Omelia (07-01-2007)
don Daniele Muraro


Il commento segue lo schema predisposto dall'autore per ogni anno liturgico, che potete trovare cliccando qui.


La solennità del Battesimo di Gesù conclude le feste di Natale e ci introduce nel tempo ordinario. L'episodio del Battesimo di Gesù è legato per vari aspetti alla celebrazione del Natale. Infatti se il Natale a Betlemme segna la comparsa di Gesù nel mondo degli uomini, con il suo Battesimo Egli si fa vedere apertamente e comincia la sua missione pubblica, all'interno della società civile e religiosa.
Fino a quel momento per la gente Gesù non aveva ancora una identità precisa, riconosciuta: per tutti era solo il Figlio di Giuseppe e di Maria. Nel momento del Battesimo la voce che viene dal cielo lo proclama: "Figlio prediletto di Dio, che Dio ama più di tutti". Poco prima era sceso su Gesù lo Spirito santo in apparenza corporea come di colomba e, dice l'evangelista, i cieli si erano aperti a questo scopo.
Anche la notte di Natale i cieli si erano aperti per permettere agli angeli di scendere sulla capanna di Betlemme e proclamare: "Gloria e pace". I pastori, subito accorsi, trovarono Maria e Giuseppe in preghiera di fronte al bambino neonato e allo stesso modo lo Spirito santo sorprende Gesù, subito dopo aver ricevuto il battesimo, in atteggiamento di preghiera e lo consacra per la sua missione.
Noi vorremmo sapere qualcosa di più della vita di Gesù nel lungo periodo fra la nascita a Betlemme e il battesimo al Giordano. I Vangeli, in particolare Matteo e Luca, si limitano a brevi, ma illuminanti cenni. Per due volte san Luca insiste nel dire che il bambino Gesù "cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui" e dopo lo smarrimento e il ritrovamento nel tempio all'età di dodici anni Gesù viveva con i suoi genitori "e stava loro sottomesso. E cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini."
Il gesto di Gesù di farsi battezzare sul fiume Giordano, segue la pratica di san Giovanni Battista di amministrare un battesimo di penitenza in vista del perdono dei peccati e anticipa la pratica cristiana del battesimo, dapprima principalmente di adulti e ora quasi solo di bambini.
L'obbligo alla Chiesa di battezzare risale a Gesù stesso, il quale prima di salire al cielo ordina ai suoi apostoli: "Andate dunque e fate discepoli tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo".
Abbiamo una maniera per esperimentare la presenza di Gesù ogni giorno della nostra vita ed è quella di accettare la potenza del suo battesimo, ossia di quel sigillo che abbiamo ricevuto quando su noi è stato invocato il nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insieme con l'infusione dell'acqua. Secondo il comando di Gesù il battesimo è collegato alla pratica di un insegnamento: ossia non basta essere stati battezzati, occorre poi vivere in maniera coerente con la fede professata.
La Chiesa ha reso esplicito questo impegno di vita con la formula delle promesse battesimali che comprendono tre rinunce e tre risposte affermative: il cristiano è invitato a rinunciare al male e a vivere da figlio di Dio, sentendosi salvato da Gesù Cristo.
All'origine di tutto però sta il battesimo. Nel nostro linguaggio popolare quando si voleva parlare della persona umana, nella sua dignità e unicità, si adoperava il termine di cristiano: non è anche lui un cristiano? Cristiani tuttavia non si nasce, ma si diventa e il valico di ingresso nella comunità dei cristiani che è la Chiesa è proprio il battesimo.
Fermiamoci dunque a considerare questo sacramento del battesimo. Il battesimo lo si può solo ricevere. Nessuno si battezza da sé; è il sacerdote o un altro ministro che versa l'acqua sulla testa del bambino, non tanto perché l'infante non riuscirebbe a compiere questo gesto da se stesso, quanto per significare che la salvezza è un dono che si riceve, per grazia, da parte di Dio e per mezzo della Chiesa.
Il battesimo non si può ripetere, perché opera un cambiamento radicale, imprime un carattere, un sigillo spirituale indelebile che dichiara l'appartenenza del battezzato a Gesù Cristo. Questo sigillo non viene cancellato da alcun peccato, sebbene il peccato impedisca al Battesimo di portare frutti di salvezza. E' il sigillo battesimale che abilita e impegna i cristiani a servire Dio mediante una viva partecipazione alla santa Liturgia della Chiesa. Essi realizzano così il loro sacerdozio battesimale unito con la testimonianza di una vita santa e con una operosa carità.
Il fedele che avrà "custodito il sigillo" sino alla fine, ossia che sarà rimasto fedele alle esigenze del proprio Battesimo, potrà morire nel "segno della fede", con la fede del proprio Battesimo, nell'attesa della beata visione di Dio - consumazione della fede - e nella speranza della risurrezione.
Il Battesimo non soltanto purifica da tutti i peccati, ma fa pure di chi lo riceve una "nuova creatura", un figlio adottivo di Dio, che è divenuto partecipe della natura divina, un soggetto che Cristo stesso si compiace di chiamare fratello, tempio dello Spirito Santo e un componente di quella estensione di Cristo nel tempo che è la Chiesa.
La Chiesa e i genitori priverebbero quindi il bambino della grazia inestimabile di diventare figlio di Dio se non gli conferissero il Battesimo poco dopo la nascita.
La fede richiesta per il Battesimo non è una fede perfetta e matura, ma un inizio, che deve svilupparsi. Al catecumeno o al suo padrino viene domandato: "Che cosa chiedi alla Chiesa di Dio?". Ed egli risponde: "La fede!".
La prima nazione al mondo a diventare ufficialmente cristiana non fu l'impero romano con Costantino nel 313, ma dodici anni prima, nel 301, il popolo armeno. Questa nazione ha dovuto molto soffrire in seguito a causa della propria fede, fino al genocidio degli inizi del secolo scorso. Nel 2001 si è celebrato 1l 1700° anniversario dell'evento. In quella circostanza il papa Giovanni Paolo II ricordò le parole pronunciate dal loro capo Vardan Mamikonian in un momento di pericolo nel 415, quando l'invasore persiano voleva imporre al popolo la religione mazdea. Vardan Mamikomian esortò dunque i suoi compatrioti così: "Chi credeva che il cristianesimo fosse per noi come un abito, ora saprà che non potrà togliercelo come non ci può togliere il colore della pelle".
Vorrei concludere con una testimonianza recente. La notte di Pasqua del 2006 a Valle Giulia a Roma, ha ricevuto il sacramento del battesimo Chou-sent Tou, ambasciatore di Taiwan presso la Santa Sede. Accanto a lui assisteva la moglie emozionatissima (cattolica come i figli) e faceva la funzione di madrina l'ambasciatrice delle Filippine. Sentiamo la testimonianza dello stesso ambasciatore Chou-sent Tou: "La spinta morale del confucianesimo non era sufficiente a portare gioia; la meditazione buddista non vinceva la solitudine: nel cristianesimo ho scoperto il colloquio con Dio e l'esemplare vita di tante persone. Il nome con cui sono stato battezzato è Cristoforo, il pellegrino che porta sulle spalle Gesù bambino. Il mio desiderio è portare Gesù al mondo cinese e anche alla Cina popolare e a Taiwan."
L'ambasciatore Tou nell'occasione appariva molto contento e a chi lo avvicina raccontava che i suoi figli avevano commentato la scelta del padre con un ''Finalmente! Ora facciamo parte della stessa famiglia".
Anche noi che siamo qui in chiesa abbiamo ricevuto lo stesso battesimo e dunque sentiamoci parte di una sola famiglia, la Chiesa, e all'inizio dell'anno accettiamoci e stimiamoci a vicenda come uniti dallo stessa fede e dallo stesso amore.