Omelia (25-12-2007)
Marco Pedron
La nascita del Bambino Divino

E allora Buona Notte. Non perché andiamo a letto! Buona Notte, una notte buona, perché dal buio può nascere la luce, la vita, la speranza, la svolta. Gesù nasce nella notte, in maniera inaspettata, tra gente sospettabile, dove nessuno avrebbe detto. Anche quando tutto sembra oscuro e buio, qualcosa può nascere.

Il Natale è semplice: Dio nasce. Ma noi non celebriamo solo la memoria di qualcuno che è nato duemila anni fa. Noi celebriamo il Natale oggi. Dio nasce oggi. E se nasce oggi vuol nascere fra la gente di oggi. In quella di ieri ci ha tentato ieri; in quella di domani ci proverà domani. Natale è: Dio vuole nascere, prendere dimora, abitazione, vita, corpo, carne, in me.
Chissà, cosa noi ci aspettiamo? Chissà, cosa pensiamo che debba accadere? Chissà, cosa pensiamo che dovremmo vedere?
Noi abbiamo bisogno di festa, unità, sentirci uniti, di trovare una fede e una ragione per vivere insieme: festeggiamo questa notte e questi giorni. Mai temere di far festa (che è ben altro dalla baldoria). Che queste celebrazioni siano festose, piene di vita, di gioia, di umanità, di unità, di desiderio e nostalgia di Dio.
Ma stiamo attenti a non caricare questi giorni di troppe attese e di rimanere poi delusi: "E' passato (riferendosi al Natale) anche quest'anno!" (ecco la frase della delusione).
Vi racconto una storia. Una sera un uomo venne a sapere che Dio stesso in persona sarebbe venuto a trovarlo. "Da me?", si preoccupò, "nella mia povera e incasinata casa?". Si disse: "Non posso ricevere visite in questa indecenza. E' tutto sporco!". Il giorno successivo non andò al lavoro, spalancò porte e finestre e cominciò a spazzare e a risistemare con energia tutta la casa. Chiese anche aiuto: "Amici, qualcuno mi aiuti a mettere in ordine". All'inizio non arrivò nessuno. Taci, che per fortuna una buon'anima a metà mattina arrivò e i due lavorarono fino a sera. "Non finiremo mai", diceva l'uomo. "Finiremo, finiremo!", rispondeva l'aiuto. Lavorarono tutto il giorno, fianco a fianco, per tutto il giorno. E, finalmente, la casa pareva messa a nuovo, lustra e profumata. Quando scese il buio l'uomo disse al suo aiutante: "Fermati a cena e... grazie sai! Pensa che aspetto una persona importante. Pensa che aspetto Dio". "Allora l'altro lo guardò e gli disse: "Ma pensa che Dio è da stamattina che è qui con te". L'uomo all'inizio rimase esterrefatto, poi si fece una gran bella risata e insieme mangiarono e fecero festa.
Dio è qui fra di noi. Dio è qui stasera. Se non lo vedi stasera non lo vedrai mai. Non farti fantasie strane o utopistiche su di lui. Dio è qui. "Non cercare Dio, ci sei immerso". Riesci a sentirlo qui stasera? Riesci a vederLo? Lo percepisci? Lui è qui: guardati attorno perché Lui è qui. La differenza la fanno i nostri occhi e cosa vedremo.

Molte persone pensano che il Natale sia il 25 dicembre. Sì, è vero, ma non del tutto. Perché il Natale, che noi celebriamo stasera non è il 25/12 ma ogni volta che tu nasci.
E' un po' come il compleanno: si festeggia un giorno perché si ha bisogno per un giorno all'anno di festeggiarsi, di sentire la propria importanza, di essere al centro dell'attenzione, di percepire l'amore di chi c'è vicino. Ma ogni giorno si vive; ogni giorno si mangia; ogni giorno si respira; ogni giorno si ama.
Noi celebriamo oggi la nascita di Gesù (dell'anima, del Bambino Divino) ma oggi è solo il compleanno. Poi ce ne dobbiamo prendere cura ogni giorno altrimenti è solo una buffonata.
Facciamo festa oggi, come si fa festa il giorno del compleanno, a chi si ama. Ma ricordiamoci che, come chi si ama lo si ama ogni giorno, così del Bambino bisogna prendersene cura ogni giorno.

Gesù, storicamente parlando, è nato certamente a Nazareth in Galilea e lì ha vissuto i primi anni. Poi si spostò a Cafarnao sulle rive del lago di Galilea.
La provenienza da Nazareth fu un marchio per tutta la vita: "Nessun profeta può venire dalla Galilea", disse il sinedrio. Era chiamato il Nazareno; si dice che Nazareth "è la sua patria" (Mc 6,1). Gli diranno: "Che cosa può venire di buono da Nazareth?"; "Studia e vedrai che dalla Galilea non sorge alcun profeta!" (Gv 7,52) gli dirà Nicodemo.
Lc ambienta la nascita a Betlemme per mostrare che Gesù è il Davide tanto atteso. Era stato promesso che da Betlemme di Efrata sarebbe nato il Messia, e così è.
La storia di Maria e Giuseppe che non trovano posto nell'albergo e che nessuno li vuole; gli angeli che cantano nella volta celeste: "Gloria a Dio e pace in terra"; l'asino, il bue, (che non sono mai stati scritti nel vangelo), i pastori, la mangiatoia, i Re Magi, niente di tutto questo è successo storicamente.
Vi secca un po' che sia così? Era così bella quest'immagine poetica del Natale, magari con la neve! Vi sorprende? "Ma come, ci hanno sempre detto... e, invece...". Siete un po' senza parole? Ci si sente traditi. Conosco questa sensazione, l'ho passata anch'io quando ho aperto gli occhi: non è bella vero!
Gesù non è nato neppure il 25 di dicembre e neppure a mezzanotte. Il fatto che i pastori vegliassero di notte ha fatto pensare ad una nascita notturna (messa di mezzanotte). Ma certamente Gesù non poteva essere nato il 25 dicembre visto che il gregge passava la notte all'aria aperta da marzo a novembre e che in dicembre, quindi, faceva troppo freddo. Gesù è nato il 25 dicembre non perché sia nato quel giorno lì ma perché il 25 di dicembre i Romani celebravano la festa del Natalis solis invicti (la festa del sole nascente e vittorioso). E chi più di Gesù è il sole nascente e radioso nella notte del mondo?
La grotta? La parola katalyma (2,7) fa capire che era la stalla degli animali.
E la mangiatoia? La mangiatoia nella Palestina non è mai una cesta messa a terra come si vede nelle immagini natalizie ma è attaccata al muro.
I pastori (2,8)? Non c'era nessun pastore il giorno della nascita di Gesù. Ma poiché Davide era un pastore e Gesù era quel Davide tanto aspettato, allora Lc fa sì che quell'attesa del nuovo Davide, quell'attesa dei pastori sia finalmente esaudita.
Il censimento (2,1)? Non ci sono prove chiare di un censimento a tutto l'impero romano sotto Augusto e si ignora un censimento in Palestina all'epoca di Gesù. Quirinio non era ancora legato in Siria (dal 6 d.C.).
La stella? Contraddice tutte le leggi astronomiche.
E... ancora: perché ci si doveva far registrare nella città degli antenati e non nella propria di residenza? E perché avrebbero dovuto recarsi anche le donne che non avevano valore giuridico (2,5)?
E Giuseppe aveva possedimenti a Betlemme (solo in questo caso avrebbe dovuto andare a Betlemme 2,4)? Ma se avesse avuto possedimenti a Betlemme com'è spiegabile che non vi trova alloggio (2,7)?
Perché Maria avrebbe dovuto accompagnarlo e affrontare le difficoltà del viaggio pur trovandosi incinta? Perché Maria medita e custodisce ciò che le succede, se aveva già tutto chiaro dall'annuncio dell'angelo?
Vi delude tutto questo? Vi lascia un po' sconcertati? Un po' amareggiati? Era meglio non saperle certe cose? Ma allora? Ma allora è tutto falso ciò che è scritto? Che cosa dobbiamo vedere allora in questa notte di Natale? E' tutta una finzione? Se ti fermi agli occhi fisici, se ti fermi alla razionalità allora la risposta è: "Sì". Se non conosci il linguaggio dell'anima, allora è tutta una bella e poetica bugia.

Questo vangelo tenta di dire con queste immagini che Gesù è davvero il Figlio di Dio (nel Natale infatti noi celebriamo l'Incarnazione, il Dio che si fa uomo, l'uomo realizzato in Gesù al massimo grado); tenta di dire cosa significa realizzarsi come uomini e tenta di dire che anch'io devo diventare suo figlio e far nascere il Dio che mi abita.
Sotto le varie figure che vi sono rappresentate il vangelo nasconde il segreto dell'essere umani: se vuoi carpire il segreto per diventare pienamente te stesso, per diventare uomo, entra dentro a questo vangelo.
Il vangelo di Natale non narra la nascita di Gesù, che non è avvenuta così, ma la nascita di chi vuol diventare uomo vero dal punto di vista di Dio. Prendiamo gli elementi essenziali: Gesù, Maria, Giuseppe, il bue e l'asino. Tu sei Gesù, tu sei Maria, tu sei Giuseppe, tu sei l'asino, tu sei il bue. Se vuoi nascere (dal punto di vista di Dio, interiore, spirituale, dell'anima) devi integrare (in-te-grare vuol dire lett. "far nascere in te") in te questi personaggi.

Gesù è il mio Bambino Divino. Dio vuole nascere in me? Ma come viene? Non viene già sviluppato, grande, forte. Quando viene è la cosa più piccola, inerme, impotente del mondo: un bambino.
Gesù nasce come un bambino. Non poteva nascere già grande? Non poteva nascere già forte? Non poteva nascere già potente? Non poteva nascere con un esercito e tanti soldi? Sì, poteva forse anche farlo ma cosa ci sarebbe servito? Cosa avrebbe avuto in comune con noi?
Il Natale è un Bambino. Tu sei un bambino. La tua anima/Gesù è piccola come un bambino. Cosa ne farai? Tutti vogliono essere grandi; tutti vorrebbero già avere questa dote o capacità: nessuno vuole essere piccolo.
Puoi accettare di essere piccolo? Puoi accettare che questa cosa deve ancora crescere in te? Puoi accettare di aver bisogno di aiuto? Di essere vulnerabile? Di essere fragile? Di aver bisogno di piangere? Di sbagliare? Di avere sentimenti contrastanti? Di non saperti capire? Di aver bisogno d'amore? Tu vuoi essere grande e non sei capace di essere bambino! "Se non diventerete come bambini (non infantili!) non potrete entrare nel regno di Dio". Non è proprio possibile. Tutto ciò che è grande all'inizio fu solamente piccolo.
Accogliere Gesù Bambino vuol dire accettare di essere piccoli, fragili, prendersi come si è e non volersi già grandi, già fatti. Vuoi ancora far nascere Gesù Bambino dentro di te? Vuoi tutto questo?

Perché il Bambino cresca ci dev'essere Maria. La tua anima ha bisogno di "Maria". Maria, Myriam vuol dire sia "amarezza" (mara) sia "principio di vita" (delle acque).
All'inizio della storia, nel libro della Genesi, le acque ricoprivano tutto; poi Dio divise le acque e nacquero il mare e il cielo.
L'acqua ha due sensi: è l'indefinito che deve ancora formarsi. All'inizio del tempo c'era tutto, ma era ricoperto dalle acque (Genesi). Il diluvio è il ricoprire ogni cosa: c'è tutto, ma il compito è quello di prosciugare le acque, cioè di far venire fuori ciò che c'è sotto. Nel seme c'è tutto anche se non è ancora niente: deve venire fuori. Il bambino dentro al ventre della madre ha già tutto: ma non è niente se non nasce.
L'acqua, infatti, è il segno della nascita, del passaggio. Gli ebrei sono passati per l'acqua del Mar Rosso per liberarsi dalla schiavitù e indirizzarsi verso la terra promessa. Nell'acqua del battesimo nasciamo alla vita cristiana. L'acqua benedetta segna il passaggio, l'entrata in chiesa o nella preghiera. La rottura delle acque segna l'inizio della nascita.
Se non si nasce la vita rimane amara. Perché sei triste, insoddisfatto? Perché non sei nato. Dovevi compiere un passaggio e, invece, per paura, per timore, per terrore del giudizio o di osare o di chissà cos'altro non lo hai fatto. Così sei rimasto dov'eri e non sei nato. Ma non nascere vuol dire semplicemente morire.
Maria accompagnerà sempre Gesù in tutta la sua vita Gv 19,25: "Stavano presso la croce di Gesù sua madre...". Il perché è chiaro: perché Maria è il principio di vita, il dover nascere.
Maria è il simbolo della nascita, dell'essere madre: in ogni tappa della vita tu devi nascere. L'anima, il mio uomo interiore, deve nascere in ogni fase della vita. Sempre bisogna nascere e rinascere.
La vita è semplice: o si nasce o si muore. Bisogna compiere i passaggi che la vita ci chiama a compiere, altrimenti ci si fossilizza, ci si ferma, ci si sclerotizza.
L'anima/Gesù ad un certo punto ti sussurra: "Sei ancora dipendente dal giudizio degli altri; hai ancora bisogno di far colpo, di essere al centro dell'attenzione; non stai in piedi sulle tue gambe". Devi nascere? Che si fa?
Una donna ama, ricambiata, un uomo divorziato. Lei è religiosa e il fatto che lui sia in questa condizione la turba parecchio. Sua madre proprio non ne vuole sapere. Che si fa? Si sceglie l'amore o la legge? Si accetta la delusione materna e ci si prende le proprie responsabilità o si rinuncia a vivere?
Una signora anziana a sua figlia: "Guarda che io muoio se non mi vieni a trovare tutti i giorni!". E la figlia cade nel gioco della madre e dice: "Non posso farle questo; non posso deluderla, è mia madre!".
Ti sei sposato e hai fatto famiglia. Adesso hai quarant'anni e ti accorgi che in realtà non hai mai vissuto, che hai fatto sempre il bravo bambino, che hai sempre vissuto fuori di te. Che si fa? Si nasce?
L'anima/Gesù ti urla: "Non senti che stai soffrendo? Non senti che mi stai uccidendo, che fai di tutto pur di non prenderti cura di me, di ascoltarmi? Neppure ti accorgi di avere un'anima e un cuore?". Si nasce?
L'anima/Gesù ti sussurra: "Sei vuoto come una cisterna secca!". Devi nascere. L'anima/Gesù ti sussurra: "Non vedi che la tua vita non va! Perché insisti e ti incaponisci a vivere così? Non va!". Che si fa? Si nasce? Si cambia? L'anima/Gesù ti mostra che sei sempre nervoso, facilmente irritabile, "scattoso", rabbioso: è chiaro che sei tormentato. E' chiaro che c'è qualcosa che vuole uscire. Che si fa? Si nasce? L'anima/Gesù ti ordina: "Scegli... fai la tua scelta... non vivere adattandoti... lascia ciò che è morto... cambia ambiente, casa, gruppo, amici, situazione, lavoro... tronca quel rapporto... iniziane uno nuovo... lascia andare chi deve andare". E tu sai che dovresti farlo; tu sai che quella sarebbe la vita. Che si fa? Si nasce? L'anima/Gesù ti invita: "Adesso ti ritroverai da solo ma non puoi aggrapparti a tua figlia: lasciala andare". Oppure: "Le cose cambiano: lascia andare quella persona per la sua strada". Lo si fa? Si nasce?
Maria è il "principio di vita", colei che fa nascere il nostro bambino divino, la nostra anima. Se non c'è Maria allora la vita diventa amara e buia. Se non si nasce, si muore. C'è sempre bisogno di Maria, in ogni giorno della nostra vita, che ci dica: "Nasci! Fallo! Passa! Vai avanti!".

Poi c'è Giuseppe. Il nome Giuseppe (yasof) vuol dire sia "aumentare" che "porre dei limiti". Nel vangelo, inoltre, Giuseppe è colui che difende Gesù, che lo protegge da Erode e dai nemici.
Quando poi Gesù diventa grande, Giuseppe scompare. E' ovvio: perché Gesù, grande, non avrà più bisogno di qualcuno che faccia per lui, che lo difenda, ma farà da sé, sarà autonomo.
Il primo compito di Giuseppe (di ogni padre) è di far aumentare il proprio figlio, di farlo fiorire e germogliare. Non di farlo diventare come vuole lui, ma di aiutarlo a crescere per quello che è. Non di ingrossarlo, di farne una fotocopia, una emulazione ("è come suo padre!" e ne va fiero!), la realizzazione delle proprie aspettative, ma di far crescere quello che il figlio è. Questo vuol dire rispettarlo: "Sei così e non ti cambio. Faccio crescere la pianta che sei e non quella che vorrei io".
E per l'anima, per il bambino divino che c'è in me, cosa vuol dire tutto questo?
L'anima desidera. L'anima non smette mai di desiderare. Come l'amore, l'anima vuole sempre crescere. Sviluppare il proprio bambino vuol dire non accontentarsi mai, ma essere sempre in viaggio, sempre in una continua (non ansiosa) crescita, nel desiderio di diventare sempre più veri, puri, purificati. L'anima vuole "aumentare" sempre perché vuole amare sempre di più, entrare sempre di più, unirsi sempre di più, perché "l'anima cerca il Dio Vivente".
Le persone a volte dicono: "Ma fino a dove devo arrivare?". E 'una frase che rivela l'assenza di desiderio. Lo scopo non è arrivare (non si arriva mai), ma cercare, trasformarsi, diventare sempre più ciò che si può essere. Un'anima è viva solo se desidera conoscere, capire, cambiare, cercare, appassionarsi.

Il secondo compito è quello di difenderlo. Giuseppe prenderà il suo bambino e lo porterà in Egitto (e noi capiamo bene cosa voleva dire fare un viaggio del genere a quel tempo).
Cosa vuol dire? Difendi la tua anima, non lasciarla in balia degli Erodi di turno della vita. Ciò che si ama si difende. Ciò che si ama, lo si custodisce gelosamente. A ciò che si ama si dedica tutto l'amore e le attenzioni possibili. Custodisci i tuoi tesori perché altrimenti ti verranno sottratti.
C'è una donna che passa due-tre ore ogni giorno a sistemare la sua collezione di bambole. Sono i suoi tesori.
Sì lo so c'è la casa, i figli, le tasse, il lavoro, la tv, la stanchezza, il freddo, tutto vero! Ma se non dai tempo alla tua anima, a far crescere il tuo bambino interiore, lui muore. Se non lo difendi dagli attacchi corrosivi di tutto questo, lo perdi.
Quand'eravamo piccoli giocavamo con una corda attaccata ad un albero. Facevamo come Tarzan con le sue liane (è che noi non eravamo Tarzan!). I nostri genitori ci dicevano sempre: "State attenti perché la corda è vecchia prima o poi si rompe e voi fate un volo" (certo che potevano anche toglierla se sapevano che era sfilacciata! Va beh!). Ma noi niente; tutti i giorni a fare Tarzan. Ma un giorno non tenne più e si ruppe per davvero. Per uno di noi fu un tonfo terribile.
E' così: se tu non difendi il tuo bambino, viene un giorno in cui lo perdi, in cui non c'è più niente da fare.

Il terzo compito è di dargli delle regole, dei limiti. E' importante in una famiglia che il padre dia a suo figlio dei limiti, dei paletti, perché il figlio deve imparare che non può far tutto nella vita, che non tutto gli è dovuto, che non è solo a questo mondo. Altrimenti cresce egoista, uno che vede solo sé, uno che si crede il centro dell'universo e che tutto e tutti gli devono ruotare attorno.
Il padre insegna le regole della convivenza civile; il padre è un argine, uno che ti fa crescere. Da una parte spingendoti ad osare, a provare, a rischiare, uno che ti butta fuori e che ti dice: "Provaci! Fallo! Questa cosa adesso la fai perché ti fa bene anche se hai paura, ecc". Uno che ti dice: "Fuori di qui perché devi imparare a vivere". Ma dall'altra parte ti dice: "Questo sì e questo no". "Vicino al fuoco no, anche se piangi. Punto e chiuso". Allora il figlio impara i suoi limiti, i suoi confini, impara ciò che può fare e ciò che non può fare, impara a vivere con le altre persone del mondo.
Cosa vuol dire tutto questo per il mio Bambino Divino? L'anima ha bisogno di disciplina.
Ogni giorno io devo pregare un po', ritagliarmi del tempo di silenzio per stare con me, fermarmi, ascoltarmi e sentire la Sua voce. "Ma è difficile! Non c'è tempo! Ma si è stanchi!". In certi giorni mi devo dire: "Lo devo fare anche se non ne ho voglia; anche se mi costa; anche se mi è difficile o sono stanco".
"Ma tutti i lunedì c'è l'incontro? Ma alla sera? Ma è impegnativo? Ma devo correre per arrivare? Ma mi costa?".
Ma se un calciatore o uno sportivo non si allena almeno sei-otto ore al giorno, come credi tu di poter far crescere il tuo Bambino senza allenamento? Per ogni cosa grande ci vuole disciplina e applicazione.
E' come lo studio: a volte, per ottenere il risultato, bisogna studiare anche se non si ha voglia. Altrimenti non si fa niente.
Quando si tratta di pregare, di conoscermi, di guardarmi dentro, di sentire le mie emozioni mi servono delle regole che mi dicono: "Adesso lo fai e non si discute". E poi me ne servono delle altre che mi dicono: "Questa cosa no, perché ti fa male. No, perché ti distoglie da te. No, perché non ti aiuta":

L'asino è il simbolo dell'ascolto. Per tutte le culture antiche aveva questo senso per via delle sue grandi orecchie.
Un berretto d'asino veniva dato un tempo allo scolaro che non sapeva ascoltare. Per questo oggi si dice: "Sei un asino, un somaro". Ma in realtà gli veniva dato non perché provasse vergogna ma perché imparasse dall'asino ad ascoltare.
L'asino vuol dire: "Ascoltati, ascolta, fai silenzio, percepisciti". Più uno parla e meno si sente. Perché non si possono fare due cose in contemporanea (parlare ed ascoltare). O ti parlo o ti ascolto.

Il bue, invece, rappresenta in tutte le culture la forza. Ma non come il toro la forza senza controllo, ma una forza impiegata per il bene dell'uomo.
Il bue vuol dire: "Tu hai una forza enorme dentro di te. Tu sei potente. Tu sei un re. Tu sei grande. Se prendi paura di questa forza, la trattieni, la reprimi e non la utilizzi, se non la conosci, come per il toro, diventa pericolosa. Ma se diventa come quella di un bue, tu hai una potenza dentro di te, sappilo".

Vedere il Natale così è più impegnativo. Puoi accogliere Giuseppe, Maria, il Bambino, l'asino e il bue che vivono dentro di te? Li farai nascere? Li farai morire? Che storia, che vangelo tu scriverai?

Pensiero della settimana
Attesa... nausea... paura... movimenti... pensieri... preoccupazioni... speranza... doglie... dolore... parto... sangue... urla... nascita:
"Ben arrivato!", Uomo.