Omelia (21-11-2007) |
mons. Vincenzo Paglia |
Gesù, circondato da molta folla, è alla fine del viaggio e sta per entrare a Gerusalemme. Qualcuno crede sia giunto il momento della manifestazione del regno di Dio e, forse, ritiene ormai inutile ogni impegno. Ma Gesù racconta una parabola su come si attende il regno dei cieli. E parla di un uomo nobile che parte per un paese lontano per ricevere la dignità regale. Prima di partire, tuttavia, affida ai servi una somma di denaro perché durante la sua assenza la facciano fruttare. Quei servi non sono ovviamente padroni di quella somma, ma come amministratori debbono operare con saggezza e operosità per farla fruttare. I primi due agiscono in questa direzione. Il terzo, per paura di essere coinvolto in un impegno che lo distrarrebbe dalla cura dei propri interessi, mette in deposito la somma senza farla fruttare. Pensa che l'onestà consista semplicemente nel conservare la somma che gli è stata affidata. In verità, gli manca la familiarità con il padrone e quindi la corresponsabilità per i suoi beni. Non riesce a gustare quello che ha, e neppure potrà sentire le parole dette ai primi due: "Bene servo buono e fedele; poiché sei stato fedele nel poco, riceverai il potere su dieci città". |