Omelia (06-01-2008)
don Maurizio Prandi
Cercate e troverete

Ci addentriamo sempre più, ogni giorno che passa, nel mistero del Natale e oggi, con la solennità dell'Epifania del Signore facciamo memoria della manifestazione del signore a tutte le genti rappresentate da alcuni Magi che si mettono in cammino per cercare il re dei Giudei. E qui mi fermo subito per accennare ancora al legame strettissimo che intercorre tra il Natale e la Pasqua... un altro segnale delle intenzioni degli evangelisti lo possiamo trovare appunto nella domanda che i Magi pongono ad Erode, una domanda quantomeno strana: dove è il re dei Giudei che è nato? Appare chiaro qui l'intento di Matteo di alludere alla formula che sarà scritta sul cartiglio della croce il giorno della crocifissione di Gesù. Ma tutto l'episodio dei Magi è una piccola parabola della vita di Gesù... un altro dato che emerge mi pare questo: Dio si manifesta a chi lo cerca, a chi si interroga, a chi si mette in cammino, a chi è animato da una inquietudine tale da renderti capace di cominciare un cammino da lontananze che a volte paiono troppo remote anche solo per decidere muoversi. Forse proprio questo vuole dirci il vangelo di oggi... metterci in guardia dalla troppa sicurezza, dal sentirsi arrivati, dal pensare di sapere tutto su Dio... forse il vangelo vuole dirci di non abbassare la guardia e che la speranza deve sempre ardere nel nostro cuore: il figlio di Dio nasce a Betlemme come dicono le Scritture, ma coloro che da generazioni sono stati preparati a questo evento non lo riconoscono... forse l'attesa durava da troppo tempo e il protrarsi di quella attesa aveva persuaso molti a desistere dalla speranza (mons. G. Angelini). I Magi, che rappresentano tutti coloro che con sincerità cercano Dio, proprio perché cercano, trovano... coloro che sono più vicini invece, dottori della legge e scribi non cercano e quindi neppure trovano. Qualche domanda sulla qualità della mia ricerca non posso non farla: Quali sono le mie attese nei confronti del vangelo? E'una parola, quella del vangelo, che ascolto in profondità? Significa qualcosa per me? Ogni giorno apro il mio cuore a Dio che mi parla? Sono soltanto belle parole, affascinanti ma che tengo distanti da me oppure realmente mi lascio interpellare, mettere in crisi?

Tutto questo mi ha fatto venire in mente un incontro fatto tra Natale e capodanno. Un ragazzo di diciotto anni mi ha chiesto di parlare con lui. Voleva parlare con un sacerdote perché alcune domande sulla sofferenza e sul dolore innocente avevano spento in lui la luce della fede. Non capisco - mi diceva – alcune scelte che Dio fa... a Dio non ci credo, perché alcune persone che conosco hanno provato e provano troppo dolore perché Dio possa esistere. Quando sono con la mia ragazza però, e mi rendo conto che ci vogliamo bene, che l'amore è davvero un sentimento capace di cambiarti, allora lì mi dico che qualcosa ci deve essere per forza. Mi pare bellissimo, una intuizione davvero splendida: legare alla presenza di Dio l'amore, il bene... certo sono ancora tanti i passi che questo ragazzo è chiamato a fare, però davvero quella può essere l'intuizione che accende una stella nella notte.

La stella però si può anche spegnere... non la vedono più i Magi... forse perché la stella su Gerusalemme non si è mai nemmeno accesa. Gerusalemme spegnerà la Stella del re dei giudei un giorno, proverà in quel modo a spegnere l'amore, che però dopo tre giorni si ri-accenderà. Mi domando che cosa può essere che in Gerusalemme spegne la stella, che cosa può essere che in me, in noi, nella chiesa spegne la stella... l'abitudine, la consuetudine, l'ascolto della lettera delle parole svincolata dalle intuizioni del cuore, Gli scribi conoscono bene le parole del Libro, ma soltanto le parole; sfugge loro la verità di quelle parole. Non capiscono, perché non cercano Dio. La consuetudine con il Libro, anziché accendere in essi la ricerca di Dio, sembra averla spenta; ha spento la luce più essenziale, quella appunto che solo dal cielo può giungere, ed è rappresentata dalla stella che guida i Magi (mons. G. Angelini). Mi piace questa idea che tiene insieme la Parola di Dio e la sete, la ricerca dell'uomo per poter comprendere, per poter trovare... ricerca che ha un suo sbocco ben preciso nella "stella"... non basta la lettera, occorre il segno del cielo, occorre lo Spirito Santo di Dio... la nostra fede è chiamata a nutrirsi certamente delle parole degli uomini, se volete, degli esperti, ma non basta... è necessario mettersi in ascolto di Dio.

Torniamo alle nostre case, come i Magi sono tornati al loro paese... hanno visto, hanno adorato... certamente non sono rimasti uguali a prima. Speriamo che questa celebrazione dell'Eucaristia non ci lasci così come quando siamo partiti per venire qui... che per grazia di Dio e apertura da parte nostra ogni celebrazione possa diventare un vero incontro, capace cioè di cambiare il cuore e la vita.