Omelia (06-02-2008)
padre Gian Franco Scarpitta
La riscoperta di un criterio per noi

Nella circostanza di questo Mercoledi delle Ceneri il primo persiero si rivolge alla cronaca e all'attualità: ormai da parecchio tempo si sta parlando sempre più frequentemente di tragici decessi avvenuti a causa di incidenti sul lavoro, che vanno attribuiti soprattutto all'irresponsabilità di chi, mirando solo al profitto e all'interesse della propria struttura, disattende alla tutela dell'incolumità del lavoratore, questi molto spesso valutato solo in relazione all'efficienza e alla capacità produttiva e non già come persona soggetto di diritti inalienabili. E' sconcertante che il nostro paese, che vanta di essere fra i più tecnicamente "evoluti" e sviluppati nei vari settori dell'industria e della Poiché proprio l'espediente della conversione può ottenerci che noi si possa vivere della novità apportata dal Cristo: esso impone un radicale cambiamento di vita che interessi innanzitutto le nostre convinzioni, il costume, la mentalità e la formazione personale e che ci spinga ad abbandonare le nostre fallaci convinzioni in vista di altre che scaturiscono da Colui che ci ama e per questo ci chiama alla comunione con sé; convertitrsi vuol dire cambiare direzione, modificare la nostra rotta e acquisire nuovi parametri di impostazione personale questa da orientarsi "secundum Deum". Nella versione latina del vangelo la parola "convertitevi" si traduce con paenitentiam agite. L'originale greco del testo riporta invece la famosa espressione "metanoiete"che suggerisce la "metamorfosi", ossia la radicale trasformazione di noi stessi in vista dell'ideale sommo e duraturo. Questo è già sufficiente per comprendere che la penitenza, che molto spesso noi confondiamo con la sola prassi di mortificazione e rinuncia corporale dei digiuni e delle ristrettezze, consista in realtà in un "ritorno" verso Colui che è la nostra origine, un procedere in senso opposto alla direzione che ci eravamo prefissi una volta constatato come questa sia mendace e deleteria.
La conversione non si esaurisce in poche battute e non si può pretendere di essere a buon punto con tutte le sue tappe, poiché è un cammino che riguarda tutto il nostro itinerario terreno e mentre continua il nostro procedere su questa terra troveremo sempre delle motivazioni per cui sarà opportuno convertirci e sarebbe presunzione affermata concludere che il nostro processo di radicale cambiamento si sia concluso una volta per tutte. L'autocritica e l'esame di coscienza non possono non invitarci a rivedere costantemente le nostre posizioni perché riscopriamo sempre elementi da modificare in meglio e ci adoperiamo costantemente nel rinnovamento personale del nostro vivere.
Il medesimo processo di trasformazione interiore che si percorre in questo itinerario ci aiuta in primo luogo a sperimentare l'efficacia e la bellezza della vita in Dio convincendoci che solo Lui è l'alternativa plausibile alle altre proposte di convivenza umana.. E' appunto questo il concetto base del radicale cambiamento di noi stessi in vista di Dio: la convinzione. Poiché in definitiva convertirsi vuol dire convincerci della futilità e nefandezza dello stato presente di peccato e al contempo dell'amore di Dio nei nostri riguardi, e per ciò stesso dell'importanza della priorità di Dio nella nostra e tale convinzione interpella il cuore e la sensibilità dell'uomo ed è proprio dalla presa di coscienza del nostro stato di precarietà che ha inizio il nostro orientamento verso Dio giudicato come il sommo bene.
Orientarci verso Dio è il presupposto della nostra fede e non possiamo affermare di essere credenti finché non avremo fatto nostro il processo della radicale mutazione di noi stessi: la fede si da dal presupposto della conversione perché possa essere autentica e consentirci di affermare "Io credo = io mi affido a... Io do il mio assenso a... (J. Ratzinger) ai fini di farci gestire meglio le inquietitudini e l'imprevisto constante della nostra vita. Senza la fede che ci conduca a riscoprire in Cristo la luce del mondo la nostra vita rischierà di restare per sempre improponibile e nonostante le nostre presunte autoaffermazioni saremo sempre abbandonati a noi stessi; senza la conversione quale radicale cambiamento del nostro essere prima ancora che del nostro vivere e operare, la prospettiva della fede resterà sempre una chimera come pure aleatorio e incerto ogni progetto di rinnovare il mondo.
La Quaresima liturgicamente intesa è solamente un calendario destinato a restare sulla carta stampata per chi non ne assimila i contenuti e non lo radicalizza nella propria vita; ma per quanti lo assumono come tempo privilegiato diventerà un'occasione per una svolta radicale della propria esistenza che non può non comportare gioia ed entusiasmo per la riscoperta reale di noi stessi e della nostra stessa identità di uomini affermati nel mondo e il suo inizio, con il Mercoledi delle Ceneri che ricorre oggi, ne è l'inizio effettivo e reale oltre che liturgico, poiché in esso riconosceremo e stimeremo per certa la nostra nullità e pochezza di fronte a Dio: con la famosa aspersione sul capo preceduta dal digiuno saremo indotti a riconscerci come niente e vanità di fronte a Colui che vuole renderci TUTTO per noi stessi e per gli altri comprendendo il nostro vero stato di necessità.