Omelia (10-12-2007) |
mons. Vincenzo Paglia |
L'evangelista nota con sorpresa che Gesù "Vista la loro fede" guarì il paralitico. Il miracolo si realizza per la fede degli amici di quel paralitico; una fede fatta di amore, di tenacia, di perseveranza e persino di astuzia. Arrivano a scoperchiare il tetto pur di portare il loro amico davanti a Gesù. Ecco cosa provoca l'alleanza tra i discepoli di Gesù e i poveri. Quel gruppo di amici pone al centro della scena quel malato, un centro che non è solo fisico, ma del cuore. Gesù, da parte sua, vedendo quella fede, vedendo quell'amore, guarisce quel paralitico in modo pieno, ancor più di quanto essi si aspettino. Rivolgendosi infatti a quell'uomo malato Gesù gli dice: "Ti sono rimessi i tuoi peccati". Nessuno dei presenti aveva cercato questo; semmai volevano la guarigione dalla malattia e i farisei solo questa aspettavano, non per amore di quel malato ma per poter screditare Gesù. Ma il profeta di Nazareth va oltre il corpo e vede anche il cuore di quel paralitico, ossia il bisogno che ha di essere perdonato, accolto, amato. E gli dona sia la salute del corpo che quella del cuore. Potremmo trasformare un pco l'affermazione di Gesù: "non di solo pane vive il povero, ma anche di amore". Noi credenti dobbiamo ancora oggi continuare quel che fecero quel gruppo di amici. E' bello poter dire che i cristiani sono gli amici dei poveri, dei malati, dei deboli. E' di qui che inizia la guarigione. Il Vangelo, infatti, afferma: "vista la loro fede" guarì il paralitico. |