Omelia (30-01-2008)
mons. Vincenzo Paglia


La parabola che abbiamo ascoltato è tra le più note del Vangelo. E a ragione. L'ascolto del Vangelo infatti è a tal punto decisivo che Gesù stesso narra un'apposita parabola: quella che abbiamo ascoltato. Gesù la considera così importante da dire ai suoi discepoli che se non la comprendono non capiranno neppure le altre. In effetti, a differenza di altre volte, la spiega lui direttamente. Gesù parla della seminagione della Parola di Dio nel cuore degli uomini. Quel che colpisce, anzitutto, è la generosità del seminatore che getta il seme ovunque ed in gran quantità, anche se si trova davanti terreni duri e poco accoglienti. È evidente il contrasto tra la generosità del seminatore e l'inaccoglienza della terra. L'insuccesso, comunque, non scoraggia il seminatore: egli continua ad uscire e a seminare. I diversi campi non sono però diverse categorie di persone, ma siamo noi stessi nei diversi modi con cui ascoltiamo. A volte il nostro cuore è come la strada, duro e impenetrabile. E la Parola di Dio neppure ci scalfisce. Altre volte il nostro core è come sovrastato dalle preoccupazioni per noi stessi e seppure ascoltiamo il Vangelo questa massa di preoccupazioni ci sommerge come le spine il terreno. Altre volte siamo più attenti, pronti ad accogliere la Parola di Dio. Ed ecco allora venire i frutti di amore, di bene, di misericordia, di solidarietà. Il Vangelo va ascoltato con il cuore aperto, disponibile, con attenzione. Il seme è sempre una piccola cosa, appunto come il Vangelo, e ha bisogno di disponibilità. Gesù continua a spargerlo ancora oggi. Beati noi se lo accogliamo e lo facciamo crescere. I frutti sono preziosi per noi e per il mondo.