Omelia (06-12-2007)
Messa Meditazione
Una casa in cui abitare

Anche oggi le immagini delle due letture, la città e la casa, si corrispondono e si integrano. Nella precarietà del deserto, sullo sfondo di una vita incerta e vagabonda, esse suggeriscono la certezza della protezione e della sicurezza per un uomo e per tutta la comunità. E tuttavia la garanzia non viene dalla robustezza della costruzione, ma da colui che la abita, il Signore, e dal terreno sul quale viene piantata, che è la fedeltà alla sua legge.

L'immagine della casa e della città attraversa i due testamenti, fino a compiersi nell'Apocalisse nella figura della città santa costruita con splendide porte e solidi basamenti. Questo significa che la salvezza non avviene attraverso la propria solitaria azione personale. L'individualismo nel quale la nostra cultura è immersa, pretende che ciascuno sia capace di salvarsi da solo, con le proprie forze, il proprio impegno personale, la propria coerenza. Questa presunzione crea persone superbe e disperate. Nessuno è capace di produrre la propria salvezza da solo; anche tutti gli uomini messi insieme sono incapaci di salvarsi con le loro sole forze umane. Ciascuno e tutti insieme, veniamo salvati in una casa che ci accoglie, in una città che ci difende. Nel mondo antico questo era ancora più evidente: l'individuo da solo, fuori casa e fuori delle mura della città, era perduto. Ci viene così evocata la figura della Chiesa, città santa e casa di Dio, luogo in cui il cristiano nasce, cresce, vive, luogo in cui incontriamo il Signore e sperimentiamo la sua protezione. A fondamento della casa e della città vi è la roccia, che è Dio stesso e la sua parola di vita. La grazia della salvezza è venuta incontro a ciascuno di noi attraverso una storia e un popolo. Per questo è così importante 'fare parte' del popolo di Dio e abitare nella casa della Chiesa: qui troviamo non solo la compagnia e il sostegno degli altri, ma assai più il Signore stesso. "Beato chi abita la tua casa, o Signore". L'esperienza della comunità è richiesta non tanto da una semplice esigenza psicologica o sociologica, ma dalla stessa struttura dell'uomo e dal modo che Dio stesso ha scelto per salvarci.

Ti ringrazio o Signore, per la Chiesa, mia città e mia casa, luogo umano in cui trovo la tua protezione e il tuo sostegno. Nella tua Chiesa incontro la testimonianza e sperimento l'intercessione dei santi; oggi, mi affido a san Nicola.

Sono abituato a gestire da solo tante cose della mia vita, nella presunzione di far meglio. Oggi vorrei provare in qualche situazione concreta a condividere un giudizio, una scelta, domandando un paragone, un confronto, un aiuto.

Commento a cura di don Angelo Busetto

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