Omelia (14-01-2001) |
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Omelia per il 14 gennaio 2001 - 2a dom. T. Ordinario Anno C NESSO TRA LE LETTURE L'immagine delle nozze occupa un posto centrale nella liturgia di oggi. Nel vangelo si parla delle nozze di Cana, ma soprattutto si insinua Gesù come sposo. Gerusalemme non sarà chiamata "Abbandonata" né "Devastata", ma sarà chiamata "Sposata", e la sua terra avrà uno sposo (prima lettura). La comunità cristiana, sposa di Cristo, gode della diversità di carismi che l'unico e medesimo Spirito sparge su di lei per metterli al servizio di tutti, e che costituiscono il dono nuziale di Cristo sposo (seconda lettura). MESSAGGIO DOTTRINALE LA PREFIGURAZIONE SPONSALE DEL MESSIA. Nell'Antico Testamento si menziona con frequenza la figura dello sposo per parlare delle relazioni di Javeh con il suo popolo Israele. Dio, in quanto sposo, mostra da una parte gelosia verso il suo popolo; una gelosia, che si manifesta come castigo, quando la sposa non corrisponde; un castigo di purificazione e che invita a ritornare al primo amore. D'altra parte, Dio si rivela come sposo fedele, che, nonostante tutto, mantiene la sua parola di alleanza, di indissolubilità e di lealtà. Infine, è uno sposo che trabocca di gioia nello stare col suo popolo e nell'accompagnarlo nelle sue vicissitudini. Poiché Javeh è geloso, Gerusalemme venne abbandonata da Lui e devastata dai suoi nemici; poiché è fedele, tornerà ad essere chiamata "sposata". Poiché è uno sposo gioioso, infonde e sparge codesta medesima gioia in tutto Israele, come un dono prezioso e magnifico per la sposa. La figura sponsale di Javeh, con le tre caratteristiche indicate, prepara la rivelazione di Gesù come sposo della Chiesa nel Nuovo Testamento. È GIUNTA L'ERA MESSIANICA. Nel Nuovo Testamento il messia appare sotto la figura dello sposo. Nel testo delle nozze di Cana, Gesù è insinuato come sposo nelle parole del maestro di sala allo sposo: "Tutti servono per primo il vino buono e, quando già sono ubriachi, quello meno buono. Ma tu hai conservato il vino nuovo fino ad ora". In realtà, il "tu" si riferisce non tanto allo sposo, quanto a Gesù. Questo testo è importante, dato il carattere programmatico che possiede nella struttura del quarto vangelo. C'è qualcosa di caratteristico, in questa figura di Gesù sposo? 1) Certamente, il potere di cambiare l'acqua in vino allude all'incipiente gioia e pienezza di grazia del Regno di Dio. L'acqua dell'Antico Testamento, del messia atteso, si trasforma in vino del Nuovo Testamento, del messia giunto. 2) L'abbondanza messianica. Gesù non trasforma in vino pochi litri d'acqua, ma una grande quantità (240 litri). La sovrabbondanza e generosità di Gesù all'inizio della sua vita pubblica caratterizzerà il resto della sua esistenza terrena e la vita stessa del cristianesimo, di cui costituirà un elemento strutturale. 3) Il messia sposo manifesta la sua gloria ai discepoli, che hanno creduto in lui. La gloria dello sposo è proprio il donarsi in pienezza alla sposa, e, in questa maniera, iniziare una nuova era di relazioni di Dio con l'umanità: l'era cristiana. IL DONO NUZIALE DEL MESSIA-SPOSO. Il dono nuziale è il simbolo dell'alleanza tra gli sposi. Il dono che Gesù-sposo offre alla Chiesa-sposa sono i carismi, che concede mediante il suo Spirito. Tutti e ciascuno dei carismi Cristo li dona alla sua Chiesa, affinché possa realizzare la sua vocazione sponsale. Lo Spirito distribuisce questi carismi con grande libertà, ma allo stesso tempo indirizza tutti loro all'utilità comune di tutta la Chiesa. Con essi, la Chiesa può garantire la sua fedeltà all'alleanza sponsale con Cristo. A maggior abbondanza di carismi nella Chiesa, maggior possibilità di realizzare con perfezione la sua vocazione sponsale e la sua missione di sacramento universale di salvezza tra gli uomini. SUGGERIMENTI PASTORALI LA GENEROSITÀ, VIRTÙ CRISTIANA. Dare e darsi, donare e donarsi, donazione, generosità... sono parole frequenti nel vocabolario dei cristiani. Le ascoltiamo non poche volte nelle omelie, nella catechesi, nella conversazione quotidiana. Grazie a Dio, non sono soltanto parole, ma una vera realtà nella Chiesa. C'è la generosità nel dare parte dei propri beni. Non c'è dubbio che i cristiani dei paesi ricchi danno notevoli quantità di denaro ed altri beni economici ai cristiani e non cristiani dei paesi poveri, o che soffrono il flagello della guerra o delle calamità naturali. È immenso il bene che fanno la Caritas internazionale, Adveniat, Kirche im Not, Missio, I Cavalieri di Malta, i Cavalieri di Colombo, e tante altre istituzioni benefiche di carattere nazionale o internazionale. C'è la generosità del dare se stessi. Quanti missionari e missionarie, quante volontarie e volontari, che danno la loro vita, fuori della propria patria, in paesi lontani, in mezzo a grandi difficoltà, con il rischio perfino di finire la vita crivellati di pallottole o sotto la lama del machete! Tutti loro hanno marciato verso i propri destini disposti a perdere la vita, se è necessario, per guadagnarla di nuovo in Cristo. C'è la generosità interiore, la generosità del cuore nei confronti di Dio, con il vicino, con il figlio malato di aids o tossicodipendente, con il marito in stato terminale, con la madre anziana che non può più badare a se stessa. Tante persone che forse non danno denaro, o ne danno poco, perché non ne hanno, e non partono nemmeno come missionarie o volontarie verso altri paesi, ma che danno se stesse, danno il loro affetto, la loro pazienza, la loro disponibilità, il loro tempo, la loro virtù, la loro scienza... LA NUOVA ERA COMPIE DUEMILA ANNI. In questi ultimi decenni si è parlato molto di nuova era (New Age). È un movimento culturale e religioso recente, che si oppone come alternativa al cristianesimo. Secondo esso, il cristianesimo ha compiuto il suo ciclo vitale, scritto nello zodiaco, e il nuovo ciclo sta già alle porte, il ciclo dell'acquario, che instaurerà una nuova era nella storia dell'umanità. È un movimento confuso e diffuso, senza struttura e senza fusto, ma che, come la nebbia, penetra in tutti gli spazi: arte, mezzi di comunicazione, cinema, religione, istituzioni, ecc. È un nuovo messianismo con ornamenti di scientifico e di spirituale allo stesso tempo. Di fronte a tale situazione, sommariamente descritta, è necessario affermare che di messia ce n'è uno solo, e che tale messia atteso dal popolo di Israele e dalle nazioni è già arrivato duemila anni fa con l'incarnazione del Verbo in Gesù di Nazaret. Che la nuova era cominciò con Gesù Cristo Messia, e che, dopo duemila anni, continua ad essere assolutamente nuova, perché non è tanto opera degli uomini, quanto di Dio stesso. Attenti alla moda della nuova era, e alla nuova era di moda! |