Omelia (31-12-2000)
Totustuus
Omelia per il 31 dicembre 2000 - S. Famiglia (Anno C)

NESSO TRA LE LETTURE

Quale altro concetto può riassumere i testi di questa domenica, se non quello della famiglia? Si parla della famiglia di Dio: Dio Padre, il Figlio di Dio, e gli uomini resi figli di Dio per mezzo della fede (seconda lettura, vangelo). Nella prima lettura e nel vangelo si menzionano due famiglie, tra le quali sembra esserci un certo parallelismo, con alcune somiglianze e con molte differenze. Sono la famiglia di Anna e quella di Maria. Ad entrambe le donne, Dio concesse un figlio in un modo singolare. Il profeta Samuele ad Anna, Gesù di Nazaret a Maria.
MESSAGGIO DOTTRINALE

La famiglia di Dio. Quando parliamo della famiglia di Dio, non possiamo farlo se non in modo analogico. In Dio, per esempio, non esiste la sessualità, e per questo non c'è un padre da una parte e una madre dall'altra. In Dio non esiste neppure la molteplicità di natura, conseguentemente una stessa ed unica natura viene partecipata dal Padre e dal Figlio. Ciononostante, la rivelazione ci parla di Dio come Padre, di Gesù Cristo come Figlio naturale di Dio, e dei cristiani come figli adottivi di Dio. I tratti più belli e pieni del padre e della madre: il loro amore generoso, disinteressato, la loro capacità di donazione, la loro fecondità, la dedizione ai figli, il loro desiderio ardente che crescano sani e che siano felici, questi ed altri aspetti si trovano in Dio in modo eminente. Allo stesso modo, brillano nel Figlio di Dio l'affetto e l'obbedienza filiale, la gratitudine, il volere e cercare ciò che è gradito al Padre, l'intimità e l'assoluta fiducia nel Padre. Il cristiano è figlio nel Figlio, e, pertanto, il Padre riconosce come figli soltanto quelli che hanno incarnato gli stessi tratti filiali di Gesù Cristo, suo Figlio. San Giovanni, di fronte a questa realtà della famiglia divina esclama, come estasiato: "Guardate quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!" (seconda lettura). E nel vangelo, Gesù, ritrovato nel tempio dopo tre giorni di ricerca da parte dei suoi genitori, dice loro: "Non sapevate che dovevo occuparmi delle cose del Padre mio?". È importante elevarsi fino alla famiglia di Dio perché, in un certo modo, è l'archetipo della famiglia umana.

La famiglia di Anna e di Maria. Due famiglie di cui ci parla la Bibbia! Una, quella di Anna, appartiene all'Antico Testamento; l'altra, quella di Maria, al Nuovo. Entrambe le famiglie: Elkana ed Anna, Giuseppe e Maria, erano giusti agli occhi di Dio. Anna era sposata e non poteva aver figli, essendo sterile, Maria era promessa a Giuseppe ed era vergine. Anna chiede a Javeh che le conceda un figlio, Maria gli chiede che si faccia in tutto la sua volontà. Dio ascolta la preghiera di Anna, rendendo fecondo il suo seno; Dio compie la sua volontà con Maria, rendendola madre senza cessare di essere vergine. Samuele, figlio di Anna, occupa un posto rilevante nella storia della salvezza; Gesù, figlio di Maria, ne occupa il vertice e la pienezza. Elkana è il padre naturale di Samuele, Giuseppe è soltanto il padre legale di Gesù. Samuele, a tre anni, venne portato al santuario di Silo, davanti a Javeh, e consacrato a lui per tutta la vita. Gesù fu consacrato a Javeh a quaranta giorni dalla sua nascita, e visse trent'anni a Nazaret con i suoi genitori. Samuele visse nel santuario al servizio di Javeh; Gesù, a dodici anni, rimase nel tempio senza che i genitori lo sapessero, lasciò stupefatti i maestri per la sua intelligenza e le sue risposte e, a Maria e Giuseppe rispose con una domanda enigmatica: "Perché mi cercavate? Non sapevate che dovevo occuparmi delle cose del Padre mio?". Della relazione di Samuele con i suoi genitori il libro sacro non ci dice nient'altro; Gesù, al contrario, visse a Nazaret con i suoi genitori fino all'età di trenta anni, in atteggiamento di obbedienza filiale. Nei due casi, si mette in evidenza un elemento comune: tanto nella famiglia di Anna, come in quella di Maria, Dio conta e si conta su Dio. Le condizioni culturali e sociologiche della famiglia possono cambiare enormemente, ma il fatto che Dio conti e che si conti su Dio costituisce un aspetto essenziale di ogni famiglia, in qualsiasi condizione culturale, politica o sociologica.

SUGGERIMENTI PASTORALI

Essere e fare famiglia. Innanzitutto, essere famiglia. E questo vuol dire un padre, una madre e almeno un figlio e, se di più, meglio. Pur dando per scontato il mio rispetto per ogni essere umano, in qualsiasi stato o condizione, penso che si debba essere chiari e chiamare le cose con il loro nome. Per questo, ritengo che una donna sola con un bambino, non È famiglia, come non lo è nemmeno, anche se questi casi oggi come oggi sono rari, un uomo solo con un bambino. Penso che due lesbiche con un bambino non SONO famiglia, come non lo sono nemmeno due omosessuali con un bambino. In questi casi, la maggior parte delle volte, se non tutte, Dio non conta, né si conta su Dio.

In secondo luogo, essendo famiglia, fare famiglia. Cioè, costruire giorno dopo giorno, mattone dopo mattone, l'edificio familiare. La famiglia si costruisce con la collaborazione di tutti i suoi membri, e compiendo ciascuno le sue proprie funzioni di padre, madre e figli. Se le funzioni o i ruoli si traspongono o si alterano, non si costruisce la famiglia. Per esempio, se i genitori sono quelli che obbediscono ai capricci del figlio o dei figli, o se i figli soffrono non poche volte i capricci dei genitori (divorzio, un'amante...). L'edificio della famiglia non si finisce mai di costruire, è un compito di tutta la vita. È un compito che esige il sacrificio degli uni e degli altri (sposi, genitori, figli) per rendersi scambievolmente tutti felici.

Salvate la famiglia! Che la famiglia sia attaccata da molte parti, risulta alquanto ovvio. Che fino ad ora l'istituzione familiare abbia resistito bene agli attacchi, benché molti siano caduti nella battaglia, è anche vero. Sembra sempre più chiaro a politologi, sociologi, e ad uomini dei mezzi di comunicazione di massa, che la voce unanime della Chiesa cattolica, da sempre, ma più intensa a partire dal secolo XX, per salvare la famiglia, per salvare la società e l'uomo, sia una voce profetica e piena di sapienza, che si deve ascoltare. Al momento di portare a termine il giubileo dell'Incarnazione del Verbo, la Chiesa e tutti gli uomini retti e giusti, debbono levare la loro voce molto in alto per gridare: "Salviamo la famiglia!". Si deve salvarla dal linguaggio equivoco che la insidia da ogni parte. Si deve salvarla da tutti i virus che la distruggono: divorzio, infedeltà, mentalità edonista, individualismo egoista. Si deve salvarla promuovendo il senso della famiglia, valutando la ricchezza umana e spirituale della famiglia. Si deve salvarla formando i giovani nell'amore, nella responsabilità, nel dono di sé e nella capacità di donazione. Si deve salvarla, offrendo diversi modelli di autentica famiglia. Nessuno se ne escluda. Ciascuno ha la sua parte in questo grande compito di salvare la famiglia.