Omelia (31-01-2008) |
Messa Meditazione |
Ascolto attento Lettura Nella prima lettura, re Davide ringrazia il Signore che lo ha scelto e gli ha promesso di rendere la sua discendenza stabile per sempre davanti a lui. Nel vangelo, una serie di detti di Gesù rivela il destino che attende la sua parola quando viene accolta. Meditazione È difficile comprendere il senso di questi detti del Signore se non li si collega alla spiegazione della parabola del seminatore che li precede. Utilizzando l'immagine della lampada, che rischia di finire sotto il moggio o sotto il letto, invece che sul lucerniere, Gesù mette in guardia i discepoli: coloro che ascoltano la parola di Dio, l'accolgono e portano frutto, non la possono tenere per sé. Quella parola che opera in loro deve essere condivisa, perché illumini e orienti anche gli altri. Il riferimento a qualcosa di nascosto che sarà manifestato sembra rimandare a quanto Gesù ha detto riguardo al linguaggio in parabole con cui trasmette ai discepoli i misteri del regno di Dio che, per chi non si mette alla sequela esplicita di Gesù, rimangono nascosti. Il detto finale, infine, richiama l'esperienza quotidiana in cui i ricchi divengono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Così sarà anche per chi ascolta la Parola di Dio e porta frutto: il Signore gli concederà una conoscenza sempre più profonda del mistero del Regno. Il testo, dunque, ci presenta il discepolo di Gesù come colui che, allo stesso tempo, è orientato all'esterno verso i fratelli e chiamato a rientrare in se stesso per mettersi in ascolto attento della parola del Signore. I due movimenti si completano e si rimandano l'uno all'altro: nel momento in cui cercherò di testimoniare, attraverso i gesti e le parole, che Cristo è la luce che orienta la mia vita, scoprirò che cresce in me il desiderio di mettermi alla sequela di Gesù, in ascolto della sua parola, per poterlo sempre più conoscere. E questa maggior conoscenza che mi sarà donata non consisterà semplicemente in un maggior sapere, ma in un'accresciuta capacità di sentire, di agire e di giudicare come Gesù. Preghiera «La mia sorte, ho detto, Signore, è custodire le tue parole» (Sal 119,57): con queste parole del Salmo, chiedo al Signore che accresca in me il desiderio di conoscere e custodire la sua parola. Agire Attraverso semplici gesti, cercherò di rendere la parola del Signore luce che illumina anche la vita di chi mi sta accanto. Clicca qui se vuoi abbonarti a "Messa Meditazione". |