Omelia (21-01-2008) |
Messa Meditazione |
Il vino nuovo Lettura Nella prima lettura, Samuele rivela a Saul che il Signore lo ha rigettato come re, perché non ha obbedito alla sua parola, ma ha seguito i propri progetti. Nel Vangelo, lo scontro con i discepoli del Battista e dei farisei permette a Gesù di rivelare come la novità del suo messaggio non possa essere accolta con mentalità e strutture vecchie. Meditazione Il digiuno compiuto dai discepoli di Giovanni e dei farisei è il cosiddetto "digiuno di devozione" che le persone pie si impegnavano a osservare come pratica ascetica: il comportamento dei discepoli di Gesù, invece, sembrerebbe testimoniare uno stile piuttosto "rilassato". Gesù non risponde direttamente all'osservazione che gli viene rivolta, ma pone a sua volta una domanda nella quale la situazione dei discepoli è paragonata a quella degli invitati a nozze dallo sposo: questo contesto di festa è incompatibile con il digiuno, segno di penitenza. È interessante notare come la situazione di gioia non sia legata tanto alle nozze, ma alla presenza dello sposo. È la sua presenza che rende insensato il digiuno, che invece sarà osservato quando lo sposo non ci sarà più. In questo modo si sottolinea come il comportamento dei discepoli, e quindi della comunità cristiana, sia strettamente legato alla persona di Gesù. La risposta del Signore si conclude con due proverbi costruiti secondo lo stesso schema: "nessuno compie una certa azione perché ne deriverebbe un danno". In particolare, si mette in risalto l'incompatibilità tra il nuovo – un pezzo di tessuto grezzo, il vino nuovo – e il vecchio, rappresentato dal vestito e dagli otri. Il nuovo è pericoloso per il vecchio, lo intacca fino a distruggerlo. Questa novità che mette a rischio il vecchio è la persona di Gesù con le sue parole e i suoi gesti: una novità che chiede di essere accolta ponendosi in uno stato di conversione, di disponibilità a cambiare per fare della relazione con lui ciò che determina le nostre scelte, il nostro modo di agire. Se questo non avviene, il nuovo distruggerà quello che in noi è vecchio, rischiando di farci perdere tutto. Questo è ciò che accade a Saul che deve scegliere tra il "nuovo", cioè obbedire alla parola del Signore che gli chiede di compiere lo sterminio, e il "vecchio", ossia il desiderio di fare bottino e di offrire le bestie migliori come sacrificio a Dio. La scelta del "vecchio" porta Saul a essere rigettato come re: per il Signore, infatti, «obbedire è meglio del sacrificio, essere docili è più del grasso degli arieti». Preghiera «Obbedire è meglio del sacrificio» (1Sam 15,22): in risposta a questa parola del Signore, gli chiedo la grazia di un cuore docile all'ascolto della sua parola. Agire Cerco di dare un nome agli "otri vecchi" che mi impediscono di accogliere pienamente la novità del Vangelo. Commento a cura di Marzia Blarasin Clicca qui se vuoi abbonarti a "Messa Meditazione". |