Omelia (08-01-2008)
Messa Meditazione
Voi stessi date loro da mangiare

Lettura
La folla intuisce dove Gesù sta andando con la barca e lo segue. Così, giunto alla riva, il Signore la osserva e prova "compassione" perché sono «come pecore senza pastore». Nella prima lettura, Giovanni ci invita ad amarci gli uni gli altri: è questo il segno che siamo generati da Dio, che conosciamo Dio che è amore.

Meditazione
Il termine greco tradotto con «ebbe compassione» rimanda alla realtà delle viscere, del grembo materno: indica, quindi, un sentimento materno e viscerale, cioè profondo, che coinvolge tutta la persona. È questa compassione che alimenta l'attività di Gesù. Davanti alla folla senza una guida, egli, come buon pastore, raccoglie intorno a sé il gregge attraverso il suo insegnamento: il primo nutrimento che offre è il pane della Parola. Vista l'ora ormai tarda, i discepoli si avvicinano a Gesù e gli fanno notare le circostanze scomode: luogo disabitato, la giornata che volge al termine. È necessario congedare la folla, perché ognuno possa cercare da mangiare. Con questa considerazione, i discepoli dimostrano di non aver ancora compreso il potere del Maestro: non si aspettano che possa intervenire per risolvere il problema. La risposta di Gesù invita i discepoli a provvedere in prima persona all'alimentazione di quella gente. Ciò che ottiene con questo invito, però, è solo una risposta da cui emerge l'impotenza dei suoi discepoli. Il Signore non risponde alla loro obiezione, ma li invita ad andare a vedere quanto pane hanno. La risposta, cinque pani e due pesci, conclude il dialogo con un nulla di fatto: non si può sfamare la folla con un cibo così scarso. Ma quel poco cibo, posto nelle mani di Gesù, che lo benedice e lo spezza, si moltiplica. E ora i discepoli possono compiere ciò che il Signore aveva chiesto loro: dar da mangiare alla folla. Gesù non interviene in favore della folla da solo, ma associa a sé i suoi discepoli chiamati a condividere la sua "compassione" per l'uomo. La prima lettura, ci invita ad amarci gli uni gli altri come testimonianza dell'amore che è da Dio, che è Dio. Davanti ad un invito di questo genere, anche noi, come singoli, come famiglia, come comunità, possiamo sentirci un po' spaesati come i discepoli a cui Gesù chiede di intervenire in favore della folla. È forte la tentazione di guardare a ciò che non abbiamo, ai nostri limiti, alla nostra pochezza, per tirarci indietro. Ma Gesù ci chiede di andare a vedere quello che abbiamo, per quanto poco possa essere, e di metterlo nelle sue mani, fidandoci che sarà lui a moltiplicarlo, a renderlo efficace.

Preghiera
«Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla» (Sal 23,1): con le parole del Salmo, ringrazio Dio Padre perché si prende cura di me in ogni momento della mia vita.

Agire
Cercherò di dare un nome ai "doni" che Dio mi ha elargito.

Commento a cura di Marzia Blarasin

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