Omelia (14-01-2008) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Commento su 1Sam 1,5 Dalla Parola del giorno Il Signore aveva reso sterile il grembo di Anna. Come vivere questa Parola? Il tempo ordinario dell'anno liturgico si apre all'insegna dell'impotenza. Anna, sposa di Elkana non può concepire: il suo grembo è sterile. Ma anche la sua rivale, Peninna, in fondo si mostra incapace di generare vita. Da che cosa è, infatti, data la fecondità se non da un dono che trova accoglienza? Anna è fisiologicamente impedita ad accogliere il dono in modo da farne esplodere la vita, ma Peninna è grettamente ripiegata su una pseudofecondità che finisce con l'esaurirsi in se stessa, stendendo intorno a sé il velo funereo della tristezza e del non-amore. Una storia che si ricollega tragicamente all'alba dell'umanità ma che colora di sé anche i nostri giorni. Sterile non è solo il grembo di Anna, di Sara, di Elisabetta. Sterile è il popolo di Israele per la sua ricorrente infedeltà all'alleanza, sterile è l'umanità tutta, chiusa ad accogliere il dono di Dio e quello del fratello, perché schiava del suo delirio di onnipotenza. «Non sono forse io per te meglio di dieci figli?» dirà Elkana ad Anna, nell'inutile tentativo di consolarla. No, nulla può appagare il vuoto lasciato dal fecondante rapporto con Dio-Amore! Maria, nell'impotenza legata alla sua verginità, ha lasciato che l'Amore l'adombrasse, facesse irruzione dentro di lei, e la Vita è ricomparsa sulla terra. Di questo ci ha parlato il periodo natalizio. Ma ora, nell'ordinarietà del quotidiano, Maria siamo chiamati ad esserlo noi. Sì, io, tu, ogni cristiano, ogni uomo di buona volontà è sollecitato ad accogliere il dono di Amore che Dio continua ad offrire e a metterlo a disposizione dei fratelli. Oggi, nella mia pausa contemplativa, guarderò senza timore le mie impotenze i miei limiti, nella serena certezza che essi sono lo spazio in cui Dio può riversare la sua pienezza ma anche l'alveo in cui l'altro può trovare accoglienza promotrice di vita, esprimendo al meglio le sue potenzialità. Ti rendo lode, Signore, per il 'dono' del limite che, mentre mi mantiene nell'umile e gioiosa dipendenza da te, mi fa comprendere e accogliere con sollecitudine l'altro nel suo limite, e mi permette di trovare nella reciprocità del dono una via di comunione. La voce di un leader politico afro-americano del XIX secolo Più passa il tempo e più mi convinco che l'unica cosa per cui valga la pena di vivere e morire è il privilegio di rendere qualcuno più felice e più utile. Nessun uomo che faccia qualcosa per il suo prossimo fa un sacrificio. Booker T. Washington |