Omelia (21-01-2008)
Casa di Preghiera San Biagio FMA


Dalla Parola del giorno
Finché hanno lo sposo con loro non possono digiunare. Ma verranno giorni in cui sarà tolto loro lo sposo e allora digiuneranno.

Come vivere questa Parola?
«Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». Gesù risponde sostenendo che i suoi discepoli non sono tenuti a digiunare, in quanto lo sposo è con loro. Infatti non si può digiunare in un banchetto di nozze e, nel mondo ebraico, il banchetto è una grande festa che può durare anche una o due settimane.
Certamente gli interlocutori di Gesù non comprendono il senso profondo delle sue parole riguardo allo 'Sposo', immagine che Gesù usa almeno dieci volte nei Vangeli e che si trova altrettanto presente nella Bibbia, particolarmente nei libri profetici. Tutta la storia della salvezza ha come fondale questo sposalizio tra Dio e l'umanità. Per questo, l'arco della vita terrena di Cristo è presentato nel Vangelo come tempo di nozze. È un tempo fatto per diffondere la gioia.
Gesù adopera qui un'immagine semplice e suggestiva. È lui lo sposo che indice la festa delle sue nozze, nozze dell'amore fra Dio e l'umanità. È Lui lo sposo che vuole comunicare la sua gioia. Gli amici dello sposo sono invitati a condividerla partecipando al banchetto. Tuttavia, proprio nel medesimo contesto nuziale, Gesù annuncia il momento in cui la sua presenza verrà meno: «Verranno i giorni in cui sarà loro tolto lo sposo e allora digiuneranno»: è la chiara allusione al suo sacrificio. Gesù sa che alla gioia succederà la tristezza. I discepoli allora «digiuneranno», ossia soffriranno partecipando alla sua passione. La festa nuziale è segnata dal dramma della Croce, ma culminerà nella letizia pasquale.
Così è per noi. Nella nostra vita i momenti di tristezza si incrociano con i tempi sereni in cui ci è più facile credere. Ma il cristiano sa che se vuole seguire il suo Signore deve prendere la sua croce quotidiana e camminare con Lui nella speranza. Il digiuno di gioia non è l'ultima meta, ma il passaggio necessario, l'esodo vitale che porta alla luce.

Nella preghiera personale chiederò al Signore di starmi accanto nei momenti di digiuno, di nostalgia della sua presenza, di solitudine e di riempire di gioia il cuore di coloro che soffrono nel corpo e nello spirito.

Parole di un pensatore
Per Gesù, la sofferenza è qualcosa di molto profondo, che arriva fino alle radici della vita stessa, identificandosi col peccato e con l'allontanamento da Dio. Gesù la vede come un punto di intersezione per lo meno possibile, come un'apertura verso Dio; come una conseguenza del peccato, ma anche come un mezzo di purificazione e una via per tornare a Dio.
R. Guardini