Omelia (04-02-2007) |
don Daniele Muraro |
Il commento segue lo schema predisposto dall'autore per ogni anno liturgico, che potete trovare cliccando qui. Il Vangelo di oggi ci dimostra Gesù in piena attività; dopo il battesimo sul Giordano e l'uscita inaugurale a Nazaret si direbbe che è venuto per Lui il momento di fare sul serio. Sulle sponde del lago di Genezaret Egli predica la Parola di Dio, cioè annuncia il suo Vangelo e la gente gli fa ressa in cerchio. Gesù sorprende i suoi ascoltatori nel bel mezzo delle occupazioni quotidiane. Poco distante la vita continuava a svolgersi regolarmente. Le barche erano tornate dalla pesca notturna. I pescatori, almeno per quella volta non andati al mercato a vendere il frutto della loro fatica, ma, rimasti sulla spiaggia, si preoccupavano di sistemare le reti, che potevano essere sporche o in alcuni punti anche strappate. Gli ascoltatori si fanno sempre più numerosi ed interessati e Gesù sospinto a contatto con l'acqua prende l'iniziativa di salire su una barca. E' quella di Simone, che volentieri accoglie il Maestro e si scosta un poco da terra. Terminato il discorso Gesù invita Simone a tornare a pescare, si direbbe con l'intento di sdebitarsi. Colui che sarebbe diventato la Roccia su cui edificare la futura Chiesa risponde in maniera schietta: "Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti!". Si vede già il carattere dell'uomo Simone che non avrebbe lasciato nemmeno l'Apostolo Pietro: impulsivo, ma generoso, pronto a reagire, ma capace di grandi slanci. Si riprende perciò la via del mare. E inaspettatamente, perché di giorno i pesci scendono in profondità e non si fanno più vedere fino alla notte successiva, quelli in due barche presero una enorme quantità di pesci tanto che, come dice il Vangelo, le reti rischiavano di rompersi. A questo punto Simone percepisce tutta la distanza che lo separa dal mistero del Maestro che aveva voluto farsi suo ospite e gli si getta alle ginocchia riconoscendo la sua condizione di uomo peccatore. Simone si arrende all'evidenza del prodigio che si era compiuto e lascia che la parola di Gesù compia un miracolo ancora più grande, trasformando lui e i suoi accompagnatori, il fratello Andrea e i due soci, Giacomo e Giovanni, in discepoli del nuovo Maestro. Addirittura Gesù va più in là e promette a quell'uomo non più giovane e già formato nelle cose della vita, che avrebbe avuto parte alla sua missione, collaborando con lui nella salvezza dell'umanità. Questo brano del Vangelo è stato ripreso alla chiusura del Grande Giubileo, da papa Giovanni Paolo II e l'invito di Gesù: "Prendi il largo", sotto la penna del grande papa, è diventato nientemeno che il suo slogan alla Chiesa per il nuovo millennio. "Mentre un nuovo tratto di cammino si apre per la Chiesa, riecheggiano nel nostro cuore le parole con cui un giorno Gesù, dopo aver parlato alle folle dalla barca di Simone, invitò l'Apostolo a «prendere il largo» per la pesca: «Duc in altum». Prendi il largo! Questa parola risuona oggi per noi, e ci invita a fare memoria grata del passato, a vivere con passione il presente, ad aprirci con fiducia al futuro: «Gesù Cristo è lo stesso, ieri, oggi e sempre!» A ancora: "Andiamo avanti con speranza! Un nuovo millennio si apre davanti alla Chiesa come oceano vasto in cui avventurarsi, contando sull'aiuto di Cristo. Il Figlio di Dio, che si è incarnato duemila anni or sono per amore dell'uomo, compie anche oggi la sua opera: dobbiamo avere occhi penetranti per vederla, e soprattutto un cuore grande per diventarne noi stessi strumenti." Giovanni Paolo II incoraggiava ad essere collaboratori dell'opera di Cristo nella storia e l'esortazione vale soprattutto per coloro che si dedicano a tempo pieno per la missione, ossia a quelli che abbandonando casa e barche, famiglia ed affetti umani, ancora oggi decidono di seguire Gesù per impegnarsi senza riserve nel Regno di Dio realizzato che è la Chiesa. Sono due i sacramenti che costituiscono la Chiesa, l'Ordine e il Matrimonio; se il Matrimonio rinnova continuamente la comunità dei fedeli con la fecondità e la fedeltà dell'amore sponsale, l'Ordine garantisce in mezzo alla comunità dei battezzati la presenza e l'azione efficace della grazia di Cristo. In effetti anche il Corpo di Cristo che è la Chiesa ha una sua struttura che potremmo paragonare ad uno scheletro, e i suoi componenti sono i ministri ordinati: senza di essi la Chiesa non starebbe in piedi e non potrebbe camminare nella storia. "Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza colui che mi ha mandato" ha detto una volta Gesù ai settantadue discepoli, intendendo che c'è come una catena di trasmissione di poteri fra il Padre e Lui e fra Lui stesso e i suoi ministri. La presenza di questi settantadue discepoli fin dal principio accanto agli apostoli è importante, perché ci manifesta la volontà di Gesù di associare tante persone alla sua missione di predicazione e di santificazione. "Ho esperienza in fatto di giovani: un terzo di loro porta in germe la vocazione sacerdotale o religiosa": possiamo giudicare esagerata l'affermazione di san Giovanni Bosco, ma se abbiamo fede, non possiamo dubitare che Cristo continui a rivolgere ancora ai nostri giorni l'invito che da duemila anni risuona nella storia della Chiesa: "Vieni e seguimi". Recentemente soprattutto fra i giovani si è diffuso il volontariato, ed è una buona cosa, ma nel caso specifico non importa la volontà del singolo, che oggi c'è e domani può venir meno, bensì la volontà di Cristo che dice faccia a faccia: "Non temere, d'ora in poi sarai con me e per me!". La prima reazione di Pietro alla proposta di Gesù non è dissimile da quella del profeta Isaia nella prima lettura che diceva: "È finita! Sono un uomo perduto. È finita perché sono un peccatore e abito in mezzo ad un popolo altrettanto peccatore eppure i miei occhi hanno visto il Re, il Signore dell'universo!". Ma Gesù rialza san Pietro, come farà in seguito dopo la sua Resurrezione, e gli conferma la sua fiducia. In virtù del sacerdozio di Cristo i preti impersonano Cristo e operano in nome suo e nella persona di Lui. Chi garantisce della validità dell'opera di un sacerdote, non è dunque l'uomo con le sue qualità, con la parola e nemmeno con la santità della vita, ma Gesù stesso. Ciò ha come conseguenza che la vita del ministro di Dio, vescovo o sacerdote, non è mai riconducibile a categorie solo umane, anzi come diceva uno scrittore cattolico: "Posso comprendere il prete soltanto a condizione che ci sia in lui qualche cosa di incomprensibile", ossia che la sua vita sia costantemente sbilanciata all'esterno verso Dio. "Perché tanti attacchi violenti alla Gerarchia della Chiesa, sia essa rappresentata dai vescovi, oppure da un semplice parroco?" si domandava un altro scrittore e rispondeva: "Perché essi sono il cuore della Chiesa. Ucciso il pastore, si disperdono le pecore." "Il più gran dono che Dio possa fare a una famiglia è un figlio sacerdote e quando un giovane si fa sacerdote, Gesù prende il suo posto nella famiglia": ce lo garantisce san Giovanni Bosco. Allora continuiamo a pregare perché l'amore per la vita nelle nostre comunità cristiane si manifesti anche dal fatto che tanti che scelgano come ideale definitivo della loro esistenza di rispondere alla chiamata di Cristo e di servire Dio nei loro fratelli. |