Omelia (11-01-2008)
Casa di Preghiera San Biagio FMA


Dalla Parola del giorno
Dio ci ha dato la vita eterna e questa vita è nel suo Figlio. Chi ha il Figlio ha la vita: chi non ha il Figlio di Dio, non ha la vita.

Come vivere questa Parola?< b>
Lo stesso evangelista Giovanni, proprio al termine del suo Vangelo, scrive: "Questi segni (cioè tutto quello che Gesù ha operato) sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome".
È dunque inequivocabile per noi, per la nostra gioia, che credere in Gesù vuol dire fidarsi di Lui che è la Vita stessa. Giovanni nella sua lettera dice infatti: "Vi ho scritto perché crediate che Gesù è il Cristo e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome".
Del resto già nel prologo del suo vangelo dice: "In Lui era la vita". E sarà il Signore stesso a esprimersi in questi termini: "Sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in pienezza".
Non solo, ma arriva a dire: "IO SONO LA VITA"! A questo punto ci può impressionare a fondo il gesto di Gesù, nel vangelo odierno, nei riguardi del lebbroso: "Stese la mano, lo toccò e il lebbroso fu risanato".
Egli non teme il contagio e fa rifiorire la vita. Verrà però il giorno in cui prenderà su di sé, dentro la sua morte, la lebbra del nostro peccato, e proprio allora noi saremo rigenerati a vita, e vita nuova!

Oggi, nella mia pausa contemplativa, sosto dentro un esercizio di respirazione profonda e consapevole, possibilmente all'aperto. E passo del tempo a inspirare la percezione della presenza di Gesù-Vita del mio vivere, il suo essermi vita anche oltre la morte. Espirando abbandono a Lui tutto il peso di affanni, preoccupazioni e soprattutto il mio peccato. Pregherò:

Toccami, Gesù, o Vita dei miei giorni! Risanami, perché io sia un dono di vita lieta per gli altri.

La voce di un grande mistico
La continua invocazione di Gesù con un desiderio ricolmo di dolcezza e di gioia fa si che il cielo del cuore, per l'estrema attenzione, sia colmo di gioia e di pace.
Esichio presbitero