Omelia (25-12-2007)
Omelie.org (bambini)


Buon Natale! Ci facciamo gli auguri, ma più ancora ci rallegriamo nel fare gli auguri a Gesù, per il suo compleanno!
Sapete? Qualcuno mi ha chiesto: "Ma se è il compleanno di Gesù, come mai i regali ce li facciamo tra di noi e non li facciamo a Lui?"
È una bella domanda, non vi pare? Se il giorno del mio compleanno tutti si facessero i regali tra di loro e non regalassero niente a me... ecco... non è che sarei proprio tanto contenta, devo ammetterlo!
Ma Gesù desidera un solo regalo: che ci amiamo tra di noi! Quando vede questo, non c'è regalo più bello!
E quindi i doni che ci scambiamo sono prima di tutto un modo per esprimere l'amore che proviamo gli uni per gli altri.
Certo, si può fare anche un regalo senza amore, ma allora si tratta solo di dare un oggetto. Invece la cosa più bella di un dono è quando si capisce che è stato scelto apposta per quella persona!
Quando ricevo un regalo ed è proprio qualcosa che desideravo, è chiaro che chi l'ha scelto ha pensato a me, mi conosce, mi vuole bene e ci ha messo tutto il suo amore per donarmi proprio quello che più mi dà gioia!
Allora il regalo è davvero speciale, è davvero un dono: insieme a quel che c'è nel pacchetto, ricevo in regalo anche un pochino dell'affetto di chi mi ha fatto il dono.
Non solo: i regali che ci scambiamo il giorno di Natale sono il segno del Regalo più bello che si possa sognare, il Regalo con la lettera maiuscola!
Ma sì che avete capito di quale regalo sto parlando! È Gesù stesso il nostro regalo! È Gesù il dono immenso che Dio Padre ci ha fatto, per farci comprendere il suo amore infinito!
A Natale ci scambiamo i regali per ricordarci a vicenda che, nascendo a Betlemme Gesù è stato per noi e per la gente di ogni tempo, il Regalo più stupefacente, più splendido, più incredibile, più meraviglioso, più più più... più di tutto quello che riusciamo a dire!

Per rallegrarci insieme di questo dono immenso, proviamo a concentrarci un momento sulla Parola di Dio che abbiamo ascoltato.
Nel Vangelo di questa domenica colma di gioia risplende più luminosa di tutte una parola: il Bambino.
Ci sono tanti personaggi, è vero: Maria e Giuseppe, senza dubbio, e poi gli Angeli che annunciano un evento meraviglioso, ed ancora i pastori, che vanno per primi a vedere che cosa è successo in questa notte speciale.
Ma il protagonista assoluto di questo Vangelo narratoci da Luca è il Bambino. Non viene neppure chiamato per nome, se guardiamo bene.
L'evangelista ci dice che i pastori, dopo aver ascoltato l'annuncio fatto dagli angeli, si misero in cammino senza perdere tempo. Così "trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia". Poche parole, certo, ma noi lo sappiamo bene chi è questo Bambino! È Gesù!
Forse, siamo talmente abituati a vederlo lì, come statuina del Presepe, che magari ci sembra normale, ovvio. Da che siamo nati, abbiamo sempre festeggiato il Natale, quindi è naturale pensare al Bambino Gesù, lì nella mangiatoia!
E invece siamo di fronte a qualcosa di assolutamente straordinario! Una cosa che a pensarla, da soli, non ci sarebbe mai venuta in mente! Dio che si fa uomo, Dio che si fa uno di noi!

Secondo me, per capire fino in fondo questo mistero bellissimo del Natale, dovremmo prenderci un pochino di tempo per sederci tranquilli con un neonato in braccio, un bimbo di poche settimane.
Sarebbe bello, adesso, averlo qui con noi, tenerlo a turno tra le braccia, in silenzio, con tutta calma.
Contemplare il suo visetto rotondo e paffuto e pensare: "Dio si è fatto così!"
Avvicinare il nostro dito alla sua manina: subito lo afferrerà! Ci viene da sorridere, il cuore si riempie di tenerezza, e ancora possiamo pensare: "Dio si è fatto così!"
Possiamo accarezzargli i capelli morbidi come seta, possiamo ascoltare il suo respiro regolare, profondo, e pensare: "Dio si è fatto così!" Proprio Dio! Il Signore del cielo e della terra! Dio che ha creato tutto quello che esiste, ogni cosa che c'è, ha voluto venire tra noi come un bimbo.
Il Signore Dio che noi, giustamente, pensiamo immenso, potentissimo, forte più della morte, capace di dare la vita ad ogni creatura, sceglie di farsi piccolo, fragile, debolissimo, come un bimbo da tenere tra le braccia.
Che cosa incredibile e insieme stupenda!
Ma perché Dio ha voluto prendere un corpo, perché ha voluto nascere bimbo come tutti i bimbi del mondo?
Ha scelto di venire in mezzo a noi in questo modo, per farci capire quanto ci ama e quanto desidera essere amato!

Sapete, già dall'inizio dei tempi il Signore Dio ha cercato di far capire agli uomini e alle donne quanto li ama e quanta voglia ha di ricevere l'amore delle persone!
Ha creato un mondo bellissimo, pieno di cose bellissime, sperando che le persone si accorgessero di quanto amore c'era pronto per loro nel cuore di Dio.
Ma non tutti capivano.
Allora ha fatto amicizia con Abramo, con Isacco, con Giacobbe, con Mosè... quanti amici di Dio ci presenta la Bibbia! Ad ognuno di loro ha spiegato il suo amore, con ognuno di loro ha vissuto una grande amicizia. Ma intanto, intorno, gli altri uomini e le altre donne sembravano non capire ancora.
Il Padre Buono non si è scoraggiato, ha provato ancora un'altra strada: ha inviato i Profeti, perché aiutassero la gente a scoprire l'amore di Dio per loro.
Macché, neanche questo è bastato! C'erano alcuni che ascoltavano la voce dei Profeti, ma molti altri no.
Così il Signore Dio si è detto: mi faccio uno di loro, prendo un corpo come loro e finalmente le persone potranno sentire tutto il mio amore e capire quanto desidero essere amato da loro! Non serve che provi a spiegarglielo con le parole, ci vuole un altro modo!
Ecco perché ha scelto di nascere da una mamma, come ogni bambino del mondo: per farci vedere, toccare, gustare il Suo amore. Per farcelo assaggiare!

Perché l'amore è come le albicocche!
Come?! Vi sembra che ho detto una cosa strana? C'è un motivo! Ora vi spiego.
Conosco un bambino che si chiama Claudio e non vuol mai mangiare la frutta, non la vuole neppure assaggiare. Quest'estate era a pranzo dalla Nonna insieme a tutti i suoi cugini. C'era anche Simona, una cuginetta un po' più grande di lui, e Simona era tutta contenta perché, arrivati alla frutta, la Nonna ha portato in tavola le albicocche.
"Evviva!" si è rallegrata Simona, e subito ha cominciato a mangiare le albicocche con gusto. Claudio la guardava ed era un po' incerto: lui le albicocche non sapeva proprio come fossero, però vedendo l'entusiasmo di Simona, c'era da pensare che fossero davvero buone.
Così ha provato a chiederle: "Come sono le albicocche?"
"Buonissime!" ha risposto Simona, convinta.
"E di che sanno?" ha domandato ancora Claudio.
"Oh, bella! – ha risposto Simona – Sanno di albicocche!"
"Va bene – ha insistito Claudio – Ma che sapore è?"
Simona ha provato a spiegarglielo: "Bè... è un sapore dolce, delicato... sa di... è come..." poi ha rinunciato e ha detto, scrollando la testa: "Non te lo posso spiegare! Devi assaggiarle!"
Ecco, l'amore è come le albicocche: non si può spiegare, bisogna assaggiarlo. Non serve che uno ci spieghi l'amore. Solo quando ci sentiamo amati allora capiamo davvero cos'è, com'è, senza bisogno di spiegazioni.
Dio questo lo sa e perciò ha voluto nascere come un bimbo: perché tutti potessimo "assaggiare" il suo amore.
Perché tutti lo sentissimo vicino a noi, vicinissimo!

Tutti siamo stati neonati, non è vero? Magari qui abbiamo età diverse, qualcuno è più grande, qualcuno è più piccolo, ma tutti siamo stati neonati. E dunque, possiamo sentire Dio vicinissimo a noi, perché anche Lui è stato un neonato proprio come noi! Ha pianto, ha sorriso, ha succhiato il latte, ha avuto bisogno che lo lavassero e lo cambiassero... proprio come tutti i bambini del mondo, proprio come noi!
Non possiamo mai pensarlo lontano, distante, perché ha voluto vivere tutto quello che abbiamo vissuto anche noi!
Scegliendo di nascere come un uomo, Dio ha cancellato ogni distanza che ce lo poteva far sentire lontano. Ci ha dimostrato il suo amore scegliendo di essere come noi.

Non solo: Dio desidera anche ricevere il nostro amore.
Ora, di fronte a un neonato viene spontaneo prenderlo in braccio, cullarlo, coccolarlo, dargli amore, penso che capiti anche a voi. Ebbene, Dio fatto bambino, ci dice: "Ecco, anche io desidero essere coccolato da te!" Lo dice senza parole, in un modo che però riusciamo a comprendere tutti!
Penso che ciascuno di noi può provare a inventare i piccoli modi per fare le carezze a Dio. Non è difficile e non c'è un modo solo: ognuno ha il suo! Se fino ad oggi non ci abbiamo mai pensato, il Natale è proprio il momento migliore per farlo!
Adesso fermiamoci un istante in silenzio, per dirci con gioia che, in questo giorno di Natale, vogliamo fare a Gesù il regalo che preferisce: fargli vedere quanto ci amiamo tra di noi. E poi, nel segreto del cuore, ciascuno proverà a pensare quale piccola carezza può trovare per fare una coccola al Bambino Gesù.

Commento a cura di Daniela De Simeis