Omelia (06-01-2008) |
Agenzia SIR |
I Magi, presentati dal Vangelo dell'Epifania, nella tradizione popolare sono identificati come "Re" su suggerimento di Isaia 60 e del Salmo 72. Il loro numero si è fissato in "tre" a motivo dei doni che offrirono. Rappresentano anche i tre figli di Noè, ossia tutta l'umanità. Oggi le loro reliquie si trovano a K-ln in Germania, frutto del bottino che il Barbarossa sottrasse a Milano nel 1164. Chi sono i Magi, questi personaggi che irrompono sulla scena natalizia, dall'Oriente a Gerusalemme, dietro il segno di una stella (una profezia?) e che la tradizione popolare ha conservato gelosamente tra i personaggi del presepe? Uomini in cammino, decisi a ricercare, desiderosi di un incontro con la speranza. Dispongono di pochi segni: gli astri, una stella, alcune oscure parole di profeti che indicano Betlemme come luogo e un bambino come Re. I Magi "sapevano e non sapevano", dice il poeta Mario Luzi, procedono verso "l'avvenire o l'avvenuto?". Non vanno incontro a un futuro nebuloso e carico di incognite, neppure ricercano un passato estraniato e consolatorio. Hanno solo una domanda, autentica come quella che ogni uomo porta dentro: dov'è il Re che è nato? Dov'è la salvezza, la speranza? E cercano, con fatica e perseveranza, portando in dono l'oro della signoria, l'incenso dell'adorazione, la mirra per lenire il dolore del mondo. E trovano un bambino accanto alla Madre. Trovare il vero Re, l'Emmanuele, è il sogno dell'uomo custodito in ogni ricerca di senso, di salvezza, di guarigione, di liberazione, di perdono. Trovarlo è gioia. Trovarsi... La prima domanda ad Adamo - "Dove sei?" – si fa eco in quella a Dio: e Tu, dove sei? Il Dio-con-noi è il luogo dell'incontro. Se Dio è il dove dell'uomo, anche l'uomo è il dove di Dio. I Magi, partiti dall'Oriente molto lontano, sono giunti davanti al Bambino. Dopo il lungo viaggio, nonostante i depistaggi e i falsi segni, sono finalmente giunti dinanzi al Salvatore e si prostrano in adorazione. Quello che hanno trovato, di per sé, non ha nulla di straordinario: una casa, un bambino, una madre. Straordinario, casomai, è stato il cammino che li ha condotti fin lì, sotto un segno del cielo – la stella – interpretato grazie alla sapienza nascosta nella cultura e nella tradizione spirituale di cui sono ricchi tutti i popoli della terra. Il cammino dei Magi è figura delle tappe che tutti i popoli e gli individui di ogni tempo devono percorrere nel loro andare incontro al Salvatore del mondo. La meta è certa perché ci precede da sempre. "Non mi cerchereste se non mi avreste già trovato", dice il Signore per bocca di Agostino, "e non mi trovereste se non mi facessi già trovare". L'epifania è la manifestazione della gloria di Dio che, per non accecarci, si vela e si svela nella piccolezza di un bambino in braccio alla madre. Così ogni "carne", anche la più piccola e debole, potrà contenere il soffio della grazia che è vita divina. Erode, personaggio inquietante, era già vicino, ma non "prossimo" al Bambino. Aveva le Scritture già chiare al punto di indicare la giusta via ai Magi, ma non seppe trovarla a sua volta. Altri desideri gli inquinavano la coscienza: il potere, il successo, la ricchezza. E nessuna stella, nessuna luce, poteva rischiarargli l'anima. Oggi abbiamo due millenni di cristianesimo alle spalle. E anche per noi, a volte, è possibile che quelli "venuti da lontano" giungano prima di noi. La mirra, il terzo dono dei Magi, è l'amaro unguento usato per preparare i cadaveri; allude all'evento pasquale di morte e resurrezione. Per questo oggi, dopo il Vangelo, la liturgia annunzia il giorno della Pasqua, giorno intorno al quale si incastonano tutti gli altri. Commento a cura di Angelo Sceppacerca |