Omelia (06-01-2007)
don Daniele Muraro


Il commento segue lo schema predisposto dall'autore per ogni anno liturgico, che potete trovare cliccando qui.

La solennità dell'Epifania allarga la festa del Natale e la estende a tutti i popoli della terra rappresentati dai Magi arrivati da oriente.
L'evento del nascita di Gesù nella capanna di Betlemme si era consumato fra il silenzio e l'adorazione di Maria e Giuseppe e dei pochi pastori subito accorsi. Agli abitanti della città era appena giunto l'eco del canto degli angeli in cielo, e come i personaggi dei nostri presepi che continuano a svolgere la loro attività ignari del mistero che sta per compiersi così realmente la vita dei più era continuata senza apparenti alterazioni.
Ma la grazia di Dio sa come muovere i fili della storia per raggiungere i suoi scopi e qualche tempo dopo la nascita di questo bambino eccezionale, possiamo immaginare settimane o forse mesi, arriva dall'oriente una carovana di personaggi importanti in cerca del Re dei Giudei. L'apparire nel mondo di questo Re Messia era stato indicato loro da una stella che brillava nel cielo, sconosciuta e attraente. Questi Magi si rivolgono ai depositari della conoscenza rivelata su questo mistero che essi avevano appena intuito e perciò si recano per primi a Gerusalemme, la sede del potere ufficiale.
Qui dominava Erode, che aveva più di un motivo per temere della stabilità del suo trono e inoltre non era nemmeno di razza ebraica, perché apparteneva ad un popolo vicino. Comunque sia la risposta arriva esatta: "Il Messia, in quanto discendente del Re Davide, avrebbe dovuto nascere a Betlemme".
Confortati da quelle parole e da un successivo riapparire della stella i Magi arrivano alla casa della santa Famiglia e con grande devozione ed emozione adorano il bambino, che essi sanno essere il Re Messia, e poi offrono i loro doni. Infine per un'altra via fanno ritorno ai loro paesi di provenienza.
Possiamo considerare questo episodio una parentesi nella missione di Gesù, parentesi che peraltro sfocia in un epilogo tragico, in quanto il Re Erode, accortosi di non poter rintracciare né i Magi, né di poter individuare il bambino oggetto di tanta reverenza, fa ammazzare tutti gli infanti della regione dai due anni in giù.
La visita dei Magi nell'impianto complessivo della missione di Gesù però è importante, perché dimostra fin dal principio che Egli è nato non solo per parlare al popolo di Israele, ma che la sua attività avrebbe avuto una destinazione universale. Tutti i popoli avrebbe goduto al tempo opportuno del lieto annuncio della sua presenza e della sua opera di salvezza.
La fede in Gesù in quanto Messia e Salvatore ha dei contenuti precisi, di cui sono depositari e garanti le Scritture ispirate, quelle che noi consideriamo canoniche, ossia la Bibbia, ma l'attesa di una salvezza si estende a tutti i popoli e a tutte le epoche storiche e di questo desiderio di liberazione e di riscatto, oltreché di unione con il divino sono prova le varie religioni, di cui tutti i popoli danno ampie testimonianze.
Fermiamoci un attimo dunque a considerare questo istinto religioso dell'uomo, così importante e ai nostri giorni così di frequente messo in discussione ai nostri giorni.
È più facile edificare in aria una città di sabbia, che costruire una società senza fede in qualche divinità, diceva lo storico greco Plutarco e in effetti l'ateismo, che significa la negazione di Dio, oppure l'agnosticismo, che significa ritenere che Dio non si possa dire niente, né che c'è, né che non c'è, sono un fenomeno, partito dal mondo occidentale e diventato di massa solo negli ultimi decenni.
L'uomo è per natura un essere religioso. Se ne dovette accorgere anche il filosofo Rousseau che avendo deciso di non parlare per niente al figlio piccolo di Dio, anzi di evitargli ogni riferimento religioso, un giorno lo sorprese in atteggiamento di preghiera di fronte al sole.
L'uomo non può vivere senza religione. L'uomo non può vivere senza Dio. Se il vero Dio non è disponibile, l'uomo è costretto a costruirsi i suoi dei fatti in casa. Solo facendo violenza a se stesso e agli altri l'uomo può sradicare il sentimento di Dio dal suo cuore e dalla vita sociale.
San Giovanni Bosco diceva: "Io ritengo che senza religione nulla si può fare di buono tra i giovani." Sant'Agostino ricordando la sua conversione pregava così: "Per te ci hai fatti o Signore, e l'anima nostra è inquieta finché non riposa in Te!"
"Chi crede non è mai solo!" è stato il motivo conduttore del recente viaggio apostolico di Benedetto XVI in terra tedesca.
Poco prima di partire egli ha rilasciato un'intervista alle televisioni tedesche in cui affrontava i vari temi del suo prossimo viaggio: alla domanda: "Come vede Lei la situazione attuale della Chiesa cattolica in Germania?". Il papa ha risposto:
"Direi anzitutto che la Germania appartiene all'Occidente, anche se con una sua coloritura caratteristica, e nel mondo occidentale oggi viviamo un'ondata di nuovo drastico illuminismo o laicismo, comunque lo si voglia chiamare. Credere è diventato più difficile, poiché il mondo in cui ci troviamo è fatto completamente da noi stessi e in esso Dio, per così dire, non compare più direttamente. Non si beve alla fonte, ma da ciò che ci viene offerto, già imbottigliato. Gli uomini si sono ricostruiti il mondo loro stessi, e trovare Lui dietro a questo mondo è diventato difficile. Questo non è specifico della Germania, ma è qualcosa che si verifica in tutto il mondo, in particolare in quello occidentale. D'altra parte l'Occidente oggi viene toccato fortemente da altre culture, in cui l'elemento religioso originario è molto forte, e che sono inorridite per la freddezza che riscontrano in Occidente nei confronti di Dio. E questa presenza del sacro in altre culture, anche se velata in molte maniere, tocca nuovamente il mondo occidentale, tocca noi, che ci troviamo al crocevia di tante culture. E anche dal profondo dell'uomo in Occidente e in Germania sale sempre nuovamente la domanda di qualcosa "di più grande". Lo vediamo nella gioventù, nella quale c'è la ricerca di un "più": in certo modo il fenomeno religione - come si dice - ritorna, anche se si tratta di un movimento di ricerca spesso piuttosto indeterminato. Ma con tutto ciò la Chiesa è di nuovo presente, la fede si offre come risposta. E io penso che c'è sempre un'opportunità perché si veda che credere è bello, che la gioia di una grande comunità universale significa un sostegno, che dietro di essa c'è qualcosa di importante e che quindi insieme ai nuovi movimenti di ricerca vi sono anche nuovi sbocchi alla fede, che ci conducono gli uni verso gli altri e che sono anche positivi per la società nel suo insieme."
La visita dei Magi a Betlemme oggi ci invita a godere del dono che abbiamo e che talvolta trascuriamo, mentre in tanti sono alla ricerca di una risposta di senso per la loro esistenza. Siamo invitati a rispettare la ricerca religiosa di tanti popoli, e ad offrire un testimonianza coerente con la grandezza della nostra fede. Se l'ostacolo che dovettero superare i Magi fu principalmente la lontananza geografica e la novità della cosa, noi dobbiamo superare altre difficoltà, meno evidenti, ma più insidiose, come la superficialità e l'indifferenza.
Non permettiamo a questi lacci di impedire il nostro cammino, ma sentiamo anche noi coinvolti dalla domanda di Dio che sale dall'animo umano e dalla risposta di gioia che viene dal Bambino di Betlemme, nato per essere conosciuto da tutti quanti.