Omelia (26-01-2008) |
Messa Meditazione |
Come colui che serve Lettura La festa di oggi ci permette di riflettere sul modo in cui deve essere compresa l'autorità nella Chiesa. Secondo la prima lettura, coloro che sono chiamati a svolgere un ruolo di governo all'interno della comunità devono, anzitutto, mantenere vivo in loro il dono dello Spirito: solo in questo modo potranno rendere testimonianza al vangelo. Testimonianza che, secondo Gesù, si concretizza nella scelta di vivere al servizio dei fratelli. Meditazione Il brano di oggi si colloca, all'interno del vangelo di Luca, nel contesto dell'ultima cena: alla luce di questa collocazione, la discussione tra i discepoli, e la domanda che da essa emerge, sembra rivelare che, ancora una volta, i seguaci di Gesù non riescono ad entrare nella logica di dono del loro Maestro. Alla domanda riguardo chi, tra loro, sembra essere il più grande, il Signore risponde rifacendosi al mondo politico in cui chi ha potere lo esercita a proprio vantaggio, facendosi chiamare con titoli onorifici. Ma, a questo stile proposto dal mondo, Gesù oppone il comportamento che lui desidera sia vissuto dai suoi discepoli. Il Signore non si oppone all'esistenza di un'autorità, ma critica il modo in cui questo ruolo viene esercitato. Chi è «il più grande», chi è chiamato a svolgere funzioni di governo, deve diventare come «il più piccolo», come «colui che serve». Questo capovolgimento di valori rende visibile la "logica nuova" instaurata dal compiersi del Regno di Dio, "logica nuova" che Gesù stesso ha fatto sua scegliendo di vivere tra di noi «come colui che serve». Quando un discepolo è chiamato a svolgere un ruolo di governo deve farlo avendo davanti agli occhi l'esempio di Cristo che scelse di vivere in uno stato di continuo dono di sé. Il contesto dell'ultima cena e l'invito a vivere secondo uno stile di servizio ci rimandano ai gesti e alle parole pronunciate da Gesù nello stesso contesto secondo Gv 13,1-17: «Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri» (Gv 13,14). I versetti finali del vangelo di Luca rivelano quale è la strada da percorrere per essere tra "i più grandi" nel Regno preparato dal Signore: aver perseverato, essere rimasti con lui nelle sue prove. Rimanere con Cristo significa continuare a scegliere la logica del dono, la logica del servizio: in questo modo vivremo il comandamento dell'amore e rimarremo nell'amore di Cristo (Gv 15,10). Preghiera «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amati» (Gv 15,12): chiedo al Signore la grazia di perseverare nel vivere il comandamento dell'amore. Agire Scelgo un ambito della mia vita (famiglia, lavoro, scuola, amici...) e provo a compiere in quel contesto gesti concreti di servizio, di amore verso il fratello. Commento a cura di Marzia Blarasin Clicca qui se vuoi abbonarti a "Messa Meditazione". |