Omelia (11-12-2007)
Casa di Preghiera San Biagio FMA


Dalla Parola del giorno
Consolate, consolate il mio popolo, dice il vostro Dio. Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che è finita la sua schiavitù... Ecco il Signore Dio viene con potenza."

Come vivere questa Parola?
Il profeta Isaia annuncia un messaggio di consolazione e di speranza 'al cuore di Gerusalemme', nel tempo buio dell'esilio babilonese: "è finita la schiavitù... il Signore Dio viene con potenza." Questo annuncio gioioso vale anche per noi, oggi. In fondo, siamo tutti viandanti in cammino. La vita è una lunga strada sulla quale ogni essere umano, pellegrino dell'Assoluto, s'affatica alla ricerca di una dimora stabile e sicura. In questa prospettiva è consolante la parola del profeta. Egli assicura che Dio viene e cammina con noi: "Consolate, consolate il mio popolo... Allora si rivelerà la gloria del Signore e ogni uomo la vedrà".
Nella notte di Betlemme il Verbo di Dio si fa nostro compagno di viaggio; prende la nostra stessa carne ed accetta di condividere fino in fondo la nostra condizione. Nella fede, possiamo dunque accogliere in tutta la ricchezza del suo significato l'augurio: "Consolate, consolate il mio popolo!".
La nascita di Cristo è annuncio consolante per l'intera umanità.
Sì, "allora si rivelerà la gloria del Signore e ogni uomo la vedrà" (Is 40, 5). Tutti possiamo contemplarla ed esserne illuminati. Dinanzi a questa gloria, prosegue il profeta, "ogni uomo è come l'erba e tutta la sua gloria è come il fiore del campo" (Is 40, 6).
La gloria di Dio e la gloria degli uomini: c'è forse gloria umana che possa confrontarsi con quella divina? C'è potenza terrena che possa competere con il Signore? Anche i grandi della terra, quelli di ieri come quelli di oggi, sono "come l'erba", come il fiore "che appassisce quando il soffio del Signore spira su di essi" (Is 40,7). Nulla resiste a Dio. Solo Lui, con la sua onnipotenza, regge l'universo, e guida le sorti degli uomini e della storia.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, lascerò che il messaggio di consolazione che Dio oggi mi dona tocchi il mio cuore: liberi gli affanni, illumini i dubbi, allenti le difese e le resistenze all'amore. In un atto di fede amorosa mi tuffo tra le sue braccia come un bimbo tra le braccia del padre.

Vieni Signore Gesù, illumina gli angoli più bui della mia vita, nulla di me resista più al tuo annuncio di salvezza, anch'io sperimenti la consolazione dell'annuncio di Isaia: "porta gli agnellini sul seno e conduce pian piano le pecore madri".

La voce di un grande Papa
Eloquente è la parabola della pecorella smarrita. La pecora, a differenza di altri animali, come ad esempio il cane, non sa tornare da sola a casa e ha bisogno della guida del pastore. Così siamo anche noi, incapaci di salvarci con le sole nostre forze. Abbiamo bisogno dell'intervento dall'Alto. E a Natale si compie questo prodigio di amore: Dio si è fatto uno di noi per aiutarci a ritrovare la strada che conduce alla felicità e alla salvezza.
Giovanni Paolo II