Omelia (26-01-2008) |
a cura dei Carmelitani |
1) Preghiera O Dio, nostro Padre, che hai formato alla scuola degli Apostoli i santi vescovi Timoteo e Tito, concedi anche a noi per loro intercessione di vivere in questo mondo con giustizia e con amore di figli, per giungere alla gloria del tuo regno. Per il nostro Signore Gesù Cristo... 2) Lettura del Vangelo Dal Vangelo secondo Luca 22,24-30 In quel tempo, sorse una discussione tra i discepoli: chi di loro poteva esser considerato il più grande. Gesù allora disse: "I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno il potere su di esse si fanno chiamare benefattori. Per voi però non sia così; ma chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve. Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve. Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove; e io preparo per voi un regno, come il Padre l'ha preparato per me, perché possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio regno e siederete in trono a giudicare le dodici tribù di Israele". 3) Riflessione • Nel vangelo di Luca, il contesto della discussione su chi era il più grande tra di loro è quello dell'ultima cena. Gesù ha appena compiuto di celebrare l'eucaristia, il segno più grande del dono di sé ai suoi fratelli e sorelle (Lc 22,14-20). Aveva appena terminato di dimostrare che la prova d'amore più grande è dare la vita per i fratelli (cf. Gv. 15,13). Quanto più Gesù cerca di scendere per poter servire, tanto più i discepoli cercano di salire per comandare. Discutono tra di loro su chi è il più grande. Tutti i vangeli ricordano l'atteggiamento dei discepoli che vogliono essere i più grandi, e ricordano anche la risposta di Gesù (Lc 9,46-48; Mc 10,41-45; Mt 20,24-28; Gv. 13,12-16). Tutto indica che non capiscono cosa stia succedendo. La sofferenza non andava d'accordo con l'idea che si erano fatti del Messia. I discepoli non solo non capivano, ma continuavano con le loro ambizioni personali. Non capivano la proposta di Gesù. Erano preoccupati per i loro interessi. Ciò rispecchia lo scontro e le tensioni che esistevano nelle comunità, al tempo di Marco e che continuano ad esistere finora nelle nostre comunità. • La risposta di Gesù: tra di voi non sia così. Gesù reagisce con fermezza e parla dell'esercizio del potere. In quel tempo, coloro che erano al potere non prendevano in considerazione la gente. Agivano secondo ciò che pensavano loro (cf. Mc 6,17-29). L'impero romano controllava il mondo e lo teneva sottomesso con la forza delle armi e così, attraverso tributi, tasse ed imposte, riusciva a concentrare la ricchezza della gente nelle mani di pochi, lì a Roma. La società era caratterizzata dall'esercizio repressivo ed abusivo del potere, ma malgrado ciò i grandi riuscivano a far sì che la gente li chiamasse benefattori. Gesù aveva un'altra proposta. Lui dice: "Per voi però non sia così: ma chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve!" Insegna a non servirsi dei privilegi, va contro la rivalità. Inverte il sistema ed insiste nel servizio quale rimedio contro l'ambizione personale. • Il riassunto della vita di Gesù. Gesù definisce la sua missione e la sua vita: "Non sono venuto ad essere servito, ma a servire!" E' venuto a dare la propria vita in riscatto per molti. Lui è il Messia Servo, annunciato dal profeta Isaia (cf. Is 42,1-9; 49,1-6; 50,4-9; 52,13-53,12). Imparò dalla madre che disse: "Ecco l'ancella del Signore!" (Lc 1,38). Proposta totalmente nuova per la società di quel tempo. • Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove. Seguir Gesù significava tre cose: a) Imitare l'esempio del Maestro: Gesù era il modello da ricreare nella vita del discepolo o della discepola (Gv 13,13-15). La convivenza giornaliera permetteva un confronto costante. In questa "Scuola di Gesù" si insegnava solo una materia: il Regno! E questo Regno si riconosceva nella vita e nella pratica di Gesù. b) Partecipare al destino del Maestro. Chi seguiva Gesù doveva impegnarsi con lui a "perseverare con lui nelle prove" (Lc 22,28), anche nella persecuzione (Gv 15,20; Mt 10,24-25). Doveva essere disposto a prendere la propria croce e a morire con lui (Mc 8,34-35; Gv 11,16). c) Tenere la vita di Gesù dentro di sé. Dopo la Pasqua, crebbe una terza dimensione: identificarsi con Gesù, vivo nella comunità. I primi cristiani cercavano di rifare il cammino di Gesù che era morto in difesa della vita e risuscitò per il potere di Dio (Fil 3,10-11). Si tratta della dimensione mistica della sequela di Gesù, frutto dell'azione dello Spirito: "Vivo, ma non sono io, è Cristo che vive in me" (Gal 2,20). 4) Per un confronto personale • Gesù riassume la sua vita in questa frase: Non sono venuto ad essere servito ma a servire. Posso anch'io riassumere la mia vita in una frase simile? • Seguire Gesù, ossia imitare la sua vita, perseverare con lui nelle prove, portare in noi la sua vita. Come si realizzano in me queste tre dimensioni della sequela di Gesù? 5) Preghiera finale Canterò senza fine le grazie del Signore, con la mia bocca annunzierò la tua fedeltà nei secoli, perché hai detto: "La mia grazia rimane per sempre" la tua fedeltà è fondata nei cieli. |