Omelia (09-11-2007) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Commento su 1Re 8,27 Dalla Parola del giorno Ma è proprio vero che Dio abita sulla terra? Ecco i cieli e i cieli dei cieli non possono contenerti, tanto meno questa casa che io ho costruito. Come vivere questa Parola? Si coglie in questa frase uno stupore gioioso, che affonda le radici in un giusto senso di Dio. È facile fare l'abitudine anche al condiscendente chinarsi di Dio su di noi. Tutto diviene scontato: è naturale che Dio che si prenda cura di un popolo, che si incarni, muoia su una croce, rimanga in mezzo a noi nel sacramento dell'Eucaristia... Tutto ovvio! Senza avvedercene perdiamo il senso del trascendente e, di conseguenza, svuotiamo la fede del suo contenuto. Il trasalimento di gioia di Salomone ci diventa totalmente estraneo. Dovremmo tornare a farci istruire dai convertiti, da quanti hanno vagato a lungo nelle lande prive di orizzonti dell'ateismo. Cosa hanno provato quando hanno scoperto che il loro grido non si perdeva nel nulla, ma era accolto da un cuore di Padre? E quali risonanze ha avuto in loro il percepire la vicinanza di quel Dio che credevano assente o infinitamente lontano? Israele non osava neppure pronunciarne il nome, perché percepiva che Egli è l'indicibile, il "totalmente altro". In realtà noi balbettiamo soltanto quando tentiamo di definirlo. E più crediamo di conoscerlo, più siamo lontani dal sapere chi è. Solo chi cade in ginocchio sopraffatto dalla sua grandezza ne intuisce qualcosa. Solo chi, percependone la grandezza, ne avverte l'amabile vicinanza in un misto di gioia e di rispetto partecipa, sia pur parzialmente, di quella conoscenza che è propria del Figlio. Di Lui possiamo dire con certezza solo una cosa: è AMORE! Il suo camminare accanto a noi per i vicoli, spesso oscuri, della storia, il suo abbassarsi fino a condividere la nostra condizione umana e abbracciare l'umiliazione della croce, il suo farsi 'Pané, il suo rendersi presente in ogni fratello per quanto svilito nella sua dignità umana ne è la trasparente proclamazione. Oggi, nella mia pausa contemplativa, proverò a liberarmi di tutto quello che so di Dio, come di un ingombrante fardello. Chiederò poi al Signore di ridarmi lo sguardo carico di stupore del bambino per tornare ad accorgermi che Lui è AMORE e io sono immerso nell'AMORE. Perdona, Signore, la presunzione con cui spesso mi sono accostato a te, credendo di conoscerti. Ti prego: svelami il tuo volto e riempi il mio cuore del tuo santo timore. La voce di un Padre della Chiesa O tu, l'al-di-là di tutto, / come chiamarti con un altro nome? / Quali inno può cantare di te? / Nessun nome ti esprime. / Quale mente può afferrarti? Nessuna intelligenza ti concepisce. Gregorio Nazianzeno |