Omelia (11-01-2008) |
Messa Meditazione |
Stese la mano e lo toccò Lettura Nel vangelo, Gesù guarisce un lebbroso restituendogli la possibilità di vivere in pienezza, di entrare in relazione con Dio e con gli altri. Nella prima lettura, Giovanni ribadisce che la vita eterna, la pienezza della vita, si ha solo credendo nel Figlio di Dio. Meditazione La guarigione di un lebbroso rappresenta, meglio di altre, la liberazione da tutto ciò che rende impuro. La lebbra, infatti, era considerata la malattia per eccellenza, che rendeva impuri impedendo di entrare in rapporto con gli altri e con Dio: sebbene sia ancora vivo, il lebbroso è come se fosse già morto, perché gli sono impedite tutte le relazioni. Il comportamento del lebbroso mette in evidenza la dignità di Gesù: si getta sui suoi piedi e lo chiama Signore. Le sue parole rivelano la grande fede che lo abita: è certo che basterà la volontà di Gesù per guarirlo. In risposta a questo atto di fede, non solo il Signore rivela la sua volontà di sanarlo, ma stende la mano e lo tocca: lo vuole guarire, ma, prima di tutto, gli dimostra il suo desiderio di essergli vicino, di entrare in relazione con lui. Ora, al lebbroso sanato non resta che andare dai sacerdoti perché constatino l'avvenuta guarigione. Quella guarigione, però, è anche un segno che testimonia la presenza del Messia in mezzo a loro, il compiersi del tempo della salvezza definitiva. L'eco di quanto accaduto si diffonde, le folle cercano Gesù per ascoltarlo e farsi guarire, ma egli, davanti ad un tale successo, si ritira in preghiera nel deserto: lì ritorna alla relazione con il Padre da dove si alimenta la sua missione, il suo vivere per gli altri. Spesso, nella vita, ci capita di trovarci accanto a persone ammalate e di chiederci cosa possiamo fare per loro. Il comportamento di Gesù ci rivela che il malato ha bisogno soprattutto di compassione, di considerazione, di riconoscimento: forse non possiamo fare molto per donargli la guarigione fisica, ma, attraverso i nostri gesti, il nostro sguardo, potremmo farlo sentire amato, apprezzato, testimoniargli l'interesse che Dio ha per lui. Preghiera «Non respingere la supplica del povero, non distogliere lo sguardo dall'indigente» (Sir 4,4): con queste parole, chiedo a Dio la grazia di un cuore compassionevole, che non chiude gli occhi davanti al bisogno di chi mi è accanto. Agire In questi giorni, cercherò di far visita ad una persona malata, o di far sentire la mia vicinanza a chi si sente messo ai margini della vita. Commento a cura di Marzia Blarasin Clicca qui se vuoi abbonarti a "Messa Meditazione". |