Omelia (05-01-2008)
Messa Meditazione
Vieni e vedi

Lettura
Gesù continua a costruire intorno a sé il gruppo dei discepoli: chiama personalmente Filippo, che, a sua volta, invita Natanaele ad andare da Gesù. Nella prima lettura, Giovanni rivela come passare dalla morte alla vita: l'amore per i fratelli. Siamo chiamati ad amare per rispondere all'amore di Cristo che ha dato la sua vita per noi.

Meditazione
In viaggio verso la Galilea, Gesù incontra Filippo e lo chiama alla sua sequela: l'evangelista non racconta la reazione del chiamato, ma si sofferma solo sulla parola di Gesù, una parola che cambia la vita. Il motivo che ha spinto Filippo a seguire Gesù si coglie dalle parole che dice a Natanaele: hanno trovato colui di cui parlano Mosè e la Legge. Ma, nel momento in cui Dio realizza la sua promessa di salvezza, lo fa in modo inatteso: colui che la Scrittura annuncia è Gesù, il figlio di Giuseppe di Nazaret. Nazaret, una borgata insignificante della Galilea, un paese di cui non si parla nelle Scritture. Le conoscenze che Natanaele ha, ciò che lui sa riguardo al Messia, rischiano di bloccarne la ricerca. Egli si trova davanti ad una sfida, la stessa che viene lanciata anche ad ognuno di noi: aprirsi, lasciarsi stupire dalla novità dell'agire di Dio, oppure rinchiudersi all'interno delle proprie idee, delle proprie convinzioni, di ciò che noi sappiamo su Dio. Il comportamento di Filippo rivela ciò che può sbloccare questa situazione di stallo: non cerca di convincere l'amico con ragionamenti, non si presenta a lui con la Scrittura per fargli capire che Gesù è l'atteso, ma gli ripete le stesse parole che il Signore aveva pronunciato ai due discepoli del Battista: «vieni e vedi». L'unico modo per aprirsi alla novità di Dio è andare verso Gesù, per scoprire che non siamo noi a vederlo per primo, ma che lui già ci conosce. Attraverso lo sguardo di Gesù si fa presente l'amore di Dio Padre, di cui parla la prima lettura. Un Dio che conosce ogni cosa di noi: i nostri desideri, le nostre gioie, ma anche il nostro peccato, le nostre ferite più profonde. Proprio perché ci conosce nella verità, possiamo rassicurare il nostro cuore nel momento in cui ci rimprovera per i nostri limiti: Dio è più grande del nostro cuore e ci chiede solo di fidarci di lui. Che cosa permette, dunque, a Natanaele, e a ciascuno di noi, di aprirsi alla novità di Dio? Il sapersi conosciuti nel più profondo o, come dice Giovanni, il credere all'amore che Dio ha per noi.

Preghiera
«Rassicureremo il nostro cuore qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa» (1Gv 3,19-20): attraverso queste parole di san Giovanni, chiedo al Signore la grazia di credere al suo amore.

Agire
Al termine della giornata, cercherò di individuare i momenti in cui non ho risposto in modo positivo ai doni che Dio mi ha fatto, e proverò a guardarli con lo sguardo del Padre senza condannarmi per il mio peccato.

Commento a cura di Marzia Blarasin

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