Omelia (06-01-2008)
mons. Ilvo Corniglia


La parola - chiave per interpretare il mistero del Natale è l' "Incarnazione": il Figlio di Dio si è fatto uomo per legarci a sé e fare di noi altrettanti Lui, cioè figli di Dio. Oggi il medesimo mistero lo contempliamo da un'altra angolazione: Epifania cioè manifestazione. Dio che, parzialmente e in modi diversi, si era rivelato nella natura e nella storia, ora si è manifestato pienamente in Gesù. In Lui Dio ci ha detto tutto e donato tutto, anzi si è detto tutto e si è dato tutto. Gesù è la rivelazione palpabile, definitiva di Dio Amore in quello che dice, che fa e che è: "Chi ha visto me ha visto il Padre" (Gv. 14,6). Questa manifestazione di sé in Gesù Dio la offre non a un popolo privilegiato, ma a tutti gli uomini di ogni tempo. Nessuno può dire: "Io sono escluso. Per me il Salvatore non è venuto".

I "Magi", di cui il Vangelo non riferisce né il numero né i nomi né la patria, non sono ebrei. Con ogni probabilità sono sapienti, studiosi degli astri, scrutando i quali cercano di discernere la volontà di Dio. Provengono dall' "Oriente" e affrontano i disagi di un viaggio lungo e faticoso verso la Terra Santa per "adorare" il Re che è nato. Rappresentano tutti i pagani, chiamati a credere in Cristo. Rappresentano noi. Inaugurano il pellegrinaggio di tutti i popoli (annunciato dal profeta Isaia: I lettura) verso Gerusalemme, la città tutta luce, perché riempita dalla presenza del Signore. Qui nell'incontro con Lui si ritrovano fratelli e si scambiano le ricchezze della loro cultura e delle loro tradizioni. Questa nuova Gerusalemme è la Chiesa, dove è presente Gesù: in Lui Dio si manifesta e si fa incontrare.
"Cristo è la luce delle genti...La luce di Cristo risplende sul volto della Chiesa" (L.G.1). Il prenderne coscienza riempie l'animo di una gioia umile e riconoscente: perché proprio a me, proprio a noi, è stata data la grazia di abitare in questa città e godere di tanta luce?
E' un dono però che ci carica di una grande responsabilità.
Nei nostri confronti anzitutto.
Ci sono comunità cristiane che assomigliano alla Gerusalemme inondata di luce e polo di attrazione per molti che vengono da lontano, ma non sa vedere la luce in cui è immersa, non sa vedere i doni che ha. E' il caso di comunità che si trascinano stancamente e di singoli cristiani che cercano, magari chissà dove (anche in altre sette o religioni), una verità e un tesoro che qui sono a disposizione, ma non li vedono. I cristiani che lo hanno scoperto devono dire in modo convincente a questi fratelli che la luce "che illumina ogni uomo" è qui: nell'Eucaristia, nella Sacra Scrittura, nella Chiesa, nonostante tutte le ombre e i difetti che offuscano il suo volto.
Responsabilità verso tutti gli altri, specialmente verso molti che sono in ricerca seria della verità. Riescono a vedere la luce di Cristo o noi la nascondiamo, non la lasciamo filtrare attraverso la nostra parola e la nostra vita?. Gesù potrebbe dirmi alla sera della mia vita: "Quella persona, quelle persone avrebbero potuto scoprirmi e incontrarmi, ma tu non glielo hai permesso!". La festa di oggi ci invita, appunto, a ridestare e rinnovare il nostro impegno missionario: "Chi ha incontrato veramente Cristo non può tenerselo per sé, deve annunciarlo...Non tutti vedono la luce di Cristo. Noi abbiamo il compito stupendo ed esigente di esserne il "riflesso"" [NMI 40.54]

Il viaggio dei magi è immagine del cammino di fede e di speranza che l'uomo di ogni tempo intraprende verso Dio. C'è il Salvatore e bisogna affrontare qualunque sacrificio pur di non perdere l'appuntamento con Lui. Dio ha messo nel cuore di ogni uomo un' insopprimibile nostalgia di poterlo incontrare. Per questo la ricerca di Dio è l'atteggiamento più conforme alla natura dell'uomo. Pascal ha scritto: "Io conosco soltanto due categorie di uomini onesti: coloro che, una volta trovato Dio, lo servono incondizionatamente, e coloro che non l'hanno ancora trovato ma lo cercano tenacemente". E aggiunge: "Chi dubita e non cerca è disonesto e anche infelice". La fede resta sempre una ricerca. Il credente non è mai un arrivato, ma è sempre in cammino.
Il racconto evangelico evidenzia il contrasto tra i "lontani" (magi), che cercano e trovano il Salvatore, e i "vicini" (Erode e gli abitanti di Gerusalemme). In questi la notizia portata dai magi, invece che suscitare gioia, provoca turbamento. Le Scritture annunciano il luogo dove deve nascere il Salvatore: Betlemme dista appena 7 chilometri. Ma essi non si muovono. Indifferenza, paura, rifiuto (almeno in Erode)...un leggero sussulto in superficie, un moto di curiosità, l'emozione di un momento. Poi tutto ritorna alla normalità. Nessuna voglia di cambiare le proprie abitudini, nessuna voglia di un cammino diverso. Allora quanti propongono un impegno nuovo sono visti come elementi di disturbo. Quanti fratelli gemelli hanno i cittadini di Gerusalemme nelle comunità cristiane di oggi?
La stella che guida i magi, in definitiva, è simbolo di Cristo luce del mondo. Egli chiama gli uomini a sé attraverso una grande varietà di segnali e di indicatori luminosi. In primo luogo è la parola di Dio la stella che dà gioia: "la tua parola è luce sul mio cammino" (Sal. 119). E' il Vangelo che conduce direttamente al Salvatore Gesù.
A ognuno Dio offre una stella per rischiarargli la strada che porta a Cristo. Anzi, ognuno di noi può essere una buona "stella" per molte persone smarrite e in ricerca.

"Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono". L'incontro pieno col Salvatore avviene nella casa (= la Chiesa). Qui c'è il Bambino, cioè il Signore Gesù, con Maria sua Madre, che è figura e modello della Chiesa. Da lei la Chiesa apprende continuamente l'arte di essere madre di Cristo, cioè di generarlo e donarlo a tutti.
L'adorazione al Bambino: questo gesto esprime rispetto, venerazione, riconoscimento della sua regalità, ma anche giubilo di tutto l'essere. Non si dice forse di una persona amata: "L'adoro"?. L'adorazione è l'estasi dell'amore, che si manifesta anche con la posizione del corpo. Amore che si esterna con i doni offerti. I credenti riconoscono in quel bambino il Dono di Dio e gli offrono i propri doni. E' un bambino, un povero. Ogni dono d'amore offerto a un povero, lo riceve Lui.

- Nella Chiesa Gesù si manifesta soprattutto attraverso il Vangelo. Ogni sua parola che ascoltiamo con attenzione e custodiamo nel cuore è una luce nuova che si accende dentro di noi.
- Il Signore si attende che noi siamo "epifania" di Lui: chi ci incontra possa vedere Lui e sentire il suo cuore. Come fare?
- "Lo adorarono". Quando partecipo all'Eucaristia oppure passo o mi fermo davanti al tabernacolo, adoro veramente il Signore? Per farlo bene, come dovrei essere dentro e nella posizione esteriore?
- "Gli offrirono in dono". Qual è il dono che Gesù gradisce di più da te? Prova a chiederglielo.