Omelia (30-04-2006) |
don Daniele Muraro |
Il commento segue lo schema predisposto dall'autore per ogni anno liturgico, che potete trovare cliccando qui. La settimana passata commentando la prima apparizione di Gesù risorto ai suoi apostoli la sera di Pasqua mi sono soffermato sul saluto: "Pace a voi". Abbiamo visto come pace e fede vanno insieme e la seconda, la fede, rende possibile di gustare la prima. Chi ha pace con Dio ha pace vera e questa è la pace che dona il Risorto. Oggi voglio fermarmi sul sentimento che precede la pace nel cuore del cristiano ed è la gioia. I discepoli gioirono al vedere il Signore. Anzi come ci informa san Luca, per la grande gioia essi fecero fatica a credere subito che fosse davvero lui. Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. Per essere spaventati avevano più di un motivo. Gli avvenimenti dei giorni precedenti li avevano scossi e ne avevano riportato l'effetto di una certa confusione. Inoltre erano barricati in casa, nel Cenacolo, per timore dei Giudei. Come avevano arrestato Gesù, così potevano venire a prendere anche qualcuno di loro. Inoltre ancora durante le concitate fasi della cattura di Gesù essi erano fuggiti, lasciando il Maestro da solo e quindi se quello che era loro apparso era veramente Gesù potevano temere anche un rimprovero e un giudizio negativo da parte sua. Alla fine però la gioia ha il sopravvento. Qualcuno ha potuto dire che la gioia è il gigantesco segreto del cristiano. Chi non ha ancora provato questa gioia di essere cristiano, si può dire che alla sua esperienza di fede manca qualcosa. San Paolo nella lettera ai Galati enumerando i frutti dello Spirito santo elenca amore, gioia, pace. L'ordine di questi frutti dello Spirito non è casuale. Non ci può essere pace nel cuore dell'uomo se prima uno non ha gustato la gioia. La tristezza lascia inquieti, perché si sente che manca qualcosa. Finché uno è triste non può essere tranquillo e in pace. Chiedere la pace da arrabbiati poi è un controsenso. Dalla tristezza viene la rabbia e la rabbia certo non consiglia gesti di pace. La gioia sta in mezzo tra l'amore e la pace. Essa è la fase intermedia della trasformazione dell'amore nella pace. Solo una gioia senza incrinature rende operatori di pace. È in pace chi ha trovato il vero bene. Il suo desiderio è appagato e non può venire disturbato da nulla di esterno perché non gli interessa. La gioia viene dalle persone. Le cose non bastano a procurarla. E' vero che chiamiamo gioie i gioielli, e che esistono i portagioie e ma gioia che sta in una scatola è una gioia piccola. Non c'è gioia nel possesso di un bene, se questo non viene condiviso. Per questo motivo Gesù risorto non poteva non apparire ai suoi discepoli. E' la sua maniera di condividere l'immensa gioia della vita nuova ottenuta attraverso la resurrezione. Gesù dà la gioia perché quando si è alla sua presenza ci si trova alla presenza di Dio. Davanti a lui scompare anche la paura di perdere questa gioia. Per i pessimisti è impossibile di provare anche una minima vera soddisfazione, proprio per il motivo dell'incertezza della sua durata. Quando salti di gioia, attento che nessuno ti porti via il terreno da sotto i piedi. Ma la nostra gioia è nel cielo e sulla terra, perché è l'incontro con il Cristo risorto. C'è un modo di dire che è significativo della mentalità cristiana, ed è contento come una Pasqua. L'occhio è fatto per la luce. L'anima è fatta per la gioia. Ma la vera fonte della gioia è Dio stesso. Allora qual è il problema? C'è troppo piacere sulla terra, e troppo poca gioia. Manca la gioia? Pensa: c'è un ostacolo tra Dio e me: indovinerai quasi sempre. "Signore, la tristezza è il ricordo di me; la gioia è il ricordo di Te." Sorpreso dalla gioia è il titolo del libro in cui uno scrittore inglese racconta la sua conversione. Quando qualcosa va storto non è raro che si dice: lo prevedevo. Ultimamente le innovazioni scientifiche suscitano più curiosità che sorpresa. Anche la tecnica ha finito di sorprendere. Invece delle gioia si genera la noia. Diventa così sempre più chiaro che solo Dio può sorprendere in senso positivo. Egli è la nostra speranza. La preghiera ha proprio questa funzione: di mettere alla presenza di Dio e siccome Dio è il più grande di tutti allora la gioia che viene dalla sua presenza supera ogni altra gioia. Diceva un padre della Chiesa: "quando, dedicandoti alla preghiera, sei giunto al di sopra di ogni altra gioia, allora veramente hai trovato la preghiera." In una apparizione recente la Madre di Dio ha detto: "Cominciare di nuovo a pregare finché la preghiera diventerà per voi gioia; allora scoprirete che Dio è onnipotente nella vostra vita quotidiana." Il Vangelo di san Luca si conclude poche righe dopo questa apparizione con il racconto dell'Ascensione del Signore, ma c'è un'aggiunta "Ed essi (gli apostoli), dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia; e stavano sempre nel tempio lodando Dio." Dopo la salita al cielo di Gesù, la gioia non viene loro tolta perché essi potevano sentire la presenza efficace del Signore attraverso la preghiera quotidiana nel tempio e anche nelle loro case. Durante il discorso dell'ultima cena Gesù aveva raccomandato: "Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena." E più avanti: "Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena." La nostra gioia è il modo migliore di predicare il cristianesimo diceva Madre Teresa di Calcutta. C'è un ultimo ostacolo a questi ragionamenti e non va taciuto. Alla gioia si oppone la necessità. Come si può essere felici, quando si deve fare qualcosa? Quando c'è un dovere che pesa e che non si può sfuggire? Lo stesso Gesù nel Vangelo di oggi afferma: "Bisognava che si compissero tutte le cose scritte su di me nei Profeti e nei Salmi", ossia la sua Passione. La necessità tante volte è una triste necessità e toglie l'entusiasmo di fare le cose. Non così per Gesù però e così non deve essere neanche per noi: "Egli ha accettato di morire in croce e non ha tenuto conto che era una morte vergognosa, perché pensava alla gioia riservata per lui in cambio di quella sofferenza." Ce lo dice la Lettera agli Ebrei. Gesù non ha esitato al pensiero di questa gioia, per questa gioia è morto, con questa gioia è resuscitato e in questa gioia introduce anche noi se crediamo in Lui. Dio non turba la gioia dei suoi figli, se non per prepararne loro una più certa e più grande, questa è nostra scommessa. Non sentiamoci dunque lontani da Dio nel tempo della sofferenza, ma non scordiamoci nemmeno di Dio nel tempo della gioia, riconosciamo piuttosto in Lui la sorgente di ogni vera pace e gioia. San Pietro conferma questa maniera di fare: voi siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere un po' afflitti da varie prove... Voi non avete visto Gesù Cristo, eppure lo amate; ancora non lo vedete, eppure credete in lui. Anzi, state raggiungendo il traguardo della fede, cioè la vostra salvezza: per questo siete pieni di una gioia grandissima, che non si può esprimere a parole." Che questa gioia sia oggi la gioia nelle nostre case, di noi che siamo qui in Chiesa stamattina e nelle case di tutti i battezzati. |