Omelia (13-12-2007) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno Non temere, vermiciattolo di Giacobbe, larva di Israele; io vengo in tuo aiuto - oracolo del Signore -, tuo redentore è il Santo di Israele. Come vivere questa Parola? Più volte il profeta Isaia proclama Jahweh redentore d'Israele, in ebraico go'el, che significa colui che, essendo parente prossimo, riscatta, si fa cioè carico della miseria del suo consanguineo e lo libera o riacquista i suoi beni. Dio è dunque, non solo liberatore, difensore, protettore, avvocato, consolatore, ma il parente più stretto che prende su di sé la nostra storia e per amore la riscatta, recuperandoci alla dignità di figli. Gesù Cristo, afferma l'apostolo Paolo, è il go'el "che ha dato se stesso per riscattarci e formarsi un popolo puro che gli appartenga" (Tt 2,14). In questi giorni, che sempre più ci avvicinano al Natale del Signore Gesù, recuperiamo queste radici parentali rivisitando in preghiera il mistero dell'Incarnazione e disponendo il cuore all'irrompere della salvezza! Come si potrebbe, del resto, "considerare e comprendere ciò che ha fatto la mano del Signore" senza coltivare la dimensione contemplativa della vita che ci rende via via più consapevoli della nostra identità spirituale? Nelle profondità del cuore abitato dal Dio-Amore è nascosto, infatti, il codice genetico della nostra filiazione divina. Oggi, sostando in contemplazione del mistero dell'Incarnazione, 'luogo' della mia liberazione e della mia nuova e unica identità di figlio di Dio, ripeterò con insistente amore: "Confido in te, Signore, tu sei il mio redentore." La voce di una donna 'profeta' dei nostri giorni Dio non ci ha creati per qualcosa di umano, ma per quell'amore eterno e straordinario con cui ama da sempre tutto ciò che crea. M. Delbrêl |