Omelia (02-01-2008) |
Monaci Benedettini Silvestrini |
Testimonianza di Giovanni Con lo sguardo fisso su questi due santi vescovi e dottori: Basilio e Gregorio Nazianzeno, ascoltiamo quanto ci viene proposto dalla prima lettura: per fare comunione con il Padre è necessaria la mediazione del Figlio e la mediazione della comunità. E' stata la via che hanno seguito questi due vescovi: Capi di una comunità; e Dottori: fedeli maestri della dottrina della fede. Giovanni si preoccupa perché venga mantenuta integra la fede alle verità annunciate fin dal principio, senza lasciarsi fuorviare da falsi cristi, annunciatori di menzogna. Avvertimento molto attuale per i nostri tempi in cui non pochi, lasciata la sorgente della verità, vanno a dissetarsi in cisterne screpolate, melmose, quali sono le numerose sette che ammaliano, conquistano e poi... lasciano che "veniamo svergognati da lui alla sua venuta". Il brano del vangelo ci presenta Giovanni nella sua testimonianza dinanzi ad una delegazione dei farisei: Chi sei? Sul dubbio che essi hanno della sua vera essenza, Giovanni dissipa ogni nube di ambiguità: Non sono il Cristo, non sono un profeta... sono sola una voce che invita a preparare la via del Signore. Perché allora battezzi? E Giovanni: Io battezzo con acqua... ma in mezzo a voi sta una che voi non conoscete, al quale "io non sono degno di sciogliere il legaccio del sandalo." Giovanni offre un esempio meraviglioso, valido per tutti... in particolare per quanti sono in cura di anime o ricoprono posti di responsabilità nelle comunità ecclesiali, familiari e... anche civili. Si ha la tentazione di voler attirare la gente alla propria persona anziché a Cristo, nel cui nome si è stati inviati e si parla. Si tradisce così la causa del vangelo, le attese delle anime e se stessi perché nessuno è in grado di dare quanto viene chiesto, limitati come si è. L'umile e veritiero atteggiamento di Giovanni ci liberi dalla tentazione di protagonismo. |