Omelia (27-08-2006) |
don Daniele Muraro |
Il commento segue lo schema predisposto dall'autore per ogni anno liturgico, che potete trovare cliccando qui. Dopo avere parlato del Ringraziamento e dell'Offertorio, mi voglio soffermare oggi sul momento iniziale di quella che è la più grande preghiera che può fare la Chiesa, cioè della Messa, e al principio della Messa il rito prevede la Liturgia della Parola: due letture con il mezzo il salmo e poi il Vangelo. Al termine di ciascuna delle due letture noi sentiamo dire: "Parola di Dio" e il Vangelo termina con la formula: "Parola del Signore". Le prime due volte si risponde con l'esclamazione: "Rendiamo grazie a Dio!", la terza con: "Lode a Te o Cristo". Il Concilio Vaticano II dopo aver detto che Cristo è presente in modo speciale in tutte le azioni liturgiche aggiunge: "Egli è presente nel sacrificio della messa, sia nella persona del ministro, sia soprattutto sotto le specie eucaristiche" e poi continua: "È presente anche nella sua parola, giacché è lui che parla quando nella Chiesa si legge la sacra Scrittura." "Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio" proclama san Pietro rivolto a Gesù al termine del Vangelo di quest'oggi. Sempre il Vangelo di san Giovanni racconta un episodio significativo. Poco dopo la moltiplicazione dei pani, durante la festa detta delle Capanne, quindi verso Pentecoste, Gesù predicava nel tempio. I Giudei già lo cercavano per ucciderlo. Intanto alcuni di Gerusalemme dicevano: "Non è costui quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, e non gli dicono niente. Che forse i capi abbiano riconosciuto davvero che egli è il Cristo? I farisei udirono che la gente sussurrava queste cose di lui e perciò i sommi sacerdoti e i farisei mandarono delle guardie per arrestarlo. Poco dopo le guardie tornarono quindi dai sommi sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: "Perché non lo avete condotto?". Risposero le guardie: "Mai un uomo ha parlato come parla quest'uomo!". Ma i farisei replicarono loro: "Forse vi siete lasciati ingannare anche voi?" La Parola di Dio ci avverte la lettera agli Ebrei "è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra a fondo, fino al punto dove si incontrano l'anima e lo spirito, fin là dove si toccano le giunture e le midolla. Conosce e giudica anche i sentimenti e i pensieri del cuore. Non c'è nulla che possa restar nascosto a Dio. Davanti ai suoi occhi tutte le cose sono nude e scoperte. E noi dobbiamo rendere conto a lui." A Dio che si rivela dice ancora il Concilio Vaticano II è dovuta "l'obbedienza della fede» con la quale l'uomo gli si abbandona tutt'intero e liberamente prestandogli il pieno ossequio dell'intelletto e della volontà e assentendo volontariamente alla Rivelazione che egli fa." Allora per il tempo che rimane voglio trattenermi con voi sulla prima condizione per accogliere nella fede la Parola di Dio che viene proclamata ogni settimana nell'assemblea festiva e questa condizione è il silenzio. Il silenzio è per l'ascolto quello che è la pagina bianca per la scrittura. Come lo spazio bianco permette all'inchiostro di tracciare i segni della scrittura sul foglio, così il silenzio permette alla parola pronunciata di imprimersi nella mente e di risaltare nella singola coscienza. Se il foglio è pasticciato per vari motivi o se si è dilavato con la pioggia, diventa un'impresa interpretare i segni grafici impressi e risalire al messaggio originale; così in mezzo al chiasso è impossibile la concentrazione e anche l'ascolto risulta disturbato. Quando si è in automobile ricevere una stazione radio piena di fruscii, dal segnale che va e viene, è proprio un fastidio. I tecnici del suono sanno che esiste un rumore di fondo di tutti gli impianti, che talvolta può pregiudicare la qualità dell'ascolto, e allora raccomandano l'alta fedeltà. Viviamo in una società dove il rumore irrompe prepotentemente nelle case e nella vita privata delle persone. Il silenzio da condizione normale della giornata dei nostri nonni o bisnonni, sta diventando un lusso, e direi che a Bonavigo siamo fortunati. Nelle nostre città oltre all'inquinamento tradizionale da gas è stato individuato anche un inquinamento acustico a cui si cerca di mettere rimedio. Non basta comunque far tacere tutte le voci esteriori per godere immediatamente del dono del silenzio della mente. Come per effetto dell'eco interiormente riemergono alla coscienza i suoni e le parole da cui fino ad un attimo prima eravamo sottoposti. La parola è d'argento dice il proverbio, ma il silenzio è d'oro. L'uomo supera l'animale con la parola; ma col silenzio supera se stesso. Il silenzio è l'omaggio che la parola rende allo spirito. Chi non intende i silenzi, non intende neppure le parole. Chi parla semina, chi tace raccoglie. Chi non prende consiglio dall'invisibile e dal silenzio non produrrà mai nulla di efficace nel campo del visibile e della parola. E san Diadoco di Foticea diceva: "Grande cosa è il silenzio opportuno, è il padre del pensiero penetrante." "Ma che senso ha questo rituale della domanda e della risposta?" diceva il regista Federico Fellini ad un giornalista che lo voleva intervistare: "Abbiamo bisogno soprattutto di silenzio". La strada per la maturazione spirituale passa attraverso il silenzio. Blaise Pascal nel 1600 faceva questa riflessione: "Quelle volte in cui mi sono messo a considerare le diverse forme d'inquietudine degli uomini, i pericoli e i dolori a cui si espongono, a Corte, in guerra, e da cui sorgono tante liti, passioni, imprese audaci e spesso malvagie, mi sono detto che tutta l'infelicità degli uomini viene da una sola cosa, non sapersene stare in silenzio in una camera." La parola è del tempo, il silenzio è dell'eternità. Infatti il silenzio è la sede della Parola di Dio. Il silenzio ci mette in rapporto con Dio, così come la parola ci mette in rapporto con gli uomini. Dagli uomini impariamo a parlare, da Dio a tacere. Il silenzio è il guardiano dell'anima. È l'aiuto che prestiamo a Dio, perché possa comunicare con noi. Quindi potere alla parola, come dice lo slogan, ma anche di ascolto ce ne vuole molto. Stare in silenzio alla presenza di Dio, è come ritrovare il respiro dopo che ci è mancata l'aria. Se vogliamo ascoltare Dio, stiamo dunque molto attenti, perché a Dio piace parlare a bassa voce. Non possiamo dire di amare Dio se non prestiamo attenzione quando ci parla. L'inizio del nostro amore per lui consiste proprio nella disposizione dell'ascolto. E termino con un episodio dei padri della Chiesa. Un vescovo venne in visita al monastero dove era abate un certo Pambo. I frati chiedevano all'abate una parola edificante per il vescovo in visita alla loro comunità; dopo un po' l'abate Pambo così rispose: "Voi mi chiedere di dire qualcosa per il Vescovo? Se il Vescovo non è edificato dal mio silenzio tanto meno sarà edificato dalle mie parole". In quella forma di preghiera particolare che è la prima parte della Messa non si tratta di dire delle parole, ma di lasciarsi afferrare dalla Parola. La Parola di Dio è una sola: essa merita la considerazione del nostro silenzio interiore ed esteriore; ricordiamocelo per evitare che tutto il resto siano chiacchiere. |