Omelia (01-02-2008)
Monaci Benedettini Silvestrini
L'uomo getta il seme e dorme; e il seme cresce, senza che lui sappia come

Gesù riprende l'immagine del seminatore e la troviamo nel brano evangelico della liturgia odierna. Ci troviamo però di fronte ad una novità importante. Adesso siamo noi che siamo invitati a identificarci nel seminatore ed i semi che egli lancia sono le nostre buone opere. Il seme germoglia e cresce sia di giorno che di notte, senza che il seminatore sappia come. In questa bellissima immagine Gesù ci pone davanti ad una realtà profonda che riguarda il nostro agire umano. È una realtà spirituale che va oltre la pura materialità e causalità della nostra esistenza. Con la nostra mentalità noi vogliamo vedere subito i frutti del nostro agire, soprattutto quando riteniamo che questo sia ispirato da buone intenzioni; quando ciò non accade possiamo essere tentati a sentire un certo sconforto o delusione del nostro agire bene. Probabilmente siamo troppo attenti al giudizio degli uomini piuttosto che a quello di Dio. Gesù, infatti, ci invita ad avere costanza perché, comunque un buon seme produrrà, a suo tempo, il frutto buono, anche se non sappiamo come. La sapienza Divina supera senz'altro la sapienza umana. È un invito alla preghiera dello Spirito Santo che possa infondere nei nostri cuori la vera sapienza; sapienza di amore ed umiltà che fa riconoscere nel nostro agire la presenza viva del Signore, il vero Bene al quale tutti noi tendiamo.