Omelia (06-01-2008)
padre Raniero Cantalamessa
Chi incontra Cristo, non può più tornare indietro

Seguiamo da vicino il racconto evangelico della venuta dei Magi a Betlemme, per scoprirvi qualche indicazione pratica per la nostra vita. In questo racconto all'elemento storico si mescola l'elemento teologico e simbolico. In altre parole, l'evangelista non ha inteso solo riferire dei "fatti", ma inculcare anche delle cose "da fare", indicare dei modelli da seguire, o da fuggire, da parte di chi legge. Come tutta la Bibbia anche questa pagina è scritta "per il nostro ammaestramento".

Nel racconto emergono con chiarezza tre reazioni diverse all'annuncio della nascita di Gesù: quello dei magi, quello di Erode e quello dei sacerdoti. Iniziamo con i modelli negativi. da fuggire. Anzitutto Erode. Egli, appena saputa la cosa, "si turba", convoca una seduta dei sacerdoti e dei dotti, ma non per conoscere la verità, ma per ordire un inganno. Erode rappresenta la persona che ha già fatto la sua scelta. Tra la volontà di Dio e la sua, egli ha chiaramente scelto la sua. Non vede che il proprio tornaconto, ed è deciso a stroncare qualsiasi cosa minacci di turbare questo stato di cose. Probabilmente pensa perfino di fare il suo dovere, difendendo la sua regalità, il suo casato, il bene della nazione. Anche ordinare la strage degli innocenti doveva sembrargli, come a tanti altri dittatori della storia, una misura richiesta dal bene pubblico, moralmente giustificata. Da questo punto di vista il mondo è pieno anche oggi di "Erodi".

Passiamo all'atteggiamento dei sacerdoti e degli scribi. Consultati da Erode e dai Magi per sapere dove sarebbe nato il Messia, essi non hanno esitazione nel dare la risposta giusta. Sanno dove è nato il Messia; sono in grado di indicarlo anche agli altri; ma essi non si muovono. Non vanno di corsa a Betlemme, come ci si sarebbe aspettato da persone che attendevano la venuta del Messia, ma restano comodamente a Gerusalemme. "Andate, dicono, e poi riferiteci...". Si comportano come i cartelli stradali: indicano la via da seguire, ma essi restano immobili ai lati della strada. Vediamo simboleggiato in essi un atteggiamento diffuso anche tra noi. Sappiamo bene cosa comporta seguire Gesù, "andare dietro a lui" e, all'occorrenza, lo sappiamo spiegare anche agli altri, ma ci manca il coraggio e la radicalità di metterlo in pratica fino in fondo. Se ogni battezzato è per ciò stesso "un testimone di Cristo", allora l'atteggiamento dei sommi sacerdoti e degli scribi deve far riflettere tutti. Questi sapevano che Gesù si trovava a Betlemme, "la più piccola borgata di Giudea"; noi sappiamo che Gesù si trova oggi tra i poveri, gli umili, i sofferenti...

E veniamo finalmente ai protagonisti di questa festa, i Magi. Essi non istruiscono con le parole, ma coi fatti, non con quello che dicono, ma con quello che fanno. Essi non hanno posto indugio, si sono messi in cammino; hanno lasciato la sicurezza che viene dal muoversi nel proprio ambiente, tra gente conosciuta e che li riveriva. Hanno agito di conseguenza, non hanno frapposto indugio. Se si fossero messi a calcolare uno ad uno i pericoli, le incognite del viaggio, avrebbero perso la determinazione iniziale e si sarebbero persi in vane e sterili considerazioni.

Una ultima indicazione preziosa ci viene dai Magi: "Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese". Una volta incontrato Cristo, non si può più tornare indietro per la stessa strada. Cambiando la vita, cambia la via. L'incontro con Cristo deve determinare una svolta, un cambiamento di abitudini.