la grazia dei Sacramenti ravviva in noi il Suo Mistero di salvezza, ogni volta che noi nel fratello sappiamo riconoscere la Sua presenza.

Oggi la Liturgia ci dona «di celebrare in un'unica festa i meriti e la gloria di tutti i Santi» (Colletta), ovvero, ci aiuta a vedere in una schiera interminabile di uomini e donne del passato e del presente il segno della Sua presenza in mezzo a noi.
I santi non sono coloro le cui immagini noi veneriamo sugli altari, adorniamo con fiori e ceri, portiamo nelle nostre processioni... i santi sono coloro che hanno saputo riconoscere in Dio il "tutto" della loro vita, il vertice della vera felicità, il compimento dell'Amore. E lo hanno seguito, amato... alcuni nel nome di questo Dio hanno dato tutta la loro vita e persino il sangue.
Ci sono i "grandi" santi di memoria storica, a partire dagli apostoli e dai martiri delle prime Comunità Cristiane, i Padri della Chiesa, i Pastori, le Vergini... fino ai "grandi" santi del nostro tempo come Giovanni Paolo II, madre Teresa di Calcutta, Charles de Foucauld, Oscar Romero, Tonino Bello, ecc. Ma è pur vero che ciascuno di noi ha avuto modo di incontrare tanta gente "santa" nei propri luoghi di vita, nella semplicità del quotidiano: spose e madri totalmente dedite alla crescita e alla santificazione della propria famiglia; uomini e donne che con il proprio lavoro aiutano la società ad uscire dal proprio egoismo; giovani che non si accontentano della vana felicità di questo mondo, ma puntano a ideali grandi e alti; pastori che nella vita di ogni giorno santificano la porzione del Gregge di Cristo a loro affidata mediante la preghiera, la carità, la formazione...; e poi - non possiamo non ricordare - tutti quei fratelli che per Cristo hanno lasciato le persone a loro care, il proprio lavoro e le proprie "comodità" per aiutare i popoli nelle grandi terre di missione, come l'Africa, l'Asia, l'America latina; quanti hanno trascorso buona parte del proprio pellegrinaggio terreno inchiodati a un letto o a una sedia a rotelle.

L'esperienza di Lourdes ci mette spesso in crisi, quando ricordiamo i tanti ammalati sulle carrozzine o sulle lettighe che, pur in fin di vita, non smettono di far brillare sui loro occhi la luce della fede in Dio, la gioia della santità della loro vita.

Allo stesso modo, non si esaurisce la santità di Dio negli uomini di tante nostre belle terre, bagnate ogni giorno dal sangue di tante vittime per la mafia, la camorra, la 'ndrangheta... dal sangue di tanti giovani finiti sull'asfalto a causa della droga e dell'alcool, per un eccesso di velocità...

La santità non è qualcosa di così lontano dalla nostra realtà, una realtà molto spesso corrotta, insensibile al grido del povero, del malato, dell'oppresso, di chi è provato... la santità è presente, tangibile nel nostro mondo, nelle nostre città e nei nostri quartieri.

Molti credono che la santità sia il frutto della sofferenza, perché vivere - al dire di alcuni - è una "continua" sofferenza. Beh... la vita non è sofferenza, ma gioia! La vita è dono di Dio e non può essere assolutamente qualcosa di negativo! La vita è felicità, mistero, oblazione... anche quando le prove più terribili e temibili di questo mondo si abbattono sulle nostre case e nelle nostre famiglie. La vita, più che altro, è continua lotta per il bene, è un continuo affrontare le prove che possono deturpare la bellezza della stessa vita e della santità di ciascuno.
La pagina dell'Apocalisse, che abbiamo poc'anzi ascoltato, ci è d'aiuto; nella visone del vegente di Patmos vi è una grande folla, che l'angelo del Signore definisce: «Essi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell'Agnello» (Ap 7,14); i componenti di questa folla che Giovanni vede provengono dalla grande tribolazione della vita, durante la quale si sono preservati fedeli all'Agnello e si sono purificati nel Suo Sangue.
Anche a noi è dato di accostarci al banchetto dell'Agnello, dove Cristo si lascia spezzare e si fa corpo donato e sangue versato, perché dalla partecipazione a questa Mensa possiamo ottenere la salvezza ed essere santi «ad immagine del Santo» (1 Pt 1,15).
Anche a noi è dato di farci santi, ovvero di riconoscerci sempre più e sempre meglio "figli" di Dio, "fratelli" e "amici" di Cristo, imitando, anzitutto, Lui, il tre volte Santo, e i tanti fratelli e sorelle che, guardando a Lui, si sono fatti santi, esercitando le virtù in modo eroico o meno nella loro ferialità.

«Chi salirà il monte del Signore, - si chiede il Salmista - chi starà nel suo luogo santo? Chi ha mani innocenti e cuore puro, chi non pronunzia menzogna. Questi otterrà benedizione dal Signore, giustizia da Dio sua salvezza. Ecco la generazione che lo cerca, che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe» (v. Salmo responsoriale).
Costoro Dio li chiama e li rende "beati", termine riservato nell'antichità agli dèi e che rappresentava la condizione della pienezza di vita riservata agli essere divini.
Santi, beati, quindi, divinizzati dall'Amore di Cristo nel Suo Sangue, col sigillo dello Spirito.
Santi, beati, quindi, «familiari di Dio» (Ef 2,19); sì, perché i santi sono la famiglia di Dio, di cui ciascuno di noi ne è parte mediante il Battesimo. Ci ricorda il Santo Padre Benedetto XVI: «Nel Battesimo ciascun bambino viene inserito in una compagnia di amici che non lo abbandonerà mai nella vita e nella morte, perché questa compagnia di amici è la famiglia di Dio, che porta in sé la promessa dell'eternità» (Omelia nella festa del Battesimo del Signore, 8.I.2006).
Santi, beati...siamo noi, se ci lasciamo il peccato alle spalle e viviamo la vita dei figli di Dio, come i tanti fratelli e sorelle che ci hanno preceduto nella fede e di cui oggi facciamo solenne memoria.

Pellegrini nella fede e servi nell'amore, cercatori del volto di Dio, camminiamo con speranza lungo le strade della vita, coltivando il dono della santità che Dio ci ha offerto e testimoniando con coraggio il Vangelo dell'Amore che santifica e salva il mondo.
Come ci diceva qualche giorno fa' nell'Ufficio delle Letture san Clemente I papa: «Accostiamoci a lui [a Dio] nella santità dell'anima, leviamo a lui le mani pure e senza macchia, amiamo il nostro Padre, buono e misericordioso, che ha fatto di noi la sua eredità» (Martedì della XXX settimana del Tempo Ordinario).
Amiamo i santi, imitiamo le loro virtù, invochiamo con fiducia il loro fraterno patrocinio, perché viviamo in santità e giustizia tutti i nostri giorni (cfr. Lc 1,75).

Affidiamo la santità della nostra vita e del nostro mondo alla Regina di tutti i Santi, la Vergine Maria, che «brilla ora innanzi al peregrinante popolo di Dio quale segno di sicura speranza e di consolazione, fino a quando non verrà il giorno del Signore (cfr. 2 Pt 3,10)» (Lumen Gentium, n°68). Ci ottenga Lei, Madre di Dio e Madre dei Santi, per la comune intercessione di tanti nostri fratelli, l'abbondanza della misericordia di Dio (v. Colletta).

Amen!

Auguri di santità a tutti!