Omelia (01-01-2008)
Messa Meditazione
Non sei più schiavo, ma figlio

Lettura
Le letture di oggi ci invitano ad iniziare il nuovo anno confrontandoci con i pastori, che senza indugio vanno a Betlemme, e con Maria, che serba nel suo cuore tutto ciò che sta vivendo, e facendo memoria della benedizione che Dio elargisce sul suo popolo, una benedizione che si concretizza nel dono dello Spirito che ci fa vivere da figli nel Figlio.

Meditazione
Il brano evangelico ci rimanda all'annuncio proclamato la notte di Natale: agli angeli, che proclamano la nascita di un Salvatore nella città di Davide, rispondono i pastori che, "senza indugio", vanno verso Betlemme per cercare il bambino. Osservando i pastori scopriamo che, quando si percepisce la presenza di Dio, il suo agire all'interno della nostra vita quotidiana, bisogna agire "in fretta", non c'è tempo da perdere, non possiamo permettere che le cose continuino uguali a prima, ma dobbiamo avere il coraggio di lasciarci "scomodare" dal Signore che ci offre la possibilità di cambiare qualcosa della nostra vita. Così fanno i pastori che, fidandosi dell'annuncio proclamato dagli angeli, vanno a Betlemme, vedono il bambino nella mangiatoia e diventano, a loro volta, "angeli", cioè messaggeri di tutto ciò che del Bambino era stato loro rivelato. Luca non indica chiaramente a chi si stanno rivolgendo i pastori e, in questo modo, invita tutti noi ad essere tra coloro che ascoltano le loro parole e si stupiscono di ciò che odono. Insieme alla fretta, anche lo stupore è una reazione adeguata davanti alle meraviglie dell'agire di Dio che si fa presente in un bambino, che si fa carne per raggiungere ogni uomo. Il "volto di Dio", di cui parla la prima lettura, è quel Bambino avvolto in fasce: in lui ci è elargita la benedizione di Dio, la sua protezione, la pace. Tra coloro che ascoltano c'è Maria che "serba, custodisce" e "medita" nel suo cuore tutto ciò che ha visto e udito, agendo come un sapiente che cerca di comprendere e di scoprire il senso di tutto ciò che accade. Il comportamento di Maria ci ricorda che obbedire a Dio non significa rinunciare alla nostra intelligenza, ai nostri affetti, alla nostra volontà, ma accogliere la parola del Signore, il suo agire nella nostra vita, come una realtà capace di coinvolgerci completamente, di toccare il nostro corpo, la nostra mente, il nostro cuore. "Fretta", "stupore", "impegno a custodire e meditare", queste sono alcune delle caratteristiche di chi sceglie di vivere sotto la guida dello Spirito, da libero figlio di Dio.

Preghiera
«E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre!» (Gal 4,): con queste parole di san Paolo, chiedo al Signore la grazia di vivere da figlio e non da schiavo.

Agire
Durante la giornata, mi rivolgerò a Dio ripetendo il suo nome, che lo Spirito rivela al mio cuore: "Abbà, Padre".

Commento a cura di Marzia Blarasin

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