Omelia (17-12-2007) |
Messa Meditazione |
La radice umana Con questa giornata iniziano le 'Ferie di Avvento', che ci preparano più direttamente al Natale del Signore. All'Alleluia che introduce il Vangelo si intona una delle antifone che cominciano con l'acclamazione 'O': lo stupore di fronte a Cristo che viene, diventa invocazione ammirata di lode. Insieme con il profeta Isaia, ci accompagneranno altri testi dell'Antico Testamento, mentre i Vangeli dell'infanzia, nel racconto di Matteo e Luca, ci introdurranno all'evento del Natale del Signore Gesù. Una lunga radice storica fa risalire l'origine umana di Gesù all'iniziativa di Dio che chiama Abramo e ne fa il capostipite di un nuovo popolo, costituendolo depositario di una promessa immancabile. Il ritmo dei nomi che scandiscono la successione delle generazioni segna quasi le battute di una musica, come una grande sinfonia costruita per parti, che procedono con passaggi sicuri e salti controversi. Dio passa attraverso tutte le vicende umane, attraverso il bene e il male delle persone. La grandezza di Dio si manifesta non tanto nella sua capacità di annientare il male, quanto nel potere di volgere ogni circostanza umana, anche il male, al servizio di quel bene più grande che è la sua venuta tra gli uomini. I nomi segnati in questa genealogia designano santi e peccatori, uomini e donne fedeli e infedeli, ebrei e stranieri: un lungo e deciso fiume che raccoglie le acque di molti affluenti e tutto conduce alla foce del compimento. Questo è anche il radicamento di Gesù nell'umanità. Gesù non è estraneo alla nostra storia, il suo corpo non viene dal cielo, né tantomeno è prodotto da qualche laboratorio scientifico; il suo nome e la sua identità sono definite dall'appartenenza a una storia, un popolo, una nazione, una generazione umana. E tuttavia sorprende il passaggio finale. Il lungo filo che conduce a Giuseppe non si conclude nella generazione di un figlio nato dalla carne e dal sangue dello stesso Giuseppe. Qui la storia umana ha un rimbalzo sull'intervento straordinario di Dio; Giuseppe viene designato come 'lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo'. L'uomo Gesù non è il semplice risultato delle generazioni che lo hanno preceduto, e nemmeno il prodotto dell'energia che Dio ha messo dentro la storia. E' il frutto di un nuovo passaggio, di un nuovo e inaudito intervento di Dio attraverso il cuore e il corpo di una donna di Nazaret. Con devozione, come saltando attraverso le balze dei nomi dell'Antico Testamento, ringrazio il Signore per la grande storia che ha portato alla nascita di Gesù, e che ha portato anche me, attraverso i nomi e le persone della mia storia personale, a incrociare la sua. Desidero guardare con rispetto e esprimere un segno di riconoscenza verso chi mi ha donato la vita e mi ha aperto la strada della fede. Riconosco che siamo nani sulle spalle di giganti. Commento a cura di don Angelo Busetto Clicca qui se vuoi abbonarti a "Messa Meditazione". |