Omelia (09-01-2008) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Commento su 1gv 4,11-13 Dalla Parola del giorno Se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. Nessuno ha mai visto Dio: se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi [... ]. Egli ci ha fatto dono del suo Spirito. Come vivere questa Parola? Che l'amore vicendevole tra gli uomini sia il vero toccasana delle situazioni, non è difficile capirlo. E il bello è che ognuno sente che per l'amore è stato creato e non per dare e ricevere rifiuto, astio, odio. Sembra dunque, di primo acchito, che la soluzione sia questa: vogliamoci bene e le crisi, da quelle in famiglia a quelle della pace nel mondo, si risolveranno. La Parola di Dio però ci aiuta ad approfondire. Se si prende il precetto dell'amore credendo solo alle capacità dell'uomo, si coltiva un'utopia. Qui, dalla Parola, siamo resi consapevoli che, da soli non siamo capaci di amare. Senza la forza dello Spirito Santo che ci è dato dal Padre e dal Figlio, senza di Lui che è l'Amore sostanziale, noi andiamo verso la parodia dell'amore. La Parola non solo ci dice che "se ci amiamo gli uni gli altri Dio rimane in noi", ma che "chiunque riconosce che Gesù è il Figlio di Dio, Dio dimora in Lui e lui in Dio". E' dunque con l'adesione di fede alla persona di Cristo che noi diventiamo capaci di amare, cioè capaci di aprirci ai bisogni degli altri, di accogliere il loro modo di essere diversi da noi in forza non del nostro volontarismo, ma dello Spirito Santo che Gesù ci dona, se glielo chiediamo. Oggi, nel mio rientro al cuore, sosto a lungo a pronunciare in profondità il mio assenso di Fede: "Gesù, io credo al Tuo amore per me". Lo riconosco come la forza fondante della mia vita. E gli chiedo dunque di vivere la dimensione del perdono facile, dell'agile superamento delle difficoltà e dei conflitti, rientrando spesso nel cuore durante il giorno. È lì che Lui mi abita e mi dà la gioia dello Spirito Santo: segno sicuro che sto imparando ad amare. La voce di una grande santa La carità consuma l'acqua dell'amor proprio e fa sì che l'uomo sia pronto a perdere sé medesimo, cioè a non amare sé per sé, ma sé per Dio e a non appetire mai le proprie consolazioni. Santa Caterina da Siena |