Omelia (25-01-2008) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Commento su Marco 16,15-18 Dalla Parola del giorno In quel tempo, Gesù salì sul monte, chiamò a sé quelli che Egli volle ed essi andarono da lui. Come vivere questa Parola? Gesù si è appena liberato dalla folla che quasi lo schiacciava per poterlo toccare e guarire. Sale sul monte, come già avevano fatto Mosè ed Elia quando volevano incontrare Dio. Anch'egli vuole trovarsi di fronte al Padre perché desidera comprendere fino in fondo la sua volontà. Ed è proprio sul monte, luogo della manifestazione divina per tutta la tradizione del popolo di Israele, che il Maestro chiama a sé "quelli che egli volle" e costituisce così la prima Chiesa. Si tratta di gente comune. Uomini rotti alla fatica, senza diplomi, con pregi e difetti come tutti, ma disposti a seguire Gesù e a faticare per lui. Si sentono chiamare per nome, si sottraggono alla folla e gli si pongono accanto. Ora attendono la sua parola, che definisce in sintesi la loro missione. I Dodici dovranno stare con Gesù, vivere con lui, mangiare con lui, pregare con lui, camminare con lui, assimilare da lui pensieri e desideri, cosicché lui possa mandarli a compiere le sue opere, a continuare ciò che lui ha iniziato, il Regno di Dio! E questo non vale solo per gli apostoli, i sacerdoti, i religiosi. E' lo stile di vita di chi vuole essere fedele al Cristo. Il cristianesimo, infatti, non è un'ideologia: è una compagnia reale con Gesù, in un rapporto da persona a persona, che ci coinvolge totalmente. E da questo coinvolgimento con Gesù, veniamo spinti verso tutti gli uomini. Andare e stare con lui sembrano due cose contraddittorie. Ma, in realtà, non c'è alternativa tra contemplazione e azione. La nostra missione nasce dall'essere in Cristo, e la nostra prima occupazione è di restare uniti con lui come il tralcio alla vite (cf Gv 15,1ss), fino ad essere contemplativi nell'azione. Nella preghiera chiederò al Signore di farmi dimorare in Lui anche fra le occupazioni della giornata, perché si realizzi quella comunione profonda che illumina la vita nel quotidiano. Parole di un pontefice Non si può tenere l'occhio a Dio e la mano all'opera se già Dio non ha occupato tutto il cuore del Suo servitore. Perciò questa unificazione di sé e del proprio lavoro suppone un'intensa dedizione dell'anima alla ricerca di Dio, non già come lontano e da conquistarsi per via di un lungo discorso, ma come presente e vicino. Paolo VI |