Omelia (06-01-2008) |
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«Luce per illuminare le genti» La luce domina la Parola di Dio di questa domenica: «rivestiti di luce, perché viene la tua luce, [...]la gloria del Signore brilla sopra di te[...] su di te risplende il Signore. Cammineranno le genti alla tua luce,[...] i re allo splendore del tuo sorgere» (I^ lettura). La luce di una stella guida i Magi verso Gesù: «La stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. (Vangelo). Quel bambino è Dio che si manifesta (Epifanìa). La luce che conduce a Lui viene da Lui: "Io sono la luce del mondo, chi segue me non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita" (Gv 8,12). Ma dal momento che noi non vediamo nessuna stella cometa come possiamo fare l'esperienza dei Magi? Perché questo deve accadere! Nella liturgia noi non celebriamo un passato remoto, ma un passato presente! Questo Vangelo si attua qui e ora per ciascuno di noi: o siamo Erode o siamo Magi. O stiamo seduti nella reggia o stiamo camminando alla ricerca. O abbiamo gli occhi e i cuori chiusi nelle tenebre delle nostre sicurezze inquiete o abbiamo gli occhi e i cuori aperti alla luce di una gioia che viene da Dio. Di che luce si tratta? La visione La luce è ciò che rende visibili gli oggetti. La luce sembra essere quanto di più semplice eppure complesso possa trovarsi nell'universo. Attualmente esistono quattro teorie per spiegarne la natura e le proprietà: la teoria corpuscolare (Isaac Newton), la teoria ondulatoria (Christiaan Huygens), la teoria elettromagnetica (James Clerck Maxwell), la teoria quantistica (Max Plank). Tuttavia nessuna di esse è esauriente e capace di spiegare da sola in cosa consista questa realtà. Rimane il fatto che la luce è ciò che rende visibili gli oggetti. Isaia ha una visione. Vede una carovana andare a Gerusalemme, ma con la luce che viene da Dio vede qualcosa di più profondo.. Ha una visione di universalità e unità di tutti i popoli. San Paolo (II^ lettura), con la luce dello Spirito, ha la visione – rivelazione – dell'intenzione di Dio di unificare tutto il genere umano nell'umanità di Cristo, e di rendere tutti gli uomini partecipi della sua natura divina. Elisabetta aveva visto Maria venirle a fare visita, ma non vede sua cugina... Vede "la madre del suo Signore, la benedetta fra tutte le donne". La visione di una stella mette i Magi in cammino verso Betlemme e fa loro sperimentare "una gioia grandissima" mentre dinanzi alla medesima realtà "il re Erode restò turbato". È la visione di un neonato, adagiato in una mangiatoia per animali all'interno di una stalla, che fa prostrare e adorare i Magi... Ma vi rendete conto di cosa significa? Noi avremmo avuto la loro stessa reazione di fronte alla stessa visione? Quale luce permette ai Magi di vedere, di riconoscere Dio? «Alza gli occhi e guarda» C'è vedere e vedere. Si può vedere e non riconoscere. Si può veder accadere qualcosa sotto i propri occhi eppure non vedere alcun senso in ciò che accade. Si può vedere una realtà e giudicarla come "insignificante" mentre la stessa realtà è piena di significato per la propria esistenza. La visione richiede una interpretazione di ciò che si vede! Come la luce permette agli occhi di vedere, così l'intelligenza spirituale permette a ciascuno di capire il senso profondo nascosto nella realtà delle piccole cose che vede e che vive... «Allora guarderai e sarai raggiante,[...]palpiterà e si dilaterà il tuo cuore» (I^ lettura). L'Epifanìa è un invito di Dio ad alzare gli occhi e guardare alla sua luce per gioire della visione, del vedere il senso della mia vita nella sua Manifestazione. Dio viene a salvarmi dalle tenebre del "non senso". Dio mi salva dal non trovare il senso a certi eventi della mia vita.. soprattutto quelli più frustranti, mortificanti, umilianti cioè più simili al suo Natale e alla sua culla: una mangiatoia per animali. Con la luce di Dio voglio imparare a vedere Dio nella semplicità della vita quotidiana (la mia famiglia, il mio lavoro, il mio studio, la mia attuale situazione), a riconoscere i segni umili o poveri della sua presenza (per esempio in un bambino che sorride, nel pane eucaristico di questa Messa, in questa comunità parrocchiale, in questo sacerdote che vi parla), i modi e i mezzi imprevedibili attraverso i quali si manifesta (la stella e la stalla, la gioia e il dolore, la salute e la malattia, il previsto e l'imprevisto). Con la luce del Verbo fatto carne voglio scoprire il senso che Dio vuole dare alla mia vita, cioè il compimento della sua Parola e la mia identità più profonda al servizio del suo regno, perché la mia vita ha bisogno di questa luce per gioire di ogni più piccola cosa. Altrimenti cade nel buio dell'abitudine, della noia, della superficialità, del nervosismo, del pessimismo, del non senso. «Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei?» Ma questa luce di senso come si chiama? So che è Gesù... ma come si manifesta a me? La "luce della vita" cioè il "senso della vita", della vita quotidiana, con le sue gioie e le sue difficoltà, dov'è? Il "Verbo della vita" che mi salva da una vita prima o poi delusa e deludente, che mi fa vedere e riconoscere Dio nella mia vita, che mi affrontare la fatica e il sacrificio del viaggio che è la vita, che mi fa gioire, e adorare, e offrire in dono la mia vita, che verbo è? Qualche giorno fa sono andato a trovare una giovane coppia che ho sposato e alla quale è nata la seconda figlia. La prima l'ho battezzata nella notte di Natale di tre anni fa. È una bambina vivace, intelligente, che i genitori mi dicono non dare confidenza agli estranei. Sebbene io non sia proprio un estraneo, pur sempre la vedo una o due volte all'anno. Alla fine della cena la mamma la prepara per dormire e la conduce a lavarsi i denti. Sento i suoi passetti veloci sul pavimento venire verso la stanza dove eravamo rimasti io e il suo papà. Si ferma dinanzi a me. Mi chiama per nome: "don Giampaolo"... Fa una pausa. Mi fissa dritto negli occhi. Con tono solenne e serio prosegue: "ti amo". Poi, così come era venuta, senza spiegazione, senza sorridere e senza esitazione, torna corricchiando dalla mamma. Il papà ed io ci guardiamo esterrefatti. Quella bambina non mi ha detto: "ti voglio bene", "sei simpatico". Non è venuta per salutarmi o dare la "buona notte" a suo padre. È venuta per dirmi: "ti amo". Ed io che da giorni chiedevo a Dio luce per me e per il suo popolo, in quel momento ho visto e riconosciuto Dio in quella bambina. Il verbo "amare" è il "Verbo della vita", da declinare e coniugare nella semplicità e nel quotidiano della vita umana. Come i Magi voglio offrire oro, incenso e mirra... cioè la ricchezza della mia fede, il profumo della mia speranza, il sacrificio del mio amore. Voglio offrire l'oro della mia dignità, l'incenso della mia libertà, la mirra della mia volontà al senso della vita, al Verbo della vita che si è fatto vedere. Voglio rivestirmi di luce, voglio che la luce dell'amore attraversi la mia vita come un prisma perché possa scomporsi nei suoi colori: la pazienza, il rispetto, l'umiltà, il perdono, la verità, l'altruismo, la sopportazione (cfr. 1 Cor 13, 4-7) Dio mi ama. Improvvisamente nella mia stalla brilla la sua stella, la luce del suo amore risplende su di me. Commento a cura di don Giampaolo Perugini |