Omelia (09-04-2006) |
don Daniele Muraro |
Il commento segue lo schema predisposto dall'autore per ogni anno liturgico, che potete trovare cliccando qui. Siamo riuniti per rendere onore al Signore come assemblea, l'abbiamo fatto agitando i rami di ulivo. Questa giornata è il punto di arrivo del tempo della Quaresima che abbiamo vissuto fino ad ora, ma è anche il punto di inizio della Settimana santa e perciò noi vogliamo accompagnare il Signore non solo nel momento trionfale dell'esaltazione, ma anche nelle occasioni dolorose della sua cattura, della sua condanna e della sua morte. Ripensando alla lettura del Vangelo della Passione possiamo scegliere il personaggio con cui identificarci per essere più vicini al Signore. Possiamo trovarci nella condizione dei primi apostoli che radunati insieme con Gesù si lasciano vincere dal sonno e dalla stanchezza e sentire il peso della nostra condizione umana e delle nostre preoccupazioni, vedere il limite del nostro amore per il Signore. Possiamo sempre riprenderci e domandare a Gesù la grazia di essere uniti a Lui nel momento della prova per avere anche la gioia di gustare la sua resurrezione. Possiamo anche rinoscerci nel centuriore romano che sotto la croce, nonostante avesse poca esperienza del mondo religioso ebraico, ma una grande esperienza del mondo, capisce che quell'uomo è veramente eccezionale, mai nessuno era morto in quella maniera e giunge alla sua professione di fede: veramente quest'uomo è il Figlio di Dio. Possiamo avere la costanza e la dedizione delle donne che seguono Gesù nel momento del suo martirio e non si allontanano da lui nememno dopo la crocifissione e la sua morte ma osservano da lontano il sepolcro in attesa di rendere gli estremi onori funerari, ma già con li sentimento anticipato dell'annuncio pasquale il giorno della resurrezione. L'importante è che non rimaniamo semplicemente nella condizione delle folla che prima acclama Gesù e poi cambiando idea, acconsentendo alle voci che arrivavano non si sa da dove, preferisce Barabba, per essere liberato, piuttosto di Gesù e non ha timore a gridare: "Sia crocifisso!" nascondendosi dietro l'anonimato di un'opinione senza identità. Dunque possiamo scegliere a quale personaggio vogliamo adeguarci, a chi vogliamo ispirarci, forse anche a san Pietro che cede alla tentazione di rinnegare Gesù, ma poi si pente e piange lacrime amare di pentimento e riceve lo sguardo del Signore che è già un incoraggiamento e un indizio del suo perdono. Nono rimaniamo dunque indifferenti di fronte alla Passione del Signore, non lo consideriamo solo uno spettacolo, un ricordo del passato, ma invece vediamo come dalla croce viene una sorgente di vita e di significato anche per la nostra esistenza. Gesù dimostra veramente fin dove arriva la capacità del male contro il giusto e contro l'innocente, ma anche che l'amore di Dio e la sua misericordia è più grande di ogni insensibilità e di ogni ostilità umana. Perciò con fiducia ricorriamo a Gesù che ha chiesto a Dio il perdono per il suoi crocifissori, che ha dato al ladrone pentito la gioia del paradiso: "Oggi stesso sarai con me nel mio regno!". Con fiducia dunque ci rivolgiamo al Signore e gli domandiamo la grazia di accompagnarlo e di sentirlo vicino in questi giorni per vivere ogni momento della nostra vita, le occasioni tristi, ma anche quelle liete sempre alla sua presenza della sua luce, perché ci doni la sua forza e la sua serenità. |