Omelia (19-01-2008) |
Messa Meditazione |
Non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori Lettura Nel vangelo, Gesù, chiamando alla sequela Levi, un pubblicano, e mangiando insieme ai peccatori e ai pubblicani, rivela lo scopo della sua missione: chiamare i peccatori. Nella prima lettura, il Signore sceglie Saul come re di Israele, suo popolo. Meditazione Marco presenta Gesù che, raggiunto dalla folla lungo il mare, si sofferma con essa e l'ammaestra. In questo contesto di insegnamento è collocata la chiamata di Levi, il figlio di Alfeo. Ancora una volta, Marco non rivela il contenuto dell'insegnamento, ma, il fatto che la chiamata di Levi si collochi in un tale contesto, sembra quasi suggerire che la vocazione di questo esattore delle tasse fa parte integrante dell'insegnamento che il Signore sta offrendo. Come era accaduto per i primi discepoli, la chiamata alla sequela raggiunge Levi nel pieno delle sue attività, nel suo quotidiano. Anche la risposta del chiamato è simile a quella di Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni: egli si alza e segue Gesù. La prima tappa di questa sequela porta Levi a mangiare insieme con Gesù, condividendo, però, questo momento con i pubblicani e i peccatori. Prima di diventare discepolo del Signore, Levi era uno di loro, un pubblicano, considerato dalla gente un peccatore a causa del suo lavoro. Ora, da discepolo del Signore, è invitato a condividere con loro la mensa. Ed è questa situazione di condivisione che provoca la reazione degli scribi, perché, nell'antichità, il mangiare insieme impegnava tra loro i commensali, li faceva entrare in una comunione di vita. Come può dunque, un uomo come Gesù mangiare con peccatori e pubblicani? Per rispondere alla critica mossagli, Gesù rivela lo scopo della sua missione: «non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori». Con questo parole, il Signore esplicita l'insegnamento contenuto nella chiamata di Levi e nel mangiare insieme ai peccatori e pubblicani: egli desidera chiamare a sé coloro che più hanno bisogno della sua misericordia perché entrino nella comunione con Dio. Non solo, anche ai discepoli di Gesù viene chiesto di condividere la sua "passione" per chi è "lontano da Dio": anche noi siamo chiamati, nel nostro quotidiano, a "mangiare insieme a peccatori e pubblicani", a testimoniare concretamente il volto misericordioso e compassionevole del Padre. Preghiera «Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri» (Gv 13,34): alla luce del comandamento di Gesù, chiedo al Padre la grazia di essere, nel mio quotidiano, strumento del suo amore. Agire Proverò a "mangiare insieme" ad una persona a cui mi è difficile offrire il perdono. Commento a cura di Marzia Blarasin Clicca qui se vuoi abbonarti a "Messa Meditazione". |