Omelia (08-12-2007) |
padre Gian Franco Scarpitta |
Avvento tempo mariano Scrivono Ratzinger e Von Balthassar che l'Avvento di fatto è un tempo mariano: "il tempo in cui Maria ha fatto spazio nel proprio grembo al Redentore del mondo, in cui portò in sé l'attesa e la speranza dell'umanità. Celebrare l'Avvento significa diventare mariani, unirsi al sì di Maria che è continuamente lo spazio della nascita di Dio, della pienezza del tempo." Cosicché, se l'Avvento è il tempo che ci impegna tutti nell'attesa di Dio e nell'adempimento della speranza cristiana, Maria è colei che in modo concreto e immediato ci aiuta ad attendere e a sperare. Ella ci è di sprone offrendoci un esempio nella semplicità della sua persona e della sua impostazione di vita: si tratta di una fanciulla lontana dal ricevere approvazioni della società in cui vive, per niente meritoria (umanamente parlando) delle attenzioni e della lode dei suoi contemporanei e ben lontana dalle file di nobiltà e di altisonanza sociale. Maria è una semplice e innocua fanciulla di paese, fra le tante che si incontrano tutti i giorni, che vive il proprio quotidiano nella gestione delle comuni faccende domestiche e nel disbrigo degli uffici umili e onerosi delle massaie. La sua innocenza e semplicità non le impediscono tuttavia sensibilità e prontezza di spirito, per cui non lesina su nulla quando si tratta di aderire al progetto che Dio nell'angelo Gabriele mostra di aver impostato su di lei: quando quella strana e insolita figura entra nella sua casa rivelandole quella proposta a dir poco sbalorditiva di diventare la Madre del Signore, Maria non considera la straordinarietà di quella apparizione improvvisa e non si interroga sull'entità del suo interlocutore, ovvero sulla sua attendibilità o sulla possibilità di essere preda di qualche tranello come solitamente ogni uomo sarebbe tentato di fare; neppure spasima al pensiero che la sua vita, finora modesta e tuttavia relativamente tranquilla, sarebbe stata turbata da eventi sconvolgenti. Certo, Maria non si mostra passiva e neppure acritica: partecipa con interesse e con attenzione alle argomentazioni dell'angelo ponendo anche qualche perplessità e avanzando anche un interrogativo: "Come posso essere madre, io che non conosco uomo?" e in questa domanda si esplicita un proposito evidente di verginità perpetua: se Maria non avesse covato da sempre, infatti, il desiderio di restare illibata per tutta la vita non avrebbe avuto senso quella questione immediatamente posta al divino emissario, poiché avrebbe potuto rispondere semplicemente: "Si, accetto di essere madre e mi unirò ad un altro uomo". Invece in quella domanda vi è una perplessità su come conciliare il voto di verginità perpetua con la necessità di dover d'ora in poi diventare madre, sia pure del Salvatore. Enigma che viene sciolto immediatamente dallo stesso Gabriele, il cui nome guarda caso significa "forza di Dio": per la potenza dello Spirito Santo che discenderà su di lei, in ragione della sola onnipotenza di Dio che supera le possibilità umane e sovrasta ogni nostra logica e aspettativa lei potrà restare gravida eppure vergine. Non già in forza del comune atto sessuale. Ella si manterrà sempre intatta nella sua illibatezza e nell'integrità della sua persona e del suo corpo. Di conseguenza la reazione di Maria è decisa e consapevole: ella non risponde infatti semplicemente "si", come noi siamo soliti insegnare nelle nostre catechesi, ma si esprime in un consenso più radicale e propositivo: "Eccomi, sono la serva del Signore. Avvenga di me quello che hai detto." In tale affermazione questa fanciulla giovane e innocente dimostra di saper scongiurare da se stessa ogni passività e al contempo ogni spregiudicatezza, ma di essere risoluta nelle decisioni ponderate e messe al vaglio attentamente, poiché sa benissimo che la realizzazione di un simile disegno su di lei le comporterà continue rinunce, vessazioni, persecuzioni, pregiudizi e condanne in primo luogo da parte dei suoi concittadini, che certo inorridiranno nel notare una ragazzina ancora promessa sposa già in stato di gravidanza. Maria si aspetta di dover lottare strenuamente nel difendere il Fanciullo dalla furia di Erode e di dover fuggire in altri luoghi sconosciuti e ostili dai quali il ritorno sarà incerto; come pure è consapevole di dover affrontare strazi e patemi d'animo nel crescere umanamente questo Figlio straordinario. Ma è proprio in questo che Maria ci si propone come nostro esempio di costanza e di perseveranza in relazione all'Avvento: nonostante gli ostacoli e le intemperie, questa fanciulla dimostra di vivere quanto le si chiede con estrema fiducia, disinvoltura, e perseveranza, ben conscia di un ideale supremo per il quale vale la pena esporsi e di un obiettivo da raggiungere il quale le procurerà il premio di essere proclamata beata da tutte le genti. Cosicché Maria spera nel Signore, cioè si impegna nel presente ostile e avverso sempre orientata verso l'avvenire glorioso che è il Signore stesso e la fede nel Dio Salvatore Fanciullo che recherà nel suo grembo e poi fra le braccia è attualizzata dalla speranza continua nello stesso Signore che le donerà il gaudio futuro conseguente alle sue sopportazioni. La presenza di Maria Immacolata nella pienezza del tempo di Avvento non costituisce quindi un'infrazione alla continuità degli argomenti del nostro tempo liturgico, ma incoraggia tutti alla pratica effettiva dell'Avvento nell'eloquente esempio di una fanciulla che nella natura e nella condizione non era differente da noi e che pertanto ci è di sprone a rafforzare la fiducia e a non demordere nella speranza del Dio futuro. Inoltre occorre considerare come la figura di Maria Immacolata, proprio in questo tempo di Avvento, ci sia di sprone a rifuggire il peccato e il compromesso con ogni sorta di male per la nostra perfezione e per la nostra felicità duratura: Maria è state resa immune da ogni macchia di peccato perché le sue membra erano destinate ad ospitare la Perfezione divina e il Signore santo dei Santi: come avrebbe potuto infatti decorosamente nascere da un grembo putrido o comunque soggetto alla minima delle imperfezioni Colui che delle perfezione è il fautore? E' stato necessario pertanto che Dio predisponesse, quale luogo della sua incarnazione, un grembo da sempre incontaminato e non soggetto ad alcuna forma di caducità o di sottomissione al male, ivi compreso il peccato originale. Ma se Dio ha voluto Maria libera da ogni macchia di peccato ciò non è avvenuto per i soli fini della sua incarnazione ma anche per esortare tutti noi ad entusiasmarci e a motivarci nella fuga dal peccato e nella lotta contro ogni sorta di malessere etico. |