Omelia (06-08-2006)
don Daniele Muraro


Il commento segue lo schema predisposto dall'autore per ogni anno liturgico, che potete trovare cliccando qui.

San Seraphim di Sarov, la cui festa cade il 1° agosto, è l'equivalente di san Francesco per i cristiano-ortodossi. Nacque a Kursk (Russia) nel 1759. All'età di trentaquattro iniziò a vivere come eremita nella foresta circostante a Sarov. Nel 1804 Seraphim fu assalito da alcuni ladri che lo picchiarono con estrema violenza. Da questo periodo, a causa dei permanenti danni fisici prodotti in quest'assalto, la sua schiena s'incurvò ed egli fu costretto ad utilizzare un bastone per camminare. La maggioranza del tempo rimaneva inginocchiato su una pietra vicino alla sua cella preganto. Per rispettare la richiesta dei monaci anziani, Seraphim ritornò in monastero nel 1810 continuando a vivere pregando nell'isolamento e nel silenzio per altri dieci anni. Obbedendo ad una visione del Cielo, Seraphim terminò il suo silenzio e comincio a parlare per il beneficio altrui. Il Santo salutava chiunque si recava da lui con una prostrazione, un bacio e le parole del saluto pasquale: "Cristo è risorto!" chiamando ognuno con il termine "gioia mia". Nel 1825 ritornò nella sua cella nel bosco, nella quale ricevette migliaia di pellegrini da tutta la Russia. San Seraphim si riposò nel Signore il 2 gennaio 1833 mentre era inginocchiato davanti ad un'icona della Madre di Dio.
Nel novembre del 1831, un pio cristiano ortodosso Nicholas Motovilov, incontrò San Seraphim e trascrisse la conversazione avvenuta. In essa san Serafino parla anche della vita cristiana e la mette in rapporto con la Trasfigurazione.
"Era un giovedì. Il cielo era grigio. La terra era coperta di neve. Spessi fiocchi continuavano a turbinare nell'aria quando padre Seraphim iniziò a conversare con me in una radura vicina al suo "piccolo eremitaggio" di fronte al fiume Sarovka che scorreva ai piedi della collina. Mi fece sedere sul ceppo d'un albero da poco abbattuto mentre lui si rannicchiò di fronte a me.
— Il Signore mi ha rivelato — disse il grande monaco — che dalla vostra infanzia avete sempre desiderato sapere quale sia il fine della vita cristiana. Per questo avete interrogato diverse persone alcune dei quali ricoprivano anche alte cariche ecclesiastiche.
Devo dire che dall'età di dodici anni ero perseguitato da quest'idea e che, per questo, avevo rivolto tale domanda a parecchie personalità ecclesiastiche senza mai aver ricevuto una risposta soddisfacente. Lo monaco avrebbe dovuto ignorare tutto questo.
Ma nessuno — continuò padre Seraphim — vi ha mai detto niente di preciso. Vi consigliarono di andare in chiesa, di pregare, di vivere secondo i comandamenti di Dio, di fare del bene. Tale, vi dissero, era lo scopo della vita cristiana. Alcuni giunsero pure a disapprovare la vostra curiosità, trovandola fuori posto ed empia. Essi avevano torto. Quanto a me, miserabile Seraphim, ora vi spiegherò in che consiste realmente questo fine.
La preghiera, il digiuno, le veglie e le altre attività cristiane, per quanto possano parere buone, non costituiscono il fine della vita cristiana, ma sono il mezzo attraverso il quale vi si può pervenire. Il vero fine della vita cristiana consiste nell'acquisire lo Spirito Santo.
— Che significa acquisirlo? Domandai a padre Seraphim. Non ne capisco bene il significato.
Acquisire, ha lo stesso significato di ottenere. Sapete cosa vuol dire acquisire del denaro? Per quanto riguarda lo Spirito Santo è la stessa cosa. Il fine della vita delle persone comuni consiste nell'acquisire denaro, nel fare un guadagno. I nobili, inoltre, desiderano ottenere onori, titoli di distinzione e altre ricompense che lo Stato accorda loro per determinati servizi. L'acquisizione dello Spirito Santo è anche un capitale, ma un capitale eterno, dispensatore di grazie; è molto simile ai capitali temporali e si ottiene con gli stessi procedimenti. Nostro Signore Gesù Cristo, Dio-Uomo, paragona la nostra vita ad un mercato e la nostra attività sulla terra ad un commercio. Egli ci raccomanda: "Negoziate prima ch'io ritorni economizzando il tempo perché i giorni sono incerti" (Lc 19, 12-13; Ep 5,15-16), il che vuol dire: "Sbrigatevi ad ottenere dei beni celesti negoziando i prodotti terreni". Questi prodotti terreni non sono altro che le azioni virtuose fatte in Nome di Cristo le quali ci ottengono la Grazia dello Spirito Santo.
— Padre, gli dissi, voi parlate sempre dell'acquisizione della Grazia dello Spirito Santo come il fine della vita cristiana. Ma come la posso riconoscere? Le buone azioni sono visibili. Ma lo Spirito Santo può essere visto? Come posso sapere se Egli è in me oppure no?
— Nell'epoca nella quale viviamo, rispose lo monaco, si è giunti ad una tale tiepidezza nella fede, che oggi alcuni passi della Santa Scrittura ci paiono strani. Ad esempio quello in cui lo Spirito Santo dice: "Adamo vedeva Dio mentre passeggiava nel paradiso" (Gn 3, 8).
Devo ancora io, miserabile Seraphim, spiegarvi, amico di Dio, in che consiste la differenza tra l'azione dello Spirito Santo mentre prende misteriosamente possesso dei cuori di coloro che credono in nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo e l'azione tenebrosa del peccato che viene come un ladro sotto l'istigazione del Demonio.
Lo Spirito Santo ci ricorda le parole di Cristo e lavora assieme a Lui, guidando i nostri passi solennemente e gioiosamente nella via della pace. Questo significa che la Grazia dello Spirito Santo ricevuta con il battesimo nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, malgrado le cadute peccaminose, malgrado le tenebre che circondano la nostra anima continua a brillare nel nostro cuore della sua eterna luce divina per gli inestimabili meriti di Cristo. Di fronte ad un peccatore abituale, questa luce di Cristo dice al Padre: "Abbà, Padre, non si infiammi la tua collera contro questo indurimento". Ed in seguito, quando il peccatore si sarà pentito, essa cancellerà completamente le tracce dei crimini commessi, rivestendo l'antico peccatore d'un vestito incorruttibile intessuto con la grazia dello Spirito Santo della cui acquisizione sto continuamente parlando.
Effettivamente il Signore ha mostrato spesso, davanti a numerosi testimoni, l'azione della Grazia dello Spirito Santo sugli uomini che aveva illuminato e istruito attraverso grandiosi avvenimenti. Ricordate Mosé dopo che si era incontrato con Dio sul Monte Sinai (Es 34, 30-35). Gli uomini non potevano guardarlo perché il suo volto brillava d'una luce straordinaria. Egli fu obbligato a mostrarsi al popolo con il viso coperto da un velo. Ricordate la Trasfigurazione del Signore sul monte Tabor: "Egli fu trasfigurato davanti a loro; i suoi vestiti divennero bianchi come la neve.., i discepoli spaventati caddero con il viso a terra mentre Mosé ed Elia apparvero rivestiti della medesima luce. Allora una nube li ricoprì in modo ch'essi non divenissero ciechi". (Mt 17, 1-8; Mc 9, 2-8; Lc 9, 28-37). E' così la Grazia dello Spirito Santo appare come una luce ineffabile a coloro a cui Dio manifesta la sua azione.
— Allora, domandai a padre Seraphim, come potrò riconoscere in me la grazia dello Spirito Santo?
— E' semplicissimo, mi rispose il santo. Dio dice: "Tutto è semplice per coloro che acquisiscono la saggezza" (Pr 14, 6). La nostra sfortuna sta nel fatto che noi non la ricerchiamo proprio, questa Saggezza divina la quale, non essendo di questo mondo, non è presuntuosa. Essa è piena d'amore per Dio e per il prossimo e spinge l'uomo alla propria salvezza.
— Tuttavia io non comprendo come posso essere assolutamente sicuro di trovarmi nello Spirito Santo. Come posso scoprire in me la sua manifestazione?
Il padre Seraphim mi disse: — Vi ho già detto che è estremamente semplice e ve l'ho spiegato in dettaglio com'è che gli uomini si trovano nello Spirito Santo e come bisogna comprendere la sua manifestazione in noi... Che ci vuole ancora?
— Occorre, risposi io, che lo capisca veramente bene — risposi.
Allora padre Seraphim mi prese le spalle e, stringendole molto forte, aggiunse: — Siamo tutti e due, tu ed io, nella pienezza dello Spirito Santo. Perché non mi guardi?
— Non posso guardarvi, Padre. Dei fulmini lampeggiano dai vostri occhi. Il vostro viso è divenuto più luminoso del sole. Ho male agli occhi...
Il padre Seraphim disse:
— Non abbiate paura, amico di Dio. Siete diventato anche voi altrettanto luminoso perché anche voi ora siete nella pienezza dello Spirito Santo, altrimenti non avreste potuto vedermi così.
Inclinando la sua testa al mio orecchio aggiunse: — Ringraziate il Signore di averci donato questa grazia indicibile. Non ho nemmeno fatto il segno della croce. In cuore ho semplicemente pensato e pregato "Signore, rendilo degno di vedere chiaramente, con gli occhi della carne, la discesa dello Spirito Santo, come ai tuoi eletti servitori quando tu ti sei degnato di apparire loro nella magnificenza della tua gloria!" Ed immediatamente Dio ha esaudito l'umile preghiera del miserabile Seraphim. Ma perché non osate guardarmi negli occhi? Osate farlo senza paura, Dio è con noi.
Dopo queste parole sollevai i miei occhi sul suo viso e una paura ancor più grande si impossessò di me. Immaginatevi di vedere al centro del sole, mentre l'astro risplende con i suoi raggi più luminosi del mezzogiorno, il viso d'un uomo che vi parla. Vedete il movimento delle sue labbra, l'espressione mutevole dei suoi occhi, sentite il suono della sua voce, avvertite la pressione delle sue mani sulle vostre spalle ma, allo stesso tempo, non scorgete né le sue mani, né il suo corpo, né il vostro. Non vedete altro che una luce splendente che si propaga tutt'intorno ad una distanza di parecchi metri. Così tale luce era in grado di schiarire la neve che ricopriva il prato e di riflettersi sul grande monaco e su me stesso. Si potrebbe mai descrivere bene la situazione nella quale mi trovai allora?
— Cosa sentite ora? domandò padre Seraphim.
— Mi sento straordinariamente bene.
— Come "bene"? Cosa volete dire per "bene"?
— La mia anima è piena d'un silenzio e d'una pace inesprimibili.
— Amico di Dio, questa è la pace di cui parla il Signore quando dice ai suoi discepoli: "Io vi dono la pace ma non come la lascia il mondo.
— Cosa sentite ancora?
— Una dolcezza straordinaria.
— E' la dolcezza di cui parlano le Scritture. Cosa sentite ancora?
— Una straordinaria gioia in tutto il cuore.
— Quando lo Spirito Santo scende sull'uomo con la pienezza dei suoi doni, l'animo umano è riempito d'una gioia indescrivibile; lo Spirito Santo ricrea nella gioia tutto quanto sfiora. E' di questa gioia che il Signore parla nel Vangelo. Per quanto grande e consolante sia la gioia che sperimentate in questo momento, essa non è nulla se paragonata a quella accennata dal Signore attraverso il suo Apostolo: "La gioia che Dio riserva a coloro che lo amano è al di là di ogni cosa che può essere vista, intesa e sentita dal cuore umano in questo mondo" (1 Cor 2, 9). Quanto ci viene concesso al momento presente non è altro che un acconto di questa gioia suprema.
Allora durante questo tempo che per tanti è anche di vacanza non pensiamo solo al riposo del vostro corpo, ma cerchiamo tempo anche per l'anima. Nel silenzio lo Spirito Santo parla ed è capace di trasformare la nostra vita.