Omelia (23-04-2006)
don Daniele Muraro


Il commento segue lo schema predisposto dall'autore per ogni anno liturgico, che potete trovare cliccando qui.


Il Vangelo di oggi ci porta due messaggi: Pace e Fede. Non è più scontato che Pace e Fede vadano assieme, eppure le letture di oggi le accomunano, perché non possiamo avere pace fra noi se non riceviamo questa pace dalla viva voce del Cristo risorto.
Il saluto pasquale di Gesù ai suoi apostoli riuniti nel Cenacolo è proprio "Pace a voi!". Dal libro degli Atti degli Apostoli abbiamo appreso che i primi cristiani vivevano in pace fra loro al punto da potere essere considerati un cuore solo e un'anima sola.
A proposito della fede invece, a Tommaso che aveva dubitato Gesù raccomanda: "Non essere più incredulo ma credente!". Nella seconda lettura san Giovanni apostolo dichiara: "Chiunque crede che Gesù è il Cristo è nato da Dio".
Nella Pasqua di Gesù pace e fede sono strettamente congiunte e insieme sono le due qualità che permettono di gustare tutta novità del messaggio cristiano.
Chi porta la pace porta la gioia e l'augurio più grande che possiamo scambiarci è proprio questo: "La pace sia con Te". Dopo il primo saluto di Gesù: "Pace a voi!" i discepoli reagirono gioiosamente al vedere il Signore. A questo punto Gesù dice loro di nuovo: "Pace a voi!". Otto giorni dopo, quindi come oggi, Egli ripete il suo saluto: "Pace a voi".
La pace è un bene così grande che non se ne può desiderare uno maggiore. Non per nulla il saluto ebraico è "Shalom" pace, che fa il pari con quello arabo "Salam", appunto pace.
Anche san Francesco voleva che i suoi frati salutassero tutti con le parole: "Il Signore ti dia pace". E siccome molti li deridevano per quel saluto allora insolito, a un frate che se ne lamentava con lui, il santo rispose che questo saluto sarebbe stato apprezzato in ogni parte della terra, anche dai potenti secondo questo mondo. Pax et bonum, "Pace e bene" è l'augurio francescano ancora in uso.
Poche ore prima di apparire la sera di Pasqua, durante il discorso dell'Ultima Cena, Gesù aveva detto: "Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi."
E una settimana prima, entrando in Gerusalemme, Egli aveva pianto sulla Città Santa esclamando: "Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace. Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi.. Effettivamente meno di quarant'anni Gerusalemme fu assediata e saccheggiata ad opera dei soldati romani e gli abitanti rimasti vivi furono deportati lontano.
La pace è per il mondo quello che il lievito è per la pasta: essa permette alla società di crescere e agli uomini di sentire il gusto per la vita. Nei propositi sono tutti d'accordo: dalla prudenza viene la pace e dalla pace viene l'abbondanza. Nei fatti invece troviamo comportamenti opposti. Interroghiamoci sulle cause.
Il motivo è che chi non ha pace con Dio, non ha pace con sé e non ha pace con gli altri. Solo chi vive nell'amore di Dio può "conservare l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace" come suggerisce san Paolo ai cristiani di Efeso.
Essere in pace con il prossimo non vuol dire solo lasciarlo in pace, ma vuol dire avere una affinità di sentimenti e di ideali e questo si ottiene solo se il punto di riferimento è Dio stesso. Anche san Tommaso voleva la pace, ma lui la intendeva come "essere lasciato in pace". Questo lo fa diventare scontroso e isolato. La richiesta di fede di Gesù lo scuote e lo rende capace di un rapporto nuovo con Gesù stesso e con gli altri discepoli.
L'uomo gode di vera pace e vera libertà quando la carne è sottomessa allo spirito, e lo spirito a Dio. La fede ci spinge a vincere le nostre inclinazioni cattive per avere pace con Dio. Se invece diamo spazio alle nostre inclinazioni malvagie ne scapita subito la pace della coscienza e a distanza anche quella con il prossimo.
Fra pace e fede possiamo stabilire un nesso come fra quello che si vede e quello che rimane nascosto. La pace è la parte visibile della fede, e la fede è la sorgente invisibile della pace.
Attraverso la fede noi coltiviamo l'amore per l'invisibile; se ci manca questo amore per il mondo invisibile difficilmente riusciremo ad esprimere gesti di pace per quel mondo visibile che cade sotto i nostri occhi e che fa resistenza al nostro desiderio di pace.
La via della pace è un cammino in salita; la scala che ci porta in altro poggia un sostegno invisibile ma reale, che è la fede.
La nostra fede si dimostra anche da quanta pace e speranza riusciamo a trasmettere con i nostri atteggiamenti. Anche noi con le nostre opere siamo chiamati a testimoniare quello che i primi dieci apostoli hanno annunciato all'incredulo Tommaso: "Abbiamo visto il Signore!". Non sfuggiamo l'incontro con il Signore, ma lasciamo che sia Lui a darci la forza di realizzare una missione così importante come quello di essere uomini di pace e di riconciliazione.