Omelia (04-06-2006)
don Daniele Muraro


Il commento segue lo schema predisposto dall'autore per ogni anno liturgico, che potete trovare cliccando qui.

Dal 16 al 20 ottobre prossimo si svolgerà a Verona il Congresso Nazionale della Chiesa Italiana. Ogni dieci anni circa, i rappresentanti delle varie Diocesi, parrocchie e movimenti ecclesiali, Vescovi e laici, si ritrovano insieme. Lo scopo dell'incontro è fare un bilancio del decennio in corso per la nostra nazione e progettare linee di testimonianza e impegno gli anni prossimi.
Nella mattinata di giovedì 19 ottobre giungerà a Verona Benedetto XVI che terrà un discorso nel quartiere della Fiera. Nel pomeriggio dello stesso 19 ottobre allo Stadio Bentegodi il Papa presiederà una solenne celebrazione eucaristica aperta ai veronesi e ai ai fedeli delle altre Diocesi.
Il tema di questo Convegno che è il quarto finora messo in cantiere dalla Chiesa italiana è «Testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo».
Voglio soffermarmi sul tema della testimonianza.
C'è una frase famosa del Papa Paolo VI che dice: "L'uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, e se ascolta i maestri lo fa perché sono testimoni".
Uno scrittore cattolico del secolo scorso ha scritto: "Non basta essere credenti, bisogna anche essere credibili", cioè testimoni.
La religione cristiana è una religione storica, si basa su dei fatti, realmente accaduti e di cui è giunta testimonianza fino a noi.
C'è una dichiarazione significativa a questo proposito di san Pietro: "Non per essere andati dietro a favole inventate vi abbiamo fatto conoscere il Signore nostro Gesù Cristo, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua grandezza." Egli parla così ai cristiani di Roma nella sua prima lettera e continua descrivendo l'episodio della Trasfigurazione, ma tutta la vita con Gesù praticata nel corso dei tre anni della vita in comune con Lui è l'oggetto della testimonianza degli apostoli.
San Giovanni apostolo da parte sua conferma: "Ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi."
Insieme con la descrizione dei fatti gli apostoli ci hanno trasmesso anche la spiegazione del loro valore. È ancora san Giovanni che parla, in conclusione del suo Vangelo: "Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome." La testimonianza degli Apostoli è un Vangelo perché è un annuncio di una buona notizia di salvezza. Questo annuncio tuttavia parte da una constatazione diretta.
Ecco allora che il termine testimoni per quanto riguarda la nostra fede può avere due significati entrambi importanti: il primo si riferisce al testimone oculare, di prima mano, che non riferisce per sentito dire, ma che è stato protagonista degli eventi che racconta, ed è il caso degli Apostoli, il secondo significato di testimone è di colui che convinto da questa testimonianza esterna, la accoglie e la mette in pratica. In questo secondo senso tutti possiamo e dobbiamo essere testimoni di Gesù risorto. Essere testimoni di Gesù non significa necessariamente fare della propaganda, né fare cose particolare per attirare su di sé l'attenzione. Può significare semplicemente "fare mistero": vivere in maniera tale da essere incomprensibili se il Dio di Gesù Cristo non esistesse. I santi sono apprezzabili proprio per questo: perché nella loro vita diventa chiaro che senza Dio non sarebbero diventati quello che sono stati.
Non è solo l'uomo però a rendere testimonianza sul mistero di Gesù, è Dio stesso che si preoccupa di farci sentire sempre di nuovo la sua testimonianza. Egli lo fa attraverso il dono dello Spirito santo. Se la Chiesa ha potuto conservarsi tanto a lungo nel tempo è proprio per l'azione nascosta, ma reale dello Spirito santo. Egli non fa mancare la parola di verità da parte dei ministri di Dio, una parola adatta ai tempi sempre diversi e nello stesso tempo conferma interiormente la bontà di questo annuncio, facendo gustare il sapore di quello che si crede.
Lo Spirito santo rende attuale Gesù e fa esperimentare al nostro spirito i benefici della sua salvezza. Lo Spirito santo ci fa capire che tutto quello che Gesù ha fatto lo ha fatto per me e io posso entrare in rapporto con lui. In questo senso Egli è un Consolatore: assiste tutta la Chiesa nel cammino della storia e assiste anche ciascuno di noi nella sua vicenda personale.
Allora come ci dice la seconda lettura il cristiano è colui che "cammina secondo lo Spirito". Ci possono essere due principî ispiratori del comportamento umano: o si vive secondo il proprio egoismo, o si vive secondo lo Spirito santo.
C'è un episodio interessante a meta degli Atti degli Apostoli. "Paolo, attraversate le regioni dell'altopiano, giunse a Èfeso. Qui trovò alcuni discepoli e disse loro: "Avete ricevuto lo Spirito Santo quando siete venuti alla fede?". Gli risposero: "Non abbiamo nemmeno sentito dire che ci sia uno Spirito Santo". Ed egli disse: "Quale battesimo avete ricevuto?". "Il battesimo di Giovanni", risposero. (Sarebbe Giovanni Battista) Disse allora Paolo: "Giovanni ha amministrato un battesimo di penitenza, dicendo al popolo di credere in colui che sarebbe venuto dopo di lui, cioè in Gesù". Dopo aver udito questo, si fecero battezzare nel nome del Signore Gesù e, non appena Paolo ebbe imposto loro le mani, scese su di loro lo Spirito Santo e parlavano in lingue e profetavano. Erano in tutto circa dodici uomini."
Riscopriamo allora lo Spirito santo, che fa anche di noi dei testimoni credibili di Gesù e ci conferma nella fede facendoci gustare il mistero di Dio e della nostra salvezza.