Omelia (08-12-2007)
mons. Antonio Riboldi
Tutta bella sei, o Maria

In questo tempo di Avvento, che ci prepara al Natale, la Chiesa ha voluto presentarci chi era Maria, la Donna che Dio ha scelto fin dall'eternità a essere Madre del Figlio Suo, Gesù.
Una donna 'preservata' dal peccato di Eva e, quindi, una Donna 'bella', come dovevamo essere tutti noi, senza peccato.
Il peccato originale ci aveva isolato in un mondo senza futuro e, per di più, con il morso di satana, che ci inclina a essere quello che non dovremmo: peccatori.
In ognuno di noi, si ripete la storia del primo uomo, che Dio mise alla prova, quella di 'non toccare il frutto dell'albero'. Dio disse: 'Non mangiatene, anzi non toccatelo, altrimenti morirete'. 'Non è vero - insinuò il serpente - che morirete, anzi, Dio sa bene che se ne mangerete diventerete come lui'. La donna osservò l'albero: i suoi frutti erano certo buoni da mangiare, era una delizia per gli occhi, era affascinante per avere quella conoscenza. Allora prese un frutto e lo mangiò. Lo diede a suo marito ed egli ne mangiò. I loro occhi si aprirono e si resero conto di essere nudi. Quindi Dio li cercò: 'Uomo dove sei?'. Adamo rispose: 'Mi sono nascosto, perché sono nudo' (Gen 3, 1-11).
Il risultato di quel rifiuto di Dio, fu 'essere cacciati dall'Eden', ossia essere privati della partecipazione alla felicità con Dio, che era la ragione della loro creazione.
Deve essere stata una grande sofferenza 'essere fuori della casa del Padre' e trovarsi in un deserto, una terra dove regnava la solitudine, il veleno di satana, sempre pronto a farsi sentire e indurre al male, la vera causa di infelicità per l'uomo.
La storia di ogni tempo ci racconta di quanto male l'uomo può essere causa, lontano dal Padre.
"Vediamo a cosa arriva l'espansione di una umanità lasciata in balìa dei suoi istinti e delle sue tendenze. Va a finire fuori strada ed arriva ad aberrazione che ci fanno piangere e fremere. Un errore ancora più grave che si insinua nella nostra pedagogia e nelle nostre abitudini sociali è che non è bello difendere la nostra vita dagli stimoli e dalla conoscenza del male: occorre vedere tutto, conoscere e provare tutto: 'Fate l'esperienza del male, altrimenti non avrete l'esperienza della vita' - dicono. E non si bada a cosa si profana, che cosa si distrugge, ai dolori che si seminano, ai delitti che si consumano".
In altre parole siamo invitati a seguire la moda che è un andare alla deriva rischiando il naufragio di tutto il bello e il buono che abbiamo tutti.
Chi di noi non sente il profondo desiderio di essere buono, di conoscere la vera felicità? In altre parole di essere 'immacolati'? Credo tutti.
Maria SS.ma, la Tutta Bella, questo lo viveva, difendendolo con la virtù dell'umiltà.
Diceva il Santo Padre ai giovani a Loreto: "Ma l'umile è percepito come un rinunciatario, uno sconfitto, uno che non ha nulla da dire al mondo. Ed invece questa è la via maestra e non solo perché l'umiltà è una grande virtù umana, ma perché, in primo luogo, rappresenta il modo di agire di Dio stesso. È la via scelta da Cristo, il Mediatore della Nuova Alleanza, il quale 'apparso in forma umana, umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce' (Fil 2-8). Cari giovani, mi sembra di scorgere in questa parola di Dio sull'umiltà, un messaggio importante e quanto mai attuale per voi, che volete seguire Cristo e fare parte della Chiesa. Il messaggio è questo: non seguite le vie dell'orgoglio, bensì quella dell'umiltà. Andate controcorrente; non seguite le voci interessate e suadenti, che oggi da molte parti propongono modelli di vita improntati all'arroganza e alla violenza, alla prepotenza e al successo ad ogni costo, all'apparire e all'avere, a scapito dell'essere.
Non abbiate paura, cari amici, di preferire le alternative indicate dall'amore vero: uno stile di vita sobrio e solidale, relazioni affettive sincere e pure. Non abbiate paura di apparire diversi e di venire criticati per ciò che può sembrare perdente o fuori moda. Quella dell'umiltà non è dunque la via della rinuncia, ma del coraggio. Non è l'esito di una sconfitta, ma il risultato di una vittoria sull'egoismo e della grazia sul peccato. Seguendo Cristo e imitando Maria Immacolata, dobbiamo avere il coraggio dell'umiltà" (omelia del 2 settembre a Loreto).
Ed è quello che tutti noi, andando in pellegrinaggio a Lourdes, contemplando nella grotta la semplicità e sublimità dell'Immacolata, accogliamo nei nostri cuori.
Vorremmo essere una briciola di quello che era lei, buttando davvero alle ortiche i troppi abiti 'da maschera', che il mondo ci offre.
E oggi voglio pregare con voi l'Immacolata, con la preghiera di Grandemaison:
"Santa Maria, Madre di Dio, conservami un cuore di fanciullo, puro e limpido come acqua di sorgente.
Dammi un cuore semplice, che non si ripieghi ad assaporare le proprie tristezze.
Ottienimi un cuore magnanimo nel donarsi, facile alla compassione.
Un cuore fedele e generoso, che non dimentichi alcun bene e non serbi rancore di alcun male.
Formami un cuore dolce ed umile, che ami senza esigere di essere riamato.
Un cuore che ami, contento di scomparire in altri cuori, sacrificandosi davanti al Tuo divin Figlio.
Donami un cuore grande ed indomabile, così che nessuna ingratitudine lo possa chiudere e nessuna indifferenza lo possa stancare.
Donami un cuore tormentato dalla gloria di Gesù Cristo, ferito dal Suo Amore, con una piaga che non si rimargini se non in cielo".