Omelia (04-01-2008) |
Monaci Benedettini Silvestrini |
Rabbì, dove abiti? La domanda che fanno i due discepoli di Giovanni a Gesù ha un significato molto più profondo di che la soddisfazione di una semplice curiosità. Essa vuole scendere nelle profondità del Signore per scoprire chi realmente egli fosse, dal momento che Giovanni il Battista lo ha indicato come "Agnello di Dio". Gesù li invita ad rimanere con loro. Una permanenza rivelatrice. Che cosa si saranno detti o che cosa hanno potuto vedere in Gesù? Il cambiamento dei due ci fa intuire che qualche cosa di straordinario deve essere successo. Da questo incontro essi sono pienamente cambiati. Ora comprendono anche le parole del loro maestro Giovanni: Lui deve crescere e io diminuire... Tanto è vero che si fanno subito annunciatori della verità che hanno scoperto: Abbiamo trovato il Messia! Andrea conduce a Gesù il fratello Pietro: E Gesù: «Tu sei Simone, figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)». Un brano dai numerosi spunti di riflessione. Non si può conoscere pienamente il Signore senza "abitare con lui". Ma una volta conosciuto davvero, profondamente, si diventa apostoli come Andrea. Non solo, ma si rompe con il peccato, come ci suggerisce la prima lettura, per appartenere completamente a Lui, rifiutando ogni compromesso con il male e si vive quindi da figli di Dio, camminando nelle giustizia e nella fedeltà al Signore. Diciamo anche noi a Gesù: Signore, dove abiti? Chi sei veramente? Confermaci nella fede della tua divinità, della tua presenza nell'Eucaristia, nella tua Chiesa, nella tua parola, nel fratello che incontro anche per la prima volta nella vita... Tu abiti in tutte queste realtà: che io possa riconoscerti, servirti e adorarti in esse! |