Omelia (24-06-2007) |
don Daniele Muraro |
Il commento segue lo schema predisposto dall'autore per ogni anno liturgico, che potete trovare cliccando qui. Giovanni è l'unico santo, insieme a Maria, la Madre di Dio, di cui festeggiamo la nascita e non solo la morte. E' un gesto di considerazione verso colui che Gesù stesso definirà il più grande fra i nati di donna. Giovanni Battista non ha compiuto nessun miracolo nel corso della sua vita terrena, come d'altra parte Maria santissima, ma tutto nella sua storia personale ha dello straordinario. Già la sua nascita esce dalla normalità delle vicende umane. Suo padre resta muto per tutto il tempo della gravidanza della moglie già avanti con l'età e recupera la parola solo otto giorni dopo il parto di Elisabetta. Zaccaria, come tutti i discendenti di Levi, una delle dodici tribù di Israele, apparteneva all'ordine sacerdotale. Di solito se ne stava a curare le sue proprietà nel Sud, ma due volte l'anno, una delle quali a fine settembre, si recava a Gerusalemme, dove con i suoi compagni della classe di Abìa, prestava il suo servizio nel tempio. Fra le altre incombenze c'era quella di presentare l'offerta dell'incenso nel pomeriggio. Non era un compito gravoso e andava estratto a sorte. Quel giorno toccò a lui. Dall'altare dove si bruciavano gli animali offerti in sacrificio egli doveva salire i dodici gradini che introducevano nella sala detta "il Santo" separato dall'esterno da un velo: lì si trovava l'altare dei profumi in legno di acacia rivestito di ori. Ma quel giorno dopo avere compiuto il suo rito il sacerdote Zaccaria non esce subito dal "Santo" e quando finalmente si fa vedere al popolo in attesa nell'atrio tutti capiscono che nel tempo in cui egli se ne stava ritirato doveva essere successo qualcosa di strano, perché l'ormai anziano Zaccaria non poteva più parlare e era costretto ad esprimersi a gesti. Un angelo gli era apparso e gli aveva dato un annuncio. La sua preghiera insistente di avere un figlio era stata esaudita ed egli avrebbe dovuto chiamare Giovanni il bambino che sarebbe nato. Da parte sua Giovanni sarebbe stato grande davanti al Signore, temperante in tutto e pieno di Spirito santo. Il suo compito sarebbe stato quello di preparare al Messia un popolo ben disposto. In effetti nove mesi dopo, alla nascita di questo bambino preannunciato in maniera tanto solenne e misteriosa, per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva del mutismo che aveva preso Zaccaria e di come egli avesse riacquistato l'uso della parola solo al momento di imporre il nome al neonato. Dal silenzio di Zaccaria nasce l'ultima parola profetica dell'Antica Alleanza, dalla sterilità di Elisabetta nasce l'annunciatore della vita perfetta offerta da Dio al suo popolo. Circa trent'anni dopo i fatti raccontati nel Vangelo di oggi, al momento della sua manifestazione pubblica al popolo di Israele, quando si viene a sapere della sua vita santa e del suo messaggio di conversione, il Battista proclama: "Io non sono ciò che voi pensate che io sia! Ecco, viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di sciogliere i sandali". Mandato a preparare la strada a Gesù, egli desidera solo che il Messia venga presto, per questo prevede di se stesso: "Lui, Gesù, deve crescere e io diminuire". Ciononostante la figura del Battista rimane legata alla persona di Gesù: la sua azione si apre con un battesimo a cui il Cristo stesso si sottomette, egli predica che "il regno di Dio è vicino", lo stesso messaggio iniziale di Cristo, il suo destino è lo stesso di quello del Cristo, subire il martirio sotto il giogo di un potere crudele. Guardando alla figura del Battista possiamo capire meglio che la storia della salvezza è una sola, essa ingloba Antico e Nuovo Testamento, vicende del popolo di Israele e fondazione e sviluppo della Chiesa. Non c'è altra via di salvezza tracciata da Dio per gli uomini che riconoscere in Gesù il Figlio di Dio Salvatore ed entrare nella comunità che Egli ha voluto come sua continuazione nel tempo. La Chiesa è una perché una sola è la sua fede, una la sua predicazione, unica la sua tradizione. La fede non è privilegio di pochi, ma tutti possono raggiungerla in fedeltà con l'insegnamento dei vescovi ed in particolare del vescovo di Roma. Meno di duecento anni dopo il Battista, sant'Ireneo di Lione nel suo libro "Contro le eresie", dice che "la Chiesa benché disseminata in tutto il mondo custodisce con cura la fede degli apostoli come se abitasse una casa sola"; le lingue del mondo sono diverse ma la potenza della tradizione è unica e "parla come se avesse una bocca sola". Sentiamo per bene il testo, citato di recente anche da papa Benedetto: "In realtà, la Chiesa, sebbene diffusa in tutto il mondo fino alle estremità della terra, avendo ricevuto dagli Apostoli e dai loro discepoli la fede..., conserva questa predicazione e questa fede con cura e, come se abitasse un'unica casa, vi crede in uno stesso identico modo, come se avesse una sola anima ed un cuore solo, e predica le verità della fede, le insegna e le trasmette con voce unanime, come se avesse una sola bocca". E sempre sant'Ireneo continua: "Infatti, se le lingue nel mondo sono varie, il contenuto della Tradizione è però unico e identico. E non hanno altra fede o altra Tradizione né le Chiese che sono in Germania, né quelle che sono in Spagna, né quelle che sono presso i Celti (in Gallia), né quelle dell'Oriente, dell'Egitto, della Libia, né quelle che sono al centro del mondo. Ma come il sole, la creatura di Dio, è in tutto il mondo il solo e il medesimo, così la luce spirituale, il messaggio della verità dappertutto risplende e illumina tutti gli uomini che vogliono giungere alla conoscenza della verità. Né, tra i capi delle Chiese, colui che è molto abile nel parlare insegnerà dottrine diverse da queste (nessuno infatti è al di sopra del Maestro), né chi non è abile nel parlare impoverirà la Tradizione." San Paolo esortava i suoi cristiani a "conservare l'unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace". Quindi niente asprezza, sdegno, ira, clamore e maldicenza con ogni sorta di malignità. Ma come cristiani dobbiamo essere invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandoci a vicenda come Dio ha perdonato a noi in Cristo. Nell'ultima cena Gesù aveva detto:" Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato." Grande cosa è l'unità della Chiesa, che oggi si manifesta nell'unità della nostra assemblea attorno al nostro santo Patrono, ma come ci avverte san Giovanni Battista questa unità può essere realizzato solo se tutti siamo uniti a Gesù e siamo capaci di mettere la parola di Gesù come metro di giudizio anche delle nostre parole e dei nostri fatti. Ci aiuti ad essere una comunità unita nel Signore proprio san Giovanni Battista di cui oggi festeggiamo la nascita. |